A cura della Dott.ssa Pamela Cantarella, Psicologa Clinica, Responsabile Settore Comunicazione PSP-Italia
“A noi tutti é dato in sorte di rivolgere il primo impulso sessuale alla madre, e il primo odio e il primo desiderio di violenza contro il padre: inostri sogni ce ne danno la convinzione.Il re Edipo, che ha ucciso suo padre Laio e sposato sua madre Giocasta, è soltanto l’appagamento di un desiderio della nostra infanzia” (S. Freud)
Quando si fa riferimento al complesso di Edipo si tratta di uno di quei casi in cui la psicologia prende in prestito le vicende della mitologia per spiegare alcune dinamiche del funzionamento della psiche umana.
In questo caso S. Freud usa la tragedia greca dell’“Edipo Re” per descrivere l’insieme dei sentimenti “inconsci” sia amorosi che ostili che il bambino avverte nei confronti dei genitori: più precisamente il desiderio di morte del genitore dello stesso sesso, e il desiderio sessuale per il genitore di sesso opposto.
Il complesso di Edipo si manifesta fra i 3 e i 5 anni, (durante la cosiddetta “fase fallica”), e il suo declino segna l’ingresso nel “periodo di latenza” in cui le pulsioni sessuali vengono sublimate verso altri scopi (attività scolastiche ed amichevoli). Dalla modalità del suo superamento dipenderá la “scelta oggettuale” in età adulta, in quanto il rapporto con il padre e con la madre è ritenuto un punto fondamentale nella costruzione dell’“identità sessuale” del bambino, in relazione allo sviluppo delle sue componenti etero ed omosessuali.
Di solito il complesso edipico si risolve normalmente da solo, tra i 5 ed i 7 anni, con la progressiva rinuncia a prendere il posto del genitore dello stesso sesso, e la repulsione nell’inconscio delle emozioni e delle passioni per l’altra figura genitoriale. Questo anche e soprattutto grazie all’intervento dell’autorità paterna che pone dei “limiti” rispetto ai desideri del bambino.
Il complesso di Edipo rivela infatti il desiderio umano come animato da una tendenza incestuosa, una furia di possedere tutto, una spinta a negare l’esistenza del limite. Il figlio Edipo sperimenta il padre come ostacolo alla realizzazione del suo soddisfacimento: la Legge del padre si erge come una barriera nei confronti del suo desiderio, come antagonista irriducibile della dimensione anarchica della pulsione.
Eppure è solo grazie alla Legge della parola che la vita può “umanizzarsi” e trascendere il mondo chiuso dell’animale; grazie alla “legge simbolica della castrazione che impone alla vita la perdita della Cosa materna” (M. Recalcati).
Legge rigettata da Edipo che si infila nel tunnel di un godimento rovinoso; per questa ragione “parricidio” e “incesto” sono la raffigurazione criminale del suo desiderio. S. Freud, nella sua opera “Totem e Tabù” sostiene che i divieti del totemismo (l’incesto e l’uccisione del totem-padre) rappresentano i due desideri inconsci centrali del conflitto edipico, e conclude che il complesso di Edipo è la condizione centrale del totemismo, quindi “universale e fondante della cultura in ogni società umana”.
“Al centro del complesso edipico vi é quindi il conflitto tra la Legge e il desiderio”: in questa particolare fase il bambino deve confrontarsi con il conflitto tra il tumulto delle proprie pulsioni e il divieto dell’incesto, e con tutta una serie di angosce connesse alle sue fantasie, consce ed inconsce, di possedere il genitore amato e sbarazzarsi del genitore rivale.
La risoluzione vera e propria del conflitto inizia quando il bambino capisce, attraverso i “richiami paterni” (come li definisce S. Freud), che non gli è permesso sedurre la madre; quando comprende quindi che non può esprimere liberamente il suo amore per lei, né l’odio per il padre. Il bambino incontra così il “limite del divieto” e, non riuscendo nelle sue incoscienti manovre, si vede costretto a soffocare i propri sentimenti, non avendo altra scelta che rinviare il soddisfacimento delle proprie pulsioni e destinarle successivamente ad un soggetto esterno alla propria famiglia.
Il bambino desidera dunque la madre e se ne contende i favori con il padre. Egli sviluppa desideri ostili rispetto a quest’ultimo, dal quale, nella sua rappresentazione, viene minacciato di “castrazione”, cioè di essere evirato, come punizione dei suoi desideri incestuosi; quindi ad un certo punto, per timore, vi rinuncia ritenendo giusta la punizione che il padre potrebbe infliggergli, e si identifica con la figura paterna stessa.
Attraverso l’interiorizzazione del divieto paterno si costituisce il Super-Io, che rappresenta il fondamento intrapsichico della “coscienza morale” e che svolge un ruolo contemporaneamente normativo, punitivo e protettivo. Questa introiezione della legge permetterà che il bambino cominci a ordinare il suo mondo interiore tenendo conto sia dei propri desideri che delle “richieste esterne”. “Per la prima volta il bambino deve scambiare il piacere con la dignità sociale” (S. Freud).
In genere l’espressione complesso di Edipo è impiegata per entrambi i sessi, nonostante per le bambine sia più appropriato parlare di “complesso di Elettra”. In questo caso le dinamiche sono ovviamente invertite: la piccola desidera il proprio padre ponendosi in rivalità con la madre, con la quale si identificherá in un momento successivo iniziando ad imitarla negli atteggiamenti e comportamenti, dopo aver dovuto rinunciare ai suoi propositi sessuali verso il padre. In particolare sará necessario spiegare alla bambina che non potrà avere lo stesso tipo di relazione che ha la mamma con il papá, ma troverà, nel tempo, un’altra persona con la quale potrà fare ciò che fanno i genitori.
Un altro sentimento che in questa fase appare nella bambina verso il padre, é una sorta di invidia latente per quell’organo che solo egli ha e che sarebbe fonte immediata di gratificazione (invidia del pene). La bimba, che non lo possiede, vive ciò come un castigo e mette inconsciamente in atto un tentativo di rivalsa che culmina nel desiderio di ricevere dal padre un bambino, di fare un figlio con lui; si sostiene che il complesso di Elettra venga lentamente abbandonato proprio perché questo desiderio non si esaudirà mai.
La risoluzione della fase edipica porta alla comprensione psichica delle differenze tra gli esseri, tra i sessi e tra le generazioni, e delinea l’ingresso in una nuova fase di crescita del bambino ed il suo corretto approccio psicologico nei confronti della figura paterna e materna. La minaccia della castrazione (nel bambino) o l’idea di essere stata castrata (nella bambina) apriranno la strada al meccanismo della repressione della prima sessualità, per poi permettere nell’adolescenza una scelta o un oggetto esogamico.
I professionisti del Pronto Soccorso Psicologico-Italia partecipano alla diffusione della conoscenza di questa ed altre dinamiche psicologiche, rassicurando sul fatto che trattasi di “fasi fisiologiche” della crescita del bambino, per le quali non bisogna allarmarsi più di tanto, ma che è opportuno conoscere per poter affrontarle nel migliore dei modi.
Nel pratico e nello specifico, i comportamenti che è possibile dunque notare nei bambini in questa particolare fase di sviluppo psico-sessuale sono:
un bambino che vuole avere tutta per sé la madre e si allontana dal padre, considerato un rivale in amore; per questo diventa possessivo nei confronti della figura materna, a cui richiede maggiori attenzioni, coccole e tenerezze, si adira se il padre esprime gesti affettuosi verso la madre. Avvertendo la presenza del padre come scomoda, può arrivare a manifestare contentezza quando costui è assente da casa, e mettere in atto tentativi di intromissione nell’intimità sessuale dei genitori (entrando, per esempio, in camera loro senza bussare), mostrando al contempo curiosità sessuale per la madre, pretendendo di dormirle accanto la notte.
una bambina che sente un forte slancio amoroso nei confronti del padre, al quale richiede numerose manifestazioni d’affetto e del quale cerca di attirare continuamente l’attenzione rifugiandosi spesso tra le sue braccia; al contempo, la madre é vissuta come una rivale (o viene vista come una figura superflua), e spesso la bambina esplica comportamenti irrispettosi ed aggressivi nei suoi confronti, incitandola anche esplicitamente ad allontanarsi dal padre.
Ai genitori che vogliono sapere come rispondere a tutto ció bisogna dire che “é necessario e fondamentale che il desiderio si scontri con il divieto incestuoso”. Per cui è importante avere “il giusto grado di autorevolezza” nel porre dei “limiti” rispetto ai desideri del proprio figlio, permettendo un normale sviluppo psico-sessuale che passi attraverso un sano spostamento dell’oggetto delle proprie pulsioni: alla fine di queste vicissitudini il bambino dovrá scoprire ed accettare che può esistere un oggetto d’amore e sessuale, ma che si trova al di fuori della propria famiglia. Una risoluzione positiva del complesso edipico permette al bambino il passaggio dal mondo familiare ad un mondo esterno con un ordine sociale e culturale ben preciso, al quale bisognerá adattarsi e che bisogna rispettare affinché poter vivere in maniera adeguata.
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