A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia
La pace è un sogno che può diventare realtà, ma per costruirla bisogna essere capaci di sognare” ( Nelson Mandela). Continuiamo ogni giorno a sognare la pace per ogni bambino del mondo, e non smettiamo di coltivarla mai.
Se sfogliamo i libri di storia il fenomeno della Guerra è sempre stato presente; essa, oltre ad avere effetti devastanti sulla sopravvivenza e sulla sicurezza degli individui coinvolti, è un evento di enorme portata in termini di conseguenze psicologiche.
La guerra, tutte le guerre da qualsiasi ottica le si guarda, si portano dietro il furto di un percorso di vita che all’improvviso viene interrotto dall’apparire di eventi non previsti. Quando riguardano i bambini si parla di “infanzia rubata”, volendo indicare con questo termine l’interruzione del normale sviluppo emotivo, sociale e fisico.
I bambini si trovano all’improvviso a dover abbandonare la propria casa, i propri compagnei, i propri parenti e, tante volte, i loro papà che restano a difendere la patria portandosi dietro l’angoscia di non rivederli mai più. La guerra non si porta dietro solo i disastri delle bombe che colpiscono indiscriminatamente obiettivi militari ed edifici pubblici, ma essa ruba soprattutto il normale sviluppo dei bambini.
All’improvviso i bambini si scontrano con la crudeltà della realtà tante volte simulata nelle tante battaglie, fatte di eroi ed anti-eroi, che popolano i giochi infantili. La realtà supera di gran lunga la fantasia, ed i fantasmi e le ombre che popolano l’infanzia si mostrano con i loro volti spaventosi e riempiono la scena di una orribile coltre di distruzione e di morte. I sogni si spengono e gli occhi pieni di lacrime piangono.
L’impatto della guerra, infatti, è particolarmente evidente in soggetti altamente vulnerabili è immaturi come i bambini; per questi ultimi infatti, la guerra è una catastrofe particolarmente tragica, in quanto li obbliga ad abbandonare casa, distrugge le scuole e sconquassa l’ambiente che li protegge. Anche anni dopo la fine di un conflitto, l’infanzia soffre di ferite psichiche, cattivo sostentamento e mancanza di prospettive.
Tra gli effetti stressanti correlati alla guerra ci sono l’esposizione diretta a minacce per la propria sopravvivenza e quella altrui; l’esportazione in un altro paese; maltrattamenti o torture; l’abbandono o la perdita di figure significative; la distruzione o la perdita della propria abitazione e dei propri averi; la perdita della libertà di istruzione.
Le reazioni di un bambino esposto ad un evento come la guerra sono diverse, a seconda della sua età evolutiva e dell’importanza emotiva dell’evento.
I bambini che hanno difficoltà a verbalizzare le loro emozioni e il loro vissuti manifestano delle reazioni ad esperienze traumatiche che spesso includono sogni e difficoltà nell’addormentamento. Invece nei bimbi più piccoli emergono più di frequente timori abbandonici o altre paure come quella del buio. Mentre nei bambini più grandi più spesso si rilevano difficoltà di concentrazione ed ipervigilanza. Oppure si possono riscontrare manifestazioni psicosomatiche quali mal di testa, mal di stomaco, dolori muscolari ed enuresi notturne.
Dal punto di vista emotivo ció che si evince maggiormente sono stati depressivi, pianto inconsolabile, distacco affettivo con comportamenti di isolamento, evitamento o ritiro sociale. Altre reazioni tipiche causate dell’esperienza della guerra in età evolutiva includono alterazioni dell’immagine di sé e dell’interpretazione dei segnali sociali, cambiamenti nelle abitudini alimentari o nei ritmi sonno/veglia, e comportamenti aggressivi o irritabilità immotivata.
Durante un evento traumatico che sia un conflitto o una guerra, i bambini possono dover sperimentare la perdita dei genitori ed altre figure significative. Possono avere veri e propri “disturbi dell’attaccamento” con comportamenti meno evoluti in termini di sviluppo: in particolare, alcuni bambini riducono l’esplorazione e perdono l’autonomia, oltre ad una perdita generale di interessi adeguati per età.
Emerge altresì che molti bambini che hanno vissuto l’esperienza della guerra, possono sviluppare la “sindrome del sopravvissuto”, che si ha quando essi sopravvivono al conflitto, mentre amici e familiari ne rimangono vittime. Dai loro racconti emergono sensi di colpa e sentimenti di profonda indegnità, o pensieri di non meritare di essere felici.
La guerra , se vissuta in tenera età, può far sviluppare successivemente disturbi dell’attenzione, problemi di concentrazione, cali di memoria. Inoltre si cresce con una sfiducia nei confronti dei propri simili, e uno scarso senso di amicizia. Il fatto che gli adulti non possano provvedere al sostentamento e alle cure dei piccoli, contribuisce a creare nel bambino la sensazione di “tradimento”. Chi poi rimane orfano avrà difficoltà a sviluppare modelli di attaccamento sicuri, e crescerà con la paura dell’abbandono; la difficoltà a trovare genitori adottivi o strutture che si prendono cura del piccolo, poi, non fa altro che ridurre nel bambino lo sviluppo affettivo normale, originando disturbi somatici e depressivi e talvolta alimentando il senso di vendetta e odio.
Il Pronto Soccorso Psicologico con i suoi operatori, nelle varie sedi, accoglie ed offre supporto ai bambini e ai ragazzi, e alle rispettive famiglie, provenienti da zone del pianeta colpite da gravi conflitti e guerre in atto. In queste situazioni è fondamentale dare al bambino messaggi chiari, trasmettendo le informazioni in modo aperto e sincero, soprattutto riguardo quello che è successo, quello che sta succedendo e quello che succederà. Le spiegazioni devono tenere conto ovviamente dell’età del bambino ed i genitori, insieme agli specialisti, sono le persone più adatte per poterle fornire.
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