LE RADICI PSICOLOGICHE DEL MALESSERE POST-PARTUM

LE RADICI PSICOLOGICHE DEL MALESSERE POST-PARTUM

A cura della Dott.ssa Patrizia Santagati, Psicologa Clinica, Pronto Soccorso Psicologico Italia

Abstract

    Motherhood, resulting from the experience of childbirth, initiates an intense journey of introspection that guides the woman towards a profound and radical reworking of her identity. The new mother, in a delicate balance between joy and anxiety, finds herself confronted with a series of existential questions related to caring for the child and building their bond. The relationship with the child, understood as an extension of herself, activates a process of reworking her family history, in which the internalized maternal figure is re-actualized and integrated into a new relational dimension. A tripartite bond is born, between the present mother, the internal mother and the child, giving rise to a complex and fascinating dynamic. Not infrequently, however, post-partum hormonal fluctuations can evolve into post-partum depression if not managed properly.

Riassunto

     La maternità, derivante dall’esperienza del parto, dà avvio a un intenso cammino di introspezione che guida la donna verso una profonda e radicale rielaborazione della propria identità. La neo-madre, in un delicato equilibrio tra gioia e ansia, si trova a confrontarsi con una serie di interrogativi esistenziali legati alla cura del bambino e alla costruzione del loro legame. Il rapporto con il figlio, inteso come un’estensione di sé, attiva un processo di rielaborazione della propria storia familiare, in cui la figura materna interiorizzata, viene riattualizzata e integrata in una nuova dimensione relazionale. Ne nasce un legame tripartito, tra la madre presente, la madre interna e il bambino, dando vita a una dinamica complessa e affascinante. Non di rado, però, le fluttuazioni ormonali post-partum possono evolvere in una depressione post-partum se non gestita adeguatamente.

Introduzione

      Il periodo immediatamente successivo al parto, comunemente designato con il termine “puerperio“, si riferisce all’intervallo temporale durante il quale si susseguono una serie di trasformazioni fisiche e fisiologiche. In questa fase delicata, oltre ai cambiamenti corporei, si manifestano significative variazioni ormonali che possono influenzare il benessere emotivo della genitrice. È in questo contesto che si evidenzia l’emergere del fenomeno noto come “baby blues o maternity blues“. In particolare, si registra una notevole flessione dei livelli di estrogeni e progesterone, che va di pari passo con una spiccata sensazione di affaticamento, sia fisico che psicologico, derivante dall’esperienza del travaglio e dalla nascita stessa. Tra i sintomi associati alla maternity blues si osservano reazioni emotive particolarmente evidenti da parte della madre, tra cui:

  • Pianto improvviso e immotivato;
  • Umore instabile;
  • Sensazione di inadeguatezza;
  • Tristezza non giustificata;
  • Irritabilità.

Tale condizione dalla durata compresa tra i sette e i dieci giorni, raggiunge il suo apice intorno al terzo giorno, in corrispondenza con l’arrivo della montata lattea, motivo per cui è frequentemente denominata “crisi del terzo giorno“. In questo frangente, la donna può sperimentare uno stato di inquietudine, con oscillazioni del tono dell’umore, un aumento delle preoccupazioni e delle ansie che potrebbero dare origine, se persistono, alla cosiddetta depressione post-partum. Quest’ultima, un disturbo di rilevante importanza clinica e sociale, è stata per la prima volta classificata nel DSM-IV-TR (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), venendo così inserita tra i disturbi dell’umore con esordio nel periodo immediatamente successivo al parto.  In aggiunta a quanto esposto, risulta imprescindibile riconoscere che la depressione post-partum non costituisce un fenomeno isolato, bensì si presenta frequentemente intrecciata con una serie di fattori predisponenti. Tra questi si annoverano una probabile storia personale di depressione, elementi di natura socio-economica, fattori psicologici ossia avere una personalità marchiata da bassa autostima o tendente al perfezionismo, fattori sociali ossia la giovane età, l’inesperienza, la scarsità di aiuto e sostegno sia da parte dei familiari che del partner e basso status economico. Pertanto, è essenziale un approccio multidisciplinare che preveda una diagnosi tempestiva e un intervento adeguato, affinché le neomamme possano ricevere il sostegno necessario per affrontare questa “sfida” con la serenità e la forza che meritano.

Considerazioni

    La depressione post-partum, ben distinta dal più comune e transitorio “baby blues”, rappresenta una condizione clinica seria e complessa, caratterizzata da una sintomatologia persistente e invalidante sia a livello biologico che  psicologico e sociale. Tristezza profonda, ansia, disturbi del sonno e dell’appetito, accompagnati da una pervasiva sensazione di inadeguatezza, perdita di interesse nelle normali attività, senso di colpevolezza, ansietà, astenia, mancanza di autostima, perdita di concentrazione o memoria, preoccupazione eccessiva per il bambino o mancanza completa di preoccupazione, attacchi di panico, pulsioni suicide possono compromettere significativamente la vita quotidiana della neomamma, il suo legame con il bambino e le sue relazioni interpersonali. Dal punto di vista psicologico, la maternità, pur rappresentando un momento di profonda trasformazione e crescita, può celare traumi non risolti, riattivando conflitti emotivi inconsci, spesso radicati nelle esperienze infantili e nelle relazioni con le figure di attaccamento. Il passato di una donna, segnato da un rapporto materno complesso o da dinamiche di attaccamento insicure, può influenzare in modo significativo la sua esperienza di maternità. La nascita di un figlio, infatti, può riattivare ferite emotive non ancora del tutto elaborate, ostacolando la costruzione di un legame profondo e autentico con il bambino. In alcuni casi, la neomamma può sviluppare un distacco emotivo, un meccanismo di difesa inconscio che la protegge dall’angoscia di non essere all’altezza del ruolo materno. Analogamente, le aspettative idealizzate sulla maternità, spesso distanti dalla realtà quotidiana, possono generare un profondo senso di inadeguatezza. Così, la donna che si aspetta una maternità idilliaca, priva di difficoltà, può sentirsi sopraffatta dalla stanchezza, dal pianto del bambino e dalle sfide quotidiane, vivendo un forte senso di fallimento. Un altro aspetto da non sottovalutare della depressione post-partum è la complessa relazione delle donne con il proprio corpo. Durante la gravidanza e il post-parto, il corpo subisce trasformazioni profonde che possono portare a una sensazione di estraneità e di perdita identitaria. Le donne possono sentirsi distaccate dal loro corpo, percependo i cambiamenti fisici come una minaccia alla loro femminilità e al loro valore personale.

Quali sono nello specifico le conseguenze?

La depressione perinatale, come ampiamente detto è caratterizzata principalmente da una profonda dis-regolazione dell’umore che compromette significativamente la capacità materna di instaurare un legame affettivo sicuro e responsivo con il neonato. La riduzione della sintonizzazione emotiva e l’alterazione degli schemi interattivi madre-bambino possono avere ripercussioni durature sullo sviluppo psicologico del bambino, incrementando il rischio di sviluppare oltre che disturbi dell’umore, scarsa responsività. L’interferenza con le funzioni di cura e la percezione di inadeguatezza materna generano una distanza emotiva tra madre e il nascituro che compromette ulteriormente la capacità di rispondere ai bisogni primari del bambino, minando, così, la costruzione di un “attaccamento sicuro”. Tuttavia, la non consapevolezza del problema può portare la madre ad isolarsi socialmente, limitando l’accesso a risorse protettive fondamentali come il supporto familiare e sociale. In tale situazione, la donna si trova a fronteggiare un conflitto tra la necessità di prendersi cura del neonato e quella di dedicare tempo al proprio benessere, in un contesto caratterizzato da un elevato carico di stress e responsabilità. Tutto questo genera frustrazione interiore, un profondo senso di inadeguatezza e incapacità, minando la propria percezione di sé come figura materna adeguata. Di conseguenza, l’interazione madre-bambino, compromessa dalla depressione materna, incide non solo sulla neurobiologia infantile e sullo sviluppo delle competenze sociali ed emotive, ma avrà  conseguenze che si ripercuotono sull’intera famiglia, generando tensioni di coppia e minando il benessere del nucleo familiare. Ciò è spesso aggravato da una distorsione della percezione della relazione, che porta le neomamme ad attribuire al partner responsabilità eccessive.

Quali sono i possibili interventi preventivi?

Sebbene non sia sempre possibile prevenire la depressione post-partum, alcune “strategie preventive” possono aiutare a ridurre il rischio:

  • Prepararsi alla maternità: Partecipare a corsi pre-parto e informarsi sui cambiamenti fisici ed emotivi che possono verificarsi dopo il parto.
  • Costruire una rete di supporto: Cercare il sostegno di familiari, amici o di un gruppo di sostegno per le neomamme.
  • Prendersi cura di sé: Assicurarsi di dormire a sufficienza, mangiare in modo sano e fare attività fisica regolare.
  • Interventi psicoeducativi.
  • Non esitare a chiedere aiuto: Se si sospetta di avere la depressione post-partum, è importante rivolgersi a un professionista della salute mentale.

È importante ricordare che la depressione post-partum è una condizione curabile e che chiedere aiuto è un segno di forza, non di debolezza.

Tuttavia, se si sospetta di soffrire di depressione post-partum, è importante parlarne con il proprio medico o con un professionista della salute mentale. La diagnosi si basa sui sintomi riportati e su un colloquio clinico. Un possibile trattamento della depressione post-partum può includere:

  • Psicoterapia
  • Farmacoterapia
  • Gruppi di sostegno

Conclusione

     La depressione post-partum è un fenomeno multifattoriale, influenzato da fattori biologici, psicologici e sociali. Un approccio integrato, che tenga conto di tutti questi aspetti, è essenziale per una diagnosi accurata e un trattamento efficace. È importante ricordare che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di forza e amore verso sé stesse e il proprio bambino.

Bibliografia

Aceti, F., Aveni, F., Baglioni, V., Carluccio, G., Colosimo, D., Giacchetti, N., et al. (2012). Depressione perinatale e nel postpartum: Tra attaccamento e personalità.

Massimo Ammaniti, Silvia Cimino, Cristina Trentini (2010). “Quando le madri non sono felici, la depressione post-partum”

Vassilios Fanos, Thamianos Fanos (2013). “La depressione post-partum, cause sintomi e diagnosi”.

Sitografia

Un sorrisoper le mamme

Dott.ssa Patrizia Santagati

Dott.ssa Patrizia Santagati, Psicologa Clinica, Pronto Soccorso Psicologico Italia