Gli effetti della diagnosi oncologica

A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia

Diagnosi oncologica

“Personalmente non credo che la psiche abbia un ruolo nella comparsa e nello sviluppo dei tumori. Credo invece nell’influenza che l’atteggiamento psicologico del malato può avere sulla sua reazione alla cura. L’esperienza clinica ci insegna che un malato psicologicamente forte reagisce meglio ai trattamenti, perché è capace di aderire alla cura con coscienza, sistematicità e determinazione. L’atteggiamento individuale quindi, anche se non influisce sulla prognosi finale, certamente può influire sulla fasi del decorso della malattia. Un paziente aiutato da un atteggiamento ottimistico guarisce di più anche perché segue meglio le cure, s’impegna a osservare meglio le indicazioni del medico, s’impegna a voler guarire”, (Umberto Veronesi)

Il termine “comunicare”, in generale, significa rendere partecipi, mettere in comune, condividere con gli altri informazioni, messaggi, idee. La “comunicazione” è un processo che coinvolge sia aspetti psicologici sia sociali.

In campo medico il concetto di comunicazione non ha goduto sempre della stessa importanza che oggi gli viene conferita: le diverse concettualizzazioni e reputazioni che hanno orbitato intorno al “momento della comunicazione della diagnosi” si sono incrementate ed evolute contemporaneamente ai cambiamenti culturali della società.

Al fine di costruire una “comunicazione efficace” con il paziente bisogna tenere in considerazione alcuni aspetti come capire quello che sta affrontando e restituire una risposta alle sue emozioni, domandando cosa pensa, utilizzando quanto più possibile un linguaggio semplice e diretto, considerando il tempo del paziente, accertandosi che abbia capito ciò di cui si sta parlando, e presentando un’eziologia che possa chiarire il problema.

Negli anni si sono delineate principalmente “due posizioni” che sono per certi versi in antitesi fra loro: la posizione pragmatica e quella etica. La posizione pragmatica sostiene l’idea del compromesso che avviene tra la verità e l’utilità, e si pone come obiettivo ultimo quello di ottenere un’adeguata adesione del paziente al trattamento, determinando la minima angoscia. La posizione etica, invece, sostiene la comunicazione della verità in quanto essa è un diritto del paziente e un dovere del medico.

Nondimeno il paziente non è l’unico a vivere l’evento traumatico della comunicazione di una diagnosi di con esiti infausti, come nel caso di malattie oncologiche; ugualmente le famiglie sembrano reagire a ciò con modalità di risposte somiglianti a quelle del trauma, che si suddividono in “tre fasi” che non sempre si verificano in successione: fase di shock, negazione e infine fase di accettazione.

  • Durante la fase di shock i familiari provano sentimenti di rabbia, di disperazione e di angoscia e molto spesso tendono a negare ciò che sta accadendo.
  • La fase di negazione è così chiamata perché i familiari mettono in atto alcuni meccanismi difensivi come quello della razionalizzazione, alternato a momenti di disperazione intensa. Spesso avviano una ricerca disperata di nuove terapie, prenotano ulteriori visite per avere secondi pareri, nella speranza di avere un esito che dia una maggiore speranza e la possibilità di essere più positivi.
  • L’ultima fase, quella dell’accettazione, è una fase di assestamento in cui i familiari elaborano e accettano l’evento traumatico in modo tale di poter creare un nuovo equilibrio delle dinamiche familiari.

La diagnosi oncologica entra nella quotidianità e rimescola ruoli, abitudini, dinamiche relazionali e non solo; si può dire che il cancro entra a fare parte del micro-organismo sociale nel quale vive il soggetto, diventando protagonista.

I primi cambiamenti sono dovuti alle problematiche relative agli aspetti fisici del malato come la perdita di autonomia; questo fa sì che accada uno scombussolamento dei ruoli, ad esempio all’interno di una coppia: il partner precedentemente dipendente potrebbe trovarsi a dover assumere un ruolo indipendente e viceversa, dovendo prendersi carico di alcune responsabilità che prima non erano di sua competenza.

In più, capita spesso di riscontrare nei membri familiari del malato sentimenti di angoscia, perdita, sensi di impotenza o al contrario sentimenti di onnipotenza che fanno sì che il paziente si senta molto responsabile dell’andamento della malattia.

Fra le problematiche psicofisiche del paziente oncologico quelle che si riscontrano maggiormente sono: il distress emozionale, il decadimento delle funzioni cognitive, la cancer related fatigue e le difficoltà connesse all’immagine corporea .

  • Il distress emozionale indica un’esperienza multifattoriale emozionalmente spiacevole, di natura psicologica, sociale e spirituale che può interferire con le abilità di affrontare efficacemente il cancro, i suoi sintomi fisici e i suoi trattamenti. Si tratta di una condizione connotata da stati ansiosi o depressivi, che possono influenzare l’adesione terapeutica e il benessere del paziente.
  • Con il termine funzionamento cognitivo s’intende l’insieme delle capacità cerebrali quali memoria, attenzione, funzioni esecutive, linguaggio strumenti utili per l’autonomia personale, sociale e lavorativa del soggetto. Attraverso il trattamento chirurgico dei tumori, chemioterapie e radioterapie possono indurre un danno cognitivo transitorio o a lungo termine.
  • La fatiguè è uno dei sintomi più frequentemente riportati dai pazienti oncologici lungo tutto l’iter della malattia. La pervasività della fatiguè nell’esperienza oncologica ha portato a identificare una sintomatologia specifica “Cancer related fatigue” (CRF) e a raccomandarne una misurazione sistematica e accurata nella pratica clinica. Il CRF è definito come un senso soggettivo di stanchezza ed esaurimento fisico emozionale e cognitivo connesso al cancro e ai suoi trattamenti, che non è proporzionale alle attività svolte e non riceve beneficio in situazioni di riposo. Riduce la capacità del soggetto di svolgere le sue attività lavorative e sociali, ed inficia notevolmente sulla qualità della vita.
  • Infine l‘ultimo aspetto è legato all’immagine corporea che coinvolge l’immagine di sè stessi da un punto di vista fisico, e quindi implica aspetti cognitivi ed emozionali che influenzano il modo di approcciarsi al contesto, ma anche agli altri. Studi e ricerche hanno messo in evidenzia come ad esempio donne colpite da tumore al seno, che molto spesso devono sottoporsi ad intervento con menomazione dello stesso, abbiano livelli autostima molto bassi; viene inoltre messo in evidenzia come una migliore immagine corporea si associ ad una maggiore efficacia nell’affrontare la malattia.

Il Pronto Soccorso Psicologico-Italia con i suoi operatori nelle sedie opportune, fornisce sostegno alle persone che vivono una sensazione di disagio emotivo. I nostri operatori offrono un aiuto per accettare e comprendere le normali reazioni da stress che si verificano in caso di diagnosi oncologica sia nei diretti interessati che nei loro familiari. Nel corso degli incontri il paziente (ed eventualmente anche i suoi caregivers) è aiutato nella gestione delle difficoltà emotive e nel processo di recupero delle “risorse” soprattutto psicologiche per fare fronte alla malattia in maniera attiva e positiva.

Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice PSP-Italia