A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Psicologa Clinica, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia
Abstract
The digital revolution initiated by the birth of the Internet, according to many scholars in the sector, perhaps portrays the greatest conception of the twentieth century, but at the same time, it highlights what seems to be its greatest peculiarity: that of depicting a surprising vehicle of disruptions and lightning-fast sociological changes on a planetary level. Furthermore, it can the ability to influence human life in such a decisive way that it concretely represents one of the most deriving potentials of the Net. Beyond the benefits given by technology, attention today shifts to the gap between its potential and its tangible achievements, that is, to the unthinkable and harmful effects due to abuse of the Internet tool and a pathological link with it. While on the one hand, the arrival of social networks has allowed the creation of virtual realities of social reciprocity, on the other hand, it has attacked the most real social ties, which have become difficult moments of participation and support between people, arousing corrupt mechanisms of isolation and loneliness, of hatred towards the “Other than oneself”, of intergenerational allotment, of dependence on virtual relationships to the detriment of “face to face” ones. Cyber-relational addiction is a particular form of one of the most current pathological addictions. So how can you understand if you are addicted to virtual chats?
Riassunto
La rivoluzione digitale avviata dalla nascita di Internet, secondo molti studiosi del settore, ritrae forse la più grande ideazione del XX secolo, ma contemporaneamente evidenzia quella che sembra essere la maggiore delle sue peculiarità: cioè quella di raffigurare uno sorprendente veicolo di scombussolamenti e fulminei cambiamenti sociologici a livello planetario. Inoltre ha la capacità di poter condizionare in maniera così decisiva la vita dell’uomo rappresenta concretamente una delle potenzialità più derivanti della Rete. Al di là dei benefici dati dalla tecnologia, l’attenzione si sposta oggi, sul distacco tra le sue potenzialità e le sue tangibili realizzazioni, cioè sugli effetti impensabili e nocivi dovuti a un abuso dello strumento Internet e a un legame patologico con esso. L’arrivo dei social network se da un lato ha consentito la creazione di realtà virtuali di reciprocità sociale, dall’altro lato ha attaccato i più reali legami sociali, che sono diventati difficoltosi attimi di partecipazione e sostegno tra le persone, suscitando meccanismi corrotti da isolamento e solitudine, di astio nei confronti dell’ “Altro da sé”, di allottamento intergenerazionale, di dipendenza da relazioni virtuali a discapito di quelle “faccia a faccia”. La dipendenza cyber-relazionale è una particolare forma di una tra le più attuali dipendenze patologiche. Dunque come si può comprendere se si è dipendenti da chat virtuali?
Introduzione:
In una condizione sociale, come quella attuale, dove i social network e le chat rivestono una funzione decisiva nel conservare rapporti interpersonali, il pericolo che si sveli una cyber-relational addiction è notevole. Sono tante le persone che prediligono rimpiazzare il rapporto vis-à-vis con una relazione virtuale, amicale o romantica, e le spiegazioni sono plurime. In questo articolo esamineremo la definizione di dipendenza relazioni virtuali, qual’è la relazione con il mondo online e i possibili rimedi da adoperare per venirne fuori.
Secondo alcuni studi si evince che l’utilizzo eccessivo dei social media in maniera distorta sta portando giorno dopo giorno ad un crescente numero di relazioni virtuali a causa dell’ampio e frequente utilizzo del web da parte della popolazione giovanile. Al giorno d’oggi, le persone che iniziano una conoscenza o relazione sentimentale con altri soggetti che incontrano su Internet e sui social media, è sempre più frequente. Parchi e Roberts (1998) hanno scoperto che i tipi di relazioni online più solitamente ricondotti dalle loro ricerche erano le amicizie strette, amicizie e storie d’amore. Sebbene le relazioni online aumentino di giorno in giorno, ci sono ricerche invece che tendono a concentrarsi sul romanticismo online (Wolak, Mitchell & Finkelhor, 2002).
In generale, le persone protendono a percepire sfavorevolmente sia le relazioni sentimentali online sia le persone che lo fanno (Anderson, 2005). Molto spesso capita che le persone che sviluppano una relazione cibernetica possono essere vagliate e sottomesse a critica da parte della società. Secondo Anderson (2005) le relazioni interpersonali online, soprattutto quelle romantiche portano lo stigma di essere come un “fenomeno da talk show” poichè la percezione delle persone e i loro messaggi a coloro che hanno una relazione online potrebbero influenzare la qualità della stessa relazione.
Wildermuth (2004) in una sua ricerca ha scoperto che i messaggi più severi, di disapprovazione ed espliciti provenivano da familiari off-line e amici correlati a livelli più elevati di conoscenza dello stigma da parte del partecipante alla relazione online. Inoltre, i partecipanti alla relazione che hanno sperimentato più consapevolezza dello stigma erano meno soddisfatti della qualità complessiva delle loro relazioni online.
Nell’adolescenza è comune avere relazioni emotive soprattutto attraverso i social media. La portata innovativa sta nel fatto che la vastissima espansione ed uso dell’hi-tech ha aperto spazi moderni ed infiniti di comunicazione. Questi non possono essere più intesi come semplici “facilitatori” o “amplificatori iper-tecnologici” di processi comunicativi già noti, piuttosto modificano profondamente le strategie di socializzazione dell’individuo. Diventano nuovi modi di conoscersi, sedurre, controllare e tradire il nostro interlocutore, oppure di negoziare la nostra appartenenza a più gruppi.
Questo nuovo universo relazionale ha acquistato negli anni una sua vita autonoma che co-esiste in modo parallelo alla vita “vissuta”, senza contrapporsi o entrandone in conflitto (Iacone e Verde, 2013). Il mondo “reale” viene in fin dei conti detronizzato dal virtuale a favore di un cyber-mondo prodotto da una simulazione che lo perfeziona. Comprensibilmente questo rapporto tra l’uomo e il virtuale ha trovato interpretazione di segno opposto, letto quindi sia come un fenomeno che apre all’uomo prospettive assolutamente innovative e di grande portata storica, sia in senso allarmistico e catastrofista (Iacone e Verde, ibidem). Secondo un “profeta del virtuale”, De Kerkhove, “l’individuo non è più pensabile come una parte integrante della società, perché il virtuale ha prodotto la perdita del confine psicologico fra l’Io e gli altri. La tecnologia «porta con sè la responsabilità di espandere il nostro Io psicologico al di là dei limiti della pelle e del corpo” (1993).
Allora forse dovremmo porci delle domande cosa sta facendo internet alle nostre personalità? I social network, nuovi gestori della socializzazione, a volte tiranni del mondo relazionale, che ricaduta hanno sugli individui?
Considerazioni:
Diventa a questo punto necessario fare un distinzione tra virtuale e relazione. Pierre Levy (1995) il quale definisce il virtuale come la “trasformazione da una modalità dell’essere a un’altra” (pag. XIII della Prefazione), ossia uno dei possibili modi di essere, confrontabile non al reale, bensì all’attuale. In questa maniera, è un modo di essere che riconosce margini ai processi di creazione e dischiude prospettive future. L’attuale risponde al virtuale escogitando una soluzione, un’informazione nuova; è quindi l’acquisizione di materia da parte di una forma. Generalmente il virtuale viene opposto al reale, arrivando così a raggruppare qualcosa come non tangibile, ma fittizio o immaginario.
Oggi con virtuale intendiamo “tutto ciò che avviene all’interno di Internet”, con particolare interesse alle relazioni tra un utente e l’altro. Quando viceversa parliamo di relazione ci rifacciamo al pensiero di Watzlawick (Watzlawick, Beavin e Jackson, 1967); secondo l’autore, la relazione viene definita dalla comunicazione. Ogni processo comunicativo tra esseri umani è determinato da due dimensioni distinte: da un lato il contenuto, ovvero quello che le parole asseriscono, dall’altro la relazione, ovvero quello che si lascia intendere sia a livello verbale che non verbale, sulla particolarità della relazione che esiste tra di loro. In senso più esteso con relazione interpretiamo qualsiasi rapporto che intercorre tra due o più individui. Se consideriamo insieme entrambe le definizioni, possiamo definire come relazione virtuale tutti quegli scambi che hanno luogo all’interno di Internet tra due o più utenti.
L’aspetto che spicca quando si parla di Internet e di comunicazione virtuale è quello che gli autori definiscono “de-individuazione”(Tosoni, 2004; Turkle, 1996), riferendosi con tale termine al fatto che nella Rete esiste l’anonimato o comunque la non visibilità; l’utente è infatti “protetto” o “nascosto” dallo schermo del suo pc, e non risente in tal modo delle norme sociali e delle restrizioni di una relazione vis-a-vis (cfr. Bedini, 2012). In particolare, Sproull e Kiesler (1991) mettono in risalto come i nuovi media diano una sensazione di vuoto sociale in cui l’identità personale degli attori implicati tende ad attenuarsi fino a scomparire.
La Dipendenza dalle Relazioni Virtuali si manifesta nelle persone che accrescono un interessamento grandissimo nelle relazioni, amorose o adultere, sul web e mantenute tramite chat, mail e social. La dipendenza da chat, o dipendenza da relazioni virtuali, indica un pattern disfunzionale di avvio a rapporti interpersonali esclusivamente attraverso il canale virtuale, utilizzando principalmente chat rooms, social network e app appositamente create.
Bisogna, comunque, non compiere l’errore di attribuire l’aspetto problematico solo utilizzo dei social, poiché l’aspetto clinicamente importante è dato dal totale o quasi rimpiazzo dei rapporti vis-à-vis con quelli online con chat, tendenza che danneggia la possibilità di iniziare e far durare relazioni reali. Molto spesso chi ha la dipendenza cyber-relazionale protende ad instaurare unicamente tramite il canale virtuale
le relazioni amicali. Se da un lato il web viene impiegato per incontri romantici, dall’altro lato potrebbe anche condurre a situazioni di adulterio. Uno dei segnali di quest’ultima causa è quello di voler conservare l’anonimato, sostenuto dall’utilizzo di nickname. Dietro questo gesto si nasconde non solo la necessità di essere meno identificabili dai propri partner o dai conoscenti, ma la necessità di manifestare un’immagine di sé dissimile da quella reale, attraverso la creazione di un alter ego creato ad hoc per farsi vedere differentemente da chi si è nella quotidianità, attraversando una strada diversa rispetto alla routine e alla visione di se stessi.
La cyber-relational addiction, infatti, si struttura a partire da una intricata unione tra una dipendenza oggettuale, che nel nostro caso data dal pc, tablet, smartphone, e l’evitamento dei rapporti interpersonali reali. La conoscenza segreta dell’altra persona e la possibilità di istaurare una relazione sentimentale, sessuale o amicale, diventa causa di ansia e agitazione, emozioni difficilissime da dominare per il dipendente da chat. Questa forma di addiction va a scontrarsi con la salute psicologica: tra i rischi pensabili vi è un senso di ansia e insicurezza quando ci si avvicina alle persone “offline”; tutto ciò va a rafforzare la bassa autostima ed il senso di solitudine che sono all’origine di questo disturbo.
L’energia mentale ed il tempo impegnati nelle chat virtuali sovrastano la persona che pensa all’utilizzo delle chat in maniera assillante. Un elemento presente in tutte le forme di addiction è il craving, interpretato come l’insieme dei comportamenti messi in atto per difendere “la sostanza”, nel caso della dipendenza da relazioni virtuali un collegamento a internet ed una persona con cui conversare. Un altro elemento da tenere in considerazione dal punto di vista clinico è che la realtà online diviene una vera e propria fuga dalla realtà reale e non permette di mettersi alla prova per superare le difficoltà sociali; è come se il mondo virtuale diventasse una resistente bolla all’interno della quale la persona si sente salvaguardata e all’esterno della quale il mondo è rischioso.
Avere consapevolezza dei sintomi della dipendenza non è semplice in quanto molto spesso l’ identificazione e la presa di consapevolezza di una problematica procedono attraverso il raffronto con gli altri, con le persone care, parenti ed amici. Nel caso di dipendenza da chat tale percorso spesso viene omesso poiché chi ne soffre non ne proferisce parola con altri, per il motivo dell’imbarazzo, della vergogna del problema. Diversi sono i sintomi che generalmente vengono contemplati quando si parla di addiction.
Tra i più diffusi abbiamo: Tolleranza: necessità di consumare sempre più tempo online per instaurare nuove relazioni virtuali, associata ad una riduzione di interesse verso le relazioni nella vita reale; Salienza: questa attività diventa l’unica ad prendere senso e pregnanza nella vita della persona, che proverà sempre meno piacere, non solo nelle relazioni offline, ma anche nell’ esecuzione di altre attività che precedentemente procuravano gratificazione; Incapacità di troncare o ridurre l’utilizzo delle chat virtuali, l’utilizzo viene protratto malgrado le conseguenze negative che esso provoca a livello psicologico, individuale, lavorativo e relazionale; si consideri i tanti tradimenti che si consumano sulla rete (Colamonico, 2022). Si osserva un processo che gli inglesi chiamano “jeopardizing”, ossia un porre a rischio continuamente le relazioni a causa della dipendenza virtuale. Internet e le relazioni nate in esso, rappresentano un modo per evadere dai problemi o da sentimenti disforici, collegati ad un senso di impotenza, soprattutto relazionale.
A questi aspetti approfonditi dal DSM-V tipici della dipendenza, vale la pena di menzionare che si uniscono aspetti di evitamento della relazione reale, associata ad un’eccessiva ansia legata al confronto sociale con l’altro. L’interazione provoca inconsapevolmente una forte paura collegata al rifiuto ed al rischio di essere sottomessi a critiche, aspetti che vengono avvertiti come fonte di umiliazione.
Conclusioni:
La dipendenza da cyber relation diventa un modo di amare effimero che tenta di rivolgere a proprio vantaggio alcune delle opportunità relazionali messe a punto da internet. Non è strano come al giorno d’oggi le relazioni virtuali hanno più fama tra gli adolescenti, ovvero fra quelli che hanno più voglia di porre in gioco la propria identità e il proprio desiderio di accostarsi con i pari con nuove modalità di socializzazione.
Contrariamente, alla base di una relazione reale, vi è la voglia di un profondo legame affettivo, che si può realizzare soltanto con il coinvolgimento fisico e l’erotismo (Bennato, 2007; Carrara, 2019).
Il pericolo delle relazioni virtuali è che vadano a sviluppare le problematiche psicologiche insite in ogni persona. Proteggersi dietro un display e iniziare un legame soltanto virtuale privo di “corpo vissuto” (Carrara, 2019) può stimolare l’esacerbare di problematiche schizoidi o di autostima già presenti.
Alla luce di quanto detto fino adesso possiamo concludere che la dipendenza da chat virtuali può condurre, nei casi più gravi, ad alterazioni nella vita quotidiana, soprattutto a livello lavorativo, scolastico ma principalmente familiare, sociale ed emotivo, tali da individuare informazioni su come venirne fuori dalla dipendenza da chat. Alcuni accorgimenti che la persona potrebbe utilizzare per risolvere la problematica da addiction in autonomia, se non è ancora troppo radicata, è quella di tentare una “disintossicazione” dal cellulare e da internet, i mezzi principali con cui si avvia questo tipo di disturbo. Sussistono diverse app che favoriscono l’individuo a limitare il tempo usato sullo smartphone, limitando il cellulare oltrepassato un certo limite orario. Ma visto che la difficoltà di questo disturbo non risiede solo nell’aspetto della dipendenza, quanto anche in quello della preoccupazione delle relazioni reali, la risoluzione più indicata resta quella di un percorso psicoterapico.
Evidenze scientifiche hanno mostrato come la terapia non solo cerca di combattere contro la dipendenza, ma cerca di dare l’ occasione di conoscere nuovi pattern relazionali, andando a rimodulare anche la capacità di testare nei rapporti vis-à-vis e nella conduzione degli affetti ad essi connessi. Diventa necessario accogliere quanto più possibile il disagio giovanile attraverso l’ascolto mediato attraverso la tecnologia , può figurare una valida forma di prevenzione. La possibilità di esprimere le proprie richieste, i propri problema in forma anonima, senza sottostare a vincoli spazio-temporali, permette ai giovani di avere risposte perfezionate rispetto alle informazioni che spesso transitano nel gruppo dei pari, di capire se e quanto il proprio vissuto sia una preoccupazione, di avere un riadattamento.
In realtà questa forma di ascolto può divenire difficile nel momento in cui gli operatori danno risposta in modo collusivo, cioè senza promuovere l’autoriflessione e l’accettazione di responsabilità. Tale rischio è ampliato dalle caratteristiche del mezzo adoperato e della sua “specificità”, nonché dal target destinatario del servizio cioè gli adolescenti. La relazione d’aiuto, può favorire forme di dipendenza dal mezzo come l’Internet Addiction Disorder e dal servizio come abbiamo visto la Cyber Relational Addiction.
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