A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia
“Un bambino che é una peste si diverte a combinarne di tutti i colori. Un iperattivo ne soffre non riuscendo a relazionarsi e comportarsi come vorrebbe” (Chiara, mamma di Leo, bambino con A D.H.D.)
Molte volte sentiamo dire la parola iperattività impropriamente, quando vogliamo descrivere un bambino che si agita ed è un po’ turbolento. Ma in realtà l’iperattività è un disturbo comportamentale, una condizione che si riscontra intorno al 4% dei bambini, per lo più maschi, da ciò non si guarisce, infatti chi ne è affetto da bambino si porterà dietro l’ADHD anche in età adulta.
Il Disturbo da deficit d’attenzione/iperattività è un disturbo del neurosviluppo diffuso in età evolutiva che spesso coinvolge tutti gli ambiti di vita del bambino tra cui casa, scuola, attività extra-scolastiche e relazioni con i pari. Le componenti sono: la difficoltà a regolare l’attenzione e/o la presenza di iperattività e impulsività, a cui spesso si associano scarsa tolleranza alla frustrazione, ansia e bassa autostima. Le ricerche suggeriscono che questo disturbo ha una componente genetica /familiare, ma vi sono anche altri fattori che possono contribuire come l’iperstimolazione, esperienze traumatiche ed esperienze che suscitano depressione o angoscia. Inoltre molti bambini con diagnosi di problemi di attenzione hanno anche disabilità nell’apprendimento come difficoltà di elaborazione uditiva e verbale, visuo-spaziale, della modulazione sensoriale, pianificazione dei movimenti e messa in sequenza delle azioni possono contribuire allo sviluppo di problemi di attenzione.
I sintomi principali dell’ADHD sono: Disattenzione, la difficoltà a matenere alta l’attenzione su uno specifico compito, ma anche l’incapacità di organizzarsi adeguatamente per raggiungere un obiettivo; Iperattività, la necessità di muoversi costantemente, anche in situazioni in cui non sarebbe appropriato; negli adulti questo può manifestarsi anche sotto forma di estrema irrequietezza; Impulsività, che si manifesta con azioni affrettate, senza la necessaria ponderazione della potenziali conseguenze, ma anche sotto forma di desiderio di ricompense immediate e incapacità di ritardare la gratificazione.
Gli stati affettivi dei bambini con problemi di attenzione e iperattività possono essere caratterizzati da un’eccessiva energia combinata con una eccitabilità contagiosa. La combinazione di impulsività e umore frequentemente agitato li porta spesso sull’orlo della perdita di controllo. Molto spesso questi bambini sembrano in perpetuo movimento perchè la scarica motorio è il loro modo preferito per far fronte alla maggior parte delle situazioni, con queste tendenze possono avere anche ansie sottostanti e difficoltà dell’umore reattive. I pensieri e le fantasie dei bambini iperattivi sono molto turbolenti; possono saltare da un argomento dall’altro o da un ‘attività all’altra senza un apparente filo conduttore. Dall’altra parte se un oggetto è sufficientemente stimolante possono essere capaci di sostenere l’attenzione, molti bambini con ADHD sono ossessionati dai videogiochi. Le loro relazioni possono incentrarsi sui temi del bisogno, dell’opportunismo o della manipolazioni.
Le procedure di intervento devono tenere conto delle difficoltà del bambino nel valutare attentamente quali siano i passi necessari per il raggiungimento dei propri obiettivi e nel controllare la qualità del proprio lavoro durante la sua esecuzione. Tali procedure propongono, oltre alla gestione delle contingenze tra rinforzi e punizioni prevista anche nei programmi di natura squisitamente comportamentista, l’insegnamento di varie tecniche tra cui le auto-istruzioni verbali, il problem-solving e lo “stress inoculation training” consapevolezza e controllo delle emozioni in situazioni stressanti.
Il Pronto Soccorso Psicologico, con i suoi operatori, si pone come obiettivo di fornire gli strumenti e supporto a tutti quei genitori che molto spesso possiedono poche strategie di gestione del comportamento del figlio, che fraintendono i comportamenti del bambino, e molto spesso hanno nei loro confronti aspettative negative e valutano i comportamenti problematici come intenzionali, infine si aggiunge la frustrazione con cui vivono la sensazione di perdita di controllo del ruolo del genitoriale.
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