A cura della Dott.ssa Vera Cantavenera, Psicologa Clinica, Coordinatrice sede Agrigento PSP-Italia
Abstract
Giving meaning to the “meaning of life” represents one of the most tormenting dilemmas of the time.
It is a question whose answer is very complex and subjective, and various thinkers, including philosophers, scientists, sociologists, and psychologists, have tried to answer it for centuries.
In this exploration, we embark on a journey to unravel the enigma: What truly is the meaning of life? Our path is paved with the analysis of diverse philosophical constructs and psychological theories, all in an attempt to give depth and understanding to the concept of the meaning of life.
Specifically, we will focus on arguing about the meaning that psychological science attributes to death and consequently to life, finalizing it towards the very purpose of living and living well with oneself and with others, concluding that the meaning of life is life itself in a relationship and in the relationship with the Other who recognizes us.
Riassunto
Dare significazione al “senso della vita” rappresenta, uno dei dilemmi più tormentosi del tempo.
È una domanda la cui risposta è molto complessa e soggettiva, a cui, per secoli, hanno cercato di rispondere diversi pensatori, tra filosofi, scienziati ed ancora sociologi e psicologici.
In questa disamina si cercherà di rispondere in qualche modo al quesito posto in essere ovvero sia: Qual è il senso della vita? A partire dall’analisi di diversi costrutti filosofici e teorie psicologiche dunque, si cercherà in questa disamina di giungere a dare significazione al senso della vita.
Nello specifico, ci si soffermerà ad argomentare circa il significato che la scienza psicologica attribuisce alla morte e conseguentemente alla vita, finalizzandola allo scopo stesso del vivere e del vivere bene con sé stessi e con gli altri; giungendo alla conclusione che il senso della vita è la vita stessa in relazione e nella relazione con l’Altro che ci riconosce.
Introduzione
Cos’è la vita? Ma soprattutto qual è il “Senso della vita”? Quest’ultimo quesito tormenta l’uomo sin dalla notte dei tempi. Il senso della vita rappresenta, di fatto, uno dei dilemmi più tormentosi del tempo.
È una domanda la cui risposta è molto complessa e soggettiva, a cui, per secoli, hanno cercato di rispondere diversi pensatori, tra filosofi, scienziati ed ancora sociologi e psicologici.
Sulla vita è possibile asserire che essa rappresenta l’essenza stessa dell’essere umano e la sua esperienza in vita, caratterizzata da processi biologici, da vissuti emotivi, da relazioni interpersonali sino a ciò che rappresenta la ricerca di un significato e di uno scopo. È un concetto di difficile spiegazione, molto ampio e profondo indubbiamente soggettivo, dunque interpretabile in diversi modi da individuo a individuo. Infatti, la ricerca sul “Senso della vita” rappresenta uno dei costrutti chiave dell’esistenza umana ed è considerata parte integrante di una vita ben vissuta, tale per cui è possibile dichiarare che il significato o “Senso della vita” può influenzare il funzionamento umano. Esso ci permette di interpretare e organizzare la nostra esperienza quotidiana, raggiungere obiettivi e classificare l’importanza degli oggetti.
Per alcuni, di fatto, il “Senso della vita” sta nell’esplorazione della conoscenza o ancora nella realizzazione personale; altri, lo ritrovano andando alla ricerca della felicità oppure nel donarsi e nel dare/aiutare gli altri. Poi, ci sono quelli che lo vedono nell’essere corretti moralmente dunque, ravvisano il loro senso della vita nel valore morale o spirituale. Ma la vera verità sul “Senso della vita”, chi la sa? Forse la risposta è che “nessuno” sa quale sia, perché veramente tale concetto rappresenta qualcosa di così profondo e intimo, così soggettivo e personale che è come dover ammettere che esiste per ognuno, un proprio “Senso della vita” e che ciascuno di noi indubbiamente deve esplorarlo e definirlo.
Ad esempio, in psicologia, piuttosto che nelle scienze filosofiche o nella religione, il “Senso della vita” spesso si riferisce alla ricerca di significato e scopo nella propria esistenza. Può derivare, un pò come accennato in precedenza, da varie fonti come relazioni significative, realizzazione personale, o appartenenza a una comunità. E tale concetto è legato strettamente a quello della morte, che di fatto, può influenzare il senso della vita, spingendo le persone a riflettere sul significato dell’esistenza e sulla propria mortalità.
Alcune delle principali teorie psicologiche sul senso della vita, di fatto includono diversi “pensieri” ad esempio:
La Teoria dell’autodeterminazione, fonda il suo pensiero sul “Senso della vita” sulla soddisfazione di tre bisogni psicologici fondamentali: autonomia, competenza e relazioni connesse;
La Logoterapia, sviluppata da Viktor Frankl, suggerisce che il “Senso della vita” viene trovato attraverso la ricerca di significato, che può emergere dalle sfide e dalle esperienze personali;
La Psicologia dell’orientamento esistenziale, si concentra sull’esplorazione dell’individualità e del significato personale, affrontando domande esistenziali fondamentali come la libertà, la morte e il significato;
La Teoria della costruzione della realtà sociale, propone invece che il “Senso della vita” sia costruito socialmente attraverso interazioni sociali, norme culturali e valori condivisi.
Queste teorie offrono diverse prospettive su come le persone percepiscono e trovano significato nella loro vita.
Da sempre, di fatto, gli psicologi studiano come le persone attribuiscono significato alla propria vita e come questo influenza il loro benessere psicologico che certamente stante a quanto studiato in psicologia è correlato al “Senso della vita” e vicendevolmente ad maggiore resilienza e maggiore soddisfazione nella vita.
Di contro, le teorie filosofiche e religiose sul senso della vita, si concentrano sull’ambiente e sull’interazione con esso, variando ampiamente a seconda delle tradizioni culturali e delle credenze individuali.
La Filosofia esistenzialista ad esempio, a partire dai Filosofi come Jean-Paul Sartre e Albert Camus, sul “Senso della vita” si soffermano ad analizzarne il concetto di assurdità e la ricerca di significato in un universo apparentemente privo di senso intrinseco;
La Filosofia orientale invece, sulla scia delle Tradizioni come il Buddhismo e l’Hinduismo insegnano che il “Senso della vita” può essere trovato attraverso la ricerca di saggezza, illuminazione spirituale e il raggiungimento dell’armonia con l’universo;
Le Teologie religiose come il Cristianesimo, l’Islam, l’Ebraismo e altre offrono di contro, interpretazioni diverse sul “Senso della vita”, spesso basate sulla fede in un Dio o su principi morali e etici;
La Teoria della teleologia sostiene che il senso della vita sia orientato verso un fine o un obiettivo, come adempiere a un destino predeterminato o perseguire la felicità e il benessere.
Ovviamente queste sono solo alcune delle molte prospettive filosofiche e religiose sul senso della vita, ognuna delle quali offre un quadro unico per comprendere la nostra esistenza e il nostro posto nel mondo. Ed è a partire da un breve excursus di diverse teorie sul “Senso della vita” che in questa disamina si cercherà di rispondere in qualche modo al quesito posto in essere all’inizio dell’articolo: Qual è il senso della vita? È esso, forse dato dalla presenza e dalla ricerca dello stesso vivere?
Nel proseguo del testo, si analizzeranno, di fatto, nello specifico, alcuni modelli teorico-psicologici e si cercherà dunque di fornire una risposta pressoché esaustiva.
Considerazioni
Come sinora disquisito diversi sono i modelli che cercano di rispondere al quesito posto in essere sul senso della vita. Molti fra i modelli considerano il senso della vita una parte vitale dei processi e dei comportamenti mentali (Frankl 1979; Steger 2012; Wong 1998).
A tal riguardo, molteplici studi, soprattutto fra quelli psicologici hanno esplorato la relazione tra significato nella vita e benessere mentale, nonché la psicopatologia.
E mentre per Jung il “senso della vita” non si genera dalle cose, ma da noi e dunque per lui “le cose che accadono sono sempre le stesse. Non è sempre uguale invece la profondità creativa dell’essere umano”, che si mescola al fine di generare nuova vita. Secondo Steger et al. (2006), invece, l’approccio delle persone alla comprensione del significato nella vita è da ricercare in due dimensioni principali:
nella presenza del significato nella vita
nella ricerca del significato nella vita.
La prima dimensione riguarda più precisamente il grado con cui gli individui percepiscono la propria vita come significativa, cioè il grado con cui attribuiscono un senso, uno scopo e una missione alla loro vita.
La seconda dimensione, ovvero sia la ricerca del significato nella vita si riferisce, di contro, al grado, alla forza, all’ intensità e all’attività del desiderio e degli sforzi con cui le persone sono impegnate nella ricerca e nella comprensione di significato e scopo della loro vita .
La Presenza e la Ricerca di senso della vita sono entrambe dimensioni dal carattere diverso che mostrano atteggiamenti diversi nei confronti della vita. In particolare, “la presenza di significato nella vita” consente alle persone di vivere la propria vita come comprensibile e significativa e sentire un senso di scopo o missione nella propria vita che trascende le preoccupazioni banali della vita quotidiana ” (Steger 2009). Mentre, “la ricerca del significato nella vita si riferisce agli sforzi che gli individui con tenacia e dinamicità eseguono quando cercano di comprendere il significato e lo scopo della loro vita (Steger et al. 2008).”
Steger (2012) sottolinea altresì che per dare un senso logico dunque un significato a ciò che definiamo “senso della vita” è bene indagare su altri due fattori principali:
la comprensione
lo scopo.
Il primo fattore ci aiuterebbe a riflettere per meglio comprendere la nostra vita, incluso il nostro io, il mondo esterno e il modo in cui uno si adatta e opera all’interno del mondo.
Il secondo fattore ci servirà a valutare aspirazioni generali e di lunga durata che sono auto-concordanti e stimolano l’attività correlata.
Alla stregua di Steger altri studiosi hanno nel tempo sviluppato altre visioni di significato sul “senso della vita”. Frankl ha nel 1965, ad esempio, proposto che ogni persona ha uno scopo unico o scopo generale per la propria vita e cerca di attualizzare il maggior numero possibile di valori nella propria comunità.
A differenza di Baumeister che nel 1991 asserisce che il significato nella vita dipende dallo scopo, dall’efficacia, dal valore e dall’autostima. Per lui le persone sperimentano un significato nella vita solo quando le loro vite hanno un senso o verosimilmente è possibile che queste siano ricche d’informazioni significative e comprensibili.
Wong invece, nel 1989, ha definito il significato nella vita nella categoria del significato personale come un sistema cognitivo concepito come una mappa dinamica e cognitiva che guida le persone attraverso il loro corso di vita. Di fatto, secondo la sua ricerca sulle teorie implicite, il sistema dei significati è costituito da cinque componenti:
affettivo,
motivazionale,
cognitivo,
relazionale
personale
Le categorie vengono utilizzate per valutare gli eventi di sé e della vita in relazione al significato (McDonald et al. 2012).
Ciò che si evince da tutte le teorie sinora argomentate è che “il senso della vita” assume significato proprio e ad ogni significato ciò che viene addebbitato è la base di esperienza di vita del soggetto. Nessuno nell’arco della propria vita riesce a porsi un limite d’azione seppur l’uomo da sempre si è posto dinnanzi all’esistenza come in mistero in divenire a cui però non si riesce ad attribuire un senso, quel senso stesso della vita.
Alcune teorie filosofiche tra cui ad esempio quella dettata dal filosofo Michel Montaigne inducono a riflettere sul morire, poiché ciò significa riflettere sul senso di vivere; parimenti Heidegger, sottolinea che anticipare quotidianamente la morte aiuta ad avere una concezione dell’esistenza più profonda e radicale, discriminando gli aspetti contingenti superficiali trascurabili da ciò che è invece essenziale e portatore di senso.
Di fatto è come se il pensiero della morte e l’idea del fine vita, quando riusciamo ad accoglierla, ha in realtà un potere salvifico poiché ci pone dinnanzi a le priorità e ci permette di ottimizzare e comprendere il reale valore del nostro tempo.
Parlare dunque della morte e accettare la sua presenza aiuta a non pensare che tutto sia illimitato piuttosto ci da concretezza delle cose e ci fa stare più ancorati alla realtà. Di conseguenza vivere tenendo presente la nostra finitudine significa dare valore e cercare di apportare migliorie alla nostra vita, e renderci consapevoli della nostra futura assenza.
Conclusioni
Alla luce di quanto sinora disquisito è possibile asserire che rispetto a tutte le Scienze che nel tempo si sono occupate di dare un “senso alla vita” e attribuire ad essa un significato, quella psicologica
non attribuisce un “senso” specifico, super partes, né alla vita né alla morte; piuttosto è possibile dire che aiuta la persona con la sua storia, ad attivare, scoprire ed esprimere le sue proprie risorse per poter costruire la sua specifica visione del mondo, e il senso che la persona stessa scoprirà e attribuirà alle cose, è il senso di quella persona in rapporto alle situazioni di cui fa e ha fatto esperienza.
La psicologia, propone di fatto all’uomo di comprendere, avere coscienza e conoscere gli aspetti del suo funzionamento psichico, delle determinanti più profonde dei suoi movimenti, scelte e comportamenti, studia dinamiche e funzioni e, proponendo questo metodo di conoscenza, porta l’uomo a scoprire un senso personale proprio rispetto alle questioni che lo coinvolgono. La scienza psicologica proponendo tale metodo permette a ciascuno di trovare il proprio significato e il personale senso alle cose.
È possibile riassumere così i termini specifici della Scienza psicologica asserendo che la persona si rapporta ed interroga la psicologia per capire quale senso hanno le cose che vive ed esperisce, di contro invece la scienza psicologica (rispondendo almeno da una prospettiva psicoanalitica) mette l’uomo al centro della sua domanda aiutandolo a trovare il “suo” senso alle “sue” vicende, senza prendere dall’esterno le risposte ed incollarle passivamente alla propria vita.
La scienza psicologica attribuisce un senso alla vita, definendo consapevolmente il mistero della morte. Verosimilmente di fatto, la paura della morte può divenire un sano regolatore di scelte di vita, di modalità di percepire e stare al mondo ma soprattutto un’opportunità per attribuire maggiore significato alla Vita.
Noi esseri umani siamo terrorizzati dall’idea della morte e del “limite”, al punto da arrivare a pretendere di dimenticare che essa fa parte del ciclo vitale di ciascuno; tale per cui, spesso nutriamo una profonda e distruttiva illusione di immortalità. Tale “convinzione” è estremamente disfunzionale, poiché, nel sopprimere la consapevolezza che il nostro futuro avrà una fine, inevitabilmente ignoriamo il valore di ciò che possediamo nel qui ed ora, il nostro presente. Questa dinamica svalutativa va ad intaccare la percezione di noi stessi, il valore che diamo a chi abbiamo accanto, a ciò che abbiamo raggiunto e conquistato; nulla è abbastanza se non abbiamo coscienza del limite di ciò che possiamo ottenere.
Pertanto, comprendere il significato della morte, fin da piccoli, aiuta a riflettere sul valore della vita. Assumere la piena consapevolezza che è inevitabile morire è l’unica maniera che l’essere umano ha per iniziare un processo di maturazione finalizzato a ritrovare se stesso..
Secondo la scienza psicologica la vita è in qualche modo eterna, soprattutto se pensiamo che la nostra anima appartiene ad essa e va oltre il percorso che inizia con la nascita e termina con la morte. Tutto dunque sembra riportarci all’idea che nasciamo senza alcuna esperienza personale, esistiamo, ci siamo, ma il fine ultimo sembra essere quello di apportare un contributo alla vita.
“Il senso della vita” è difendere e promuovere la vita stessa in ogni circostanza e condizione dal suo principio alla sua fine naturale.
E come se la vita non avesse un senso in sé ma come diceva il filosofo Heidegger essendo già orientati alla morte siamo noi che dobbiamo trovare e costruire il nostro senso personale della vita. E nel farlo riusciamo ad accantonare il pensiero, a volte, ossessivo della morte.
Volendo concludere questa disamina, alla luce di quanto sinora argomentato è possibile affermare che il significato della vita è una questione molto delicata e complessa, intima e soggettiva.
Per secoli si è cercato di dare risposte certe ma l’unica ad oggi plausibile è data dalla scienza psicologica che studia l’uomo e ha attenzionato che ogni uomo assurge a se il proprio significato sulla vita. Alcuni trovano il senso della vita nella ricerca della felicità, nell’aiutare gli altri, nell’esplorare il mondo o nell’esprimere la propria creatività. Altri, si lasciano attraversare dalle emozioni spesso cadendo nell’errore di rimanere inermi. Tuttavia, ciò ch’è certo è che ciascun individuo ha bisogno per ricercare il proprio senso di vita di comprendere i propri valori personali guardandosi nell’Io, attraverso l’esperienza.
Inevitabilmente poi il tempo passa e il trascorrere di esso pure e ci si accresce acquisendo esperienza e compiendo a volte azioni che un senso sembrano non averlo eppure il senso c’è.
A volte dunque la vita ci appare come se non avesse significato ma è la vita stessa ad assumere significato quando la viviamo appieno esprimendo in essa ogni istante di tempo che contribuisce a dare significative esperienze al nostro vivere bene e in pace nel mondo.
Viviamo alla ricerca disperata di un senso della vita ma il senso alla fine è dato dalla significazione di tre dimensioni la logica, la sensazione e la direzione.
È pertanto possibile che il ” Senso della vita” non sia altro che la nostra stessa vita,e il modo di porci e guardare alle cose.
Il senso della vita è sentirci pieni nel nostro essere, in armonia con la natura, con noi stessi e anche con gli altri, perché non esiste senso al di fuori della relazione. L’uomo, di fatto, è un animale sociale e solo non sa stare, il suo senso è dato ed è relativamente attribuito dal suo essere riconosciuto e dal suo riconoscersi nell’altro.
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Bibliografia
– Jung C.G., Libro Rosso;
– Freud S., Il disagio della Civiltà, Bollati Boringhieri;
– Fromm E., Fuga dalla libertà, Mondadori
– Fromm E., Dalla parte dell’uomo, Astrolabio Ed.
– Krause N.(2009)Meaning in Life and Mortality.J Gerontol B Psychol Sci Soc Sci.64(4):517-27;
– Krok D.(2015)The Role of Meaning in Life Within the Relations of Religious Coping and Psychological Well-Being.J Relig Health.54(6): 2292–2308.
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