A cura della Dott.ssa Pamela Cantarella, Psicologa Clinica, Responsabile Settore Comunicazione Pronto Soccorso Psicologico-Italia.
“La famiglia si può immaginare come una ragnatela, un fiore, una tomba, una prigione, un castello”, David Laing.
Oggi piú che mai appare evidente come la Famiglia sia da considerarsi un’entità sfuggente e multiforme.
Sebbene il termine stesso si riferisca ad un’istituzione antica quanto il genere umano, essa, pur essendosi mantenuta nel corso del tempo, e pur avendo da sempre rappresentato un’agenzia insostituibile per lo sviluppo dell’essere umano, non è mai rimasta la stessa, poiché si è sempre adattata alle condizioni di vita caratteristiche di un peculiare tempo e di un determinato luogo.
In virtú di ciò risulta alquanto complicato fornirne una definizione univoca e riportare una descrizione omogenea delle sue funzioni: per via di questo suo essere sempre meno una realtà definitivamente consolidata e circoscrivibile, essa è maggiormente definibile come “uno spazio che rispecchia le vicende alterne del vissuto sociale” (U. Galimberti)
La Famiglia si può dunque intendere come un fenomeno storicamente determinato, la cui stabilità e tipicità sono mutabili e temporanee, in quanto “relative” al tipo di cultura di appartenenza e al periodo storico nel quale la famiglia si inserisce; “non fa che rispecchiare lo spettro di inquietudine ideologico-culturale che seguita, anche nei momenti di apparente maggior equilibrio, a permeare la vita comunitaria” (ibidem).
Al di lá delle “continue trasformazioni”, che hanno sottoposto e continuano a sottoporre a ripetuti cambiamenti l’individuo e le sue funzioni ed interazioni all’interno della famiglia, sembra esserci un’evidenza che accomuna le realtà familiari di tutti i tempi e di tutti i luoghi:
“la famiglia è il primo gruppo sociale di cui l’individuo farà parte fin dalla sua nascita; i membri della famiglia sono i primi soggetti con cui condividerà esperienze e stati mentali; ed è quindi sulla base delle esperienze vissute in famiglia che l’individuo plasmerá la sua personalità futura”.
E’ dunque possibile affermare che la famiglia sia “l’unità di base dell’evoluzione e dell’esperienza di un individuo”, del suo successo cosí come del suo fallimento, delle sue gioie e dei suoi dolori, essendo il principale terreno che dà il nutrimento umano, morale, psicologico e culturale, e che consente la crescita e lo sviluppo di un soggetto: “essa, volente o nolente, è il porto da cui si partirà alla conquista -si spera- del mondo”(M. Bernardi).
Tra le funzioni principali che non dovrebbero mai venire meno all’interno di qualsiasi realtà familiare si annoverano senza ombra di dubbio
– l’assicurare la sopravvivenza fisica dei propri membri attraverso il soddisfacimento dei bisogni biologici,
– e il costruirne l’essenziale “umanità”.
Mentre il primo compito attiene all’ambito strettamente fisiologico, il secondo appartiene alla sfera educativa e soprattutto “affettiva”, e viene attuato attraverso l’“esperienza di solidarietà” che la famiglia fa esperire ai propri membri (soprattutto ai piú piccoli, sin dalla loro nascita), e che è la fonte della crescita e dello sviluppo umano di ogni soggetto (N. W. Ackerman).
Quello che emerge da numerose ricerche è che ciò che soprattutto tiene legati tra loro i vari componenti della famiglia è una “reciproca interdipendenza” finalizzata al soddisfacimento dei rispettivi “bisogni affettivi”. In virtú di ciò, la famiglia viene innegabilmente ed universalmente ritenuta il “nucleo affettivo originario”, che permette il realizzarsi di un legame, unico e fondamentale che supera tutti gli altri (biologico, giuridico, economico…) e li considera irrilevanti; finanche lo stesso legame di sangue (M. Bernardi).
Il vero nucleo costitutivo della famiglia è di “ordine emotivo” e consiste nel “prendersi cura” l’uno dell’altro, sentirsi in dovere di esserci per i familiari, scambiarsi il sostegno psicologico (oltre, ed al di lá di quello materiale), condividendo le esperienze di crescita e di sviluppo; proprio queste ultime risultano infatti inevitabilmente connotate dagli “aspetti emotivi e relazionali” che contraddistinguono il vissuto familiare.
Si tratta del cosiddetto “polo affettivo”, caratterizzato da emozioni e sentimenti circoscrivibili, tra l’altro, non solo nel qui ed ora, ma risultanti anche da “storie familiari che si sono intrecciate nel tempo”, fino a formare le relazioni del presente (Boszormenyi-Nagy & Spark).
In questo modo la famiglia assolve al fondamentale compito di “formare la persona”, soprattutto attraverso la sfera di relazioni che si sviluppano all’interno di essa, e ai valori “presenti e passati” che in essa vengono condivisi, sia esplicitamente che implicitamente.
All’ambito psicologico attiene dunque il compito della famiglia di fornire l’opportunità di sviluppare “un’identità personale connessa con l’identità familiare”, assicurando ai propri membri un’integrità psichica e la forza per affrontare le varie esperienze di vita.
Al di lá di queste importanti “costanti”, che ci si augura siano sempre presenti in ogni famiglia, bisogna prendere atto che quella in cui si è immersi è una società in cui i nuclei familiari tradizionalmente intesi vanno scomponendosi e riaggregandosi secondo “nuove modalità sempre più complesse” ed in cui, soprattutto la famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla vita, non è più l’unico modello di riferimento, ma solo una delle possibilità (P. Donati).
In questo quadro continuano comunque a “resistere” e persistere le cosiddette “famiglie intergenerazionali”, che attribuiscono ancora un grande significato alla “trasmissione dei valori del passato” e si sforzano di proiettarli nel futuro. Il modello tradizionale viene da esse considerato ancora un’istituzione forte, da difendere e tramandare… nella speranza però di non farlo diventare un valore talmente assoluto da essere piú importante della qualità delle relazioni che si trovano al suo interno (Rapporto CISF 2020).
Ovviamente a tutto ciò si contrappone una realtà moderna che vede il valore familiare sempre meno strutturato, accanto ad un orientamento più individuale, connesso ad un’autorealizzazione personale e alla propria felicità. Da ciò emerge una crescente “ibridazione delle relazioni familiari”, sia per via artificiale che legale: “sono cambiate le regole con le quali le famiglie si formano, si trasformano, si espandono, si dividono e scompaiono […]. In breve, il matrimonio è diventato un rapporto sempre più fragile e instabile e la famiglia coniugale, che su di esso si basa, ha perso a poco a poco di importanza, lasciando spazio ad altri tipi di famiglia” (R. Gay Cialfi)
Ci si trova dinnanzi ad una realtà contemporanea in cui le famiglie si frammentano, scomponendosi e ricomponendosi per dare spazio ad un individuo teso a sperimentare tutte le libertà dei “possibili altrimenti”, e a creare sempre nuove relazioni.
Oggi si è di fronte ad uno spaccato familiare quanto mai variegato: separazioni, divorzi, convivenze, adozioni, affidamento, famiglie allargate, ricomposte, miste, coppie senza figli, famiglie mononucleari con un solo genitore, famiglie omogenitoriali con entrambi i genitori dello stesso sesso.
Tutto ciò ha determinato il mutamento dei sistemi di valori e dello stesso istituto familiare, attraverso l’introduzione di nuove regole in merito principalmente al rapporto di potere tra i sessi, alla distribuzione sessuale dei compiti, e alle modalità di educazione dei figli (K. Gough).
Molte di queste attuali tipologie familiari scaturiscono dalle “trasformazioni” di precedenti forme relazionali che danno vita e impulso ad “altre configurazioni”, ove “gli elementi distintivi sono legati alla discontinuità e alla precarietà dei legami, alla disgiunzione di funzioni fino ad oggi ritenute intrinseche l’una all’altra (genitorialità e coniugalità), a mancate transizioni che non determinano più blocchi o stalli, bensì incastri relazionali alternativi ” (P. Bastianoni, A. Taurino).
Questi modi diversi di vivere i legami interpersonali, queste “nuove forme dello stare insieme”suscitano rigidità e resistenze, facendo trapelare, di fatto, una sorta di “immaturità” di alcuni nel non voler accettare e nel non sapersi adattare a nuove concezioni e situazioni che la realtà sociale contemporanea presenta.
Diversi princìpi sembrano ancora assolutamente intoccabili, e la resistenza di alcuni soggetti a liberarsi da una concezione piú tradizionale della famiglia “naturale”-legata da vincoli di sangue, monogamica, eterosessuale, procreativa, intenzionalmente duratura a vita, che prevede una chiara distinzione di ruoli tra donne e uomini- , con la conseguente difesa a tutti i costi di una realtà obiettivamente “anacronistica”, dipendono anche e soprattutto dall’“influenza di archetipi e miti che risiedono nella memoria simbolica dell’umanità”.
Attorno a ció risulta inevitabile il formarsi di un “involucro protettivo”, un argine rassicurante nei confronti di minacce di “demitizzazione” dovute ai cambiamenti storici, i quali tendono a smantellare o anche solo a relativizzare alcuni concetti, mettendo di fatto in crisi la convinzione di una loro validità universale ed assoluta.
Ecco che allora, per riuscire ad inglobare il cambiamento senza abbattere il mito, l’immaginario collettivo è andato arricchendosi di “immagini fortemente polarizzate”: la famiglia rifugio, luogo di affetti, di intimità e archetipo della solidarietà, contrapposta a un’immagine negativa che ne esalta piuttosto gli aspetti di disuguaglianza, di oppressione, di violenza ed egoismo.
“Di fianco ad un’immagine di famiglia che esprime solidarietà per i propri membri più deboli, c’è anche quella di una famiglia che non li protegge, li maltratta, finanche ad espellerli da sé: ma sempre per salvaguardare la “purezza del mito”” (F. Emiliani e P. Bastianoni).
Accanto a questa dicotomia dovuta ad un meccanismo di difesa degli aspetti mitici del familiare, vi è anche l’evidenza di come, in realtà, quest’ambito sia stato da sempre “spazio di istanze contraddittorie”: spesso proprio il “centro degli affetti e il luogo della sicurezza e della protezione fisica ed emotiva dei suoi membri” è diventato teatro di profonde deviazioni educative e di drammatici sfruttamenti:violenza e abusi nei confronti di partner o minori sono attuati soprattutto all’interno della famiglia; ma anche condizioni di invischiamenti paralizzanti che non permettono quel vitale movimento di autonomia ed emancipazione o, di contro, realtà totalmente inconsistenti e deprivanti che fanno percepire forti sentimenti di angoscia, inermitá ed abbandono.
Ciò sta a mostrare un evidente fallimento di un altro compito molto importante della famiglia: la continua ricerca di equilibrio tra due esigenze fortemente contrastanti dell’essere umano: il bisogno di appartenenza e la libertà individuale.
Ecco che allora, in questi casi, al di lá delle sue forme piú o meno tradizionali, la famiglia non è piú quel paradiso, quel posto idilliaco nel quale attingere le risorse positive per la crescita, ma diventa anche il “luogo delle ferite più profonde, dei traumi più dolorosi e delle sofferenze maggiormente indicibili”: luogo di radici che intrappolano e trattengono spietatamente a sé; di maglie troppo deboli -a volte persino inesistenti- che non sono in grado di sorreggere nel momento del bisogno, o che non hanno mai protetto i membri piú deboli; di dinamiche relazionali e legami patologici che interferiscono e turbano un sano sviluppo emotivo e psicologico.
La “buona funzionalità”della famiglia appare dunque fondamentale per un adeguato sviluppo psico-emotivo ed un buon adattamento di tutti i suoi membri, poiché il disagio del singolo influenza ed è a sua volta influenzato dagli altri componenti della famiglia.
Quest’ultima rappresenta infatti “un sistema”e, come tale, è composto da parti che interagiscono continuamente l’una con l’altra e si condizionano a vicenda: “tra le parti di un sistema esiste un rapporto circolare nel quale la modifica di una parte comporta un ulteriore modifica delle altre parti, andando così a trasformare l’intero sistema nel suo complesso” (L. von Bertalanffy).
In virtú di ciò, un intervento sulla famiglia deve inevitabilmente coinvolgere tutti i suoi membri, cosí come un intervento su un membro della famiglia non può esimersi dal riguardare anche gli altri componenti dell’intero nucleo, favorendo ed attivando un processo che faccia partecipare “tutti” alla co-creazione di una nuova realtà di significati e di pattern comunicativi e comportamentali, che consenta una nuova organizzazione secondo modalità più funzionali.
A parte ciò, e alla luce di quanto detto, è altresí indubbio che il significato di famiglia necessiti di una “rivisitazione” piú generale, che metta al centro i concetti “di legame, di connessione emotiva, vicinanza, sostegno, rispetto e responsabilità”, piuttosto che i vincoli di legge o sangue, affinché possa verificarsi un rinnovamento dell’identità umana, logorata ed imbrigliata in accordi, contratti, definizioni, divisioni e legami istituzionali:
“anziché in termini di struttura, bisognerebbe ri-pensare la famiglia in termini di legami autentici e sentimenti veri”,promuovendo relazioni caratterizzate da fiducia, cooperazione e reciprocità come progetto riflessivo di vita.
Il Pronto Soccorso Psicologico-Italia, mettendo in atto le logiche appena descritte, opera a sostegno e supporto di realtà familiari conflittuali, disfunzionali, sofferenti… affinché poter fare riacquistare quella fiducia nelle potenzialità di un sistema che, se “funzionante nei giusti modi”, rimane per eccellenza la “via maestra” per l’accesso all’individualità, oltre che ambito di continua e progressiva maturazione dei suoi membri, che dovrebbero piuttosto trovare in essa “il luogo emozionale delle risoluzioni delle tensioni generate nei rapporti societari di massa” (P. Donati).
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