a cura della Dott.ssa Patrizia Santagati, Psicologa Clinica, Pronto Soccorso Psicologico Italia
ABSTRACT
L’autolesionismo e il suicidio in età adolescenziale rappresentano manifestazioni complesse di un profondo disagio emotivo e psicologico. Sebbene l’autolesionismo non sia sempre un indicatore diretto di intenti suicidari, esso costituisce un segnale d’allarme significativo, espressione di un tentativo di gestione di stati emotivi intensi e spesso insostenibili. In determinate circostanze, questa condotta può evolvere in un rischio suicidario, specialmente quando il soggetto percepisce un senso di impotenza assoluta e la sensazione di essere intrappolato in un circolo vizioso di sofferenza ineludibile. Il suicidio adolescenziale rappresenta uno degli esiti più drammatici di tale disagio, influenzato da una molteplicità di fattori di rischio, tra cui esperienze traumatiche, difficoltà familiari, conflittualità interpersonali, disturbi psichiatrici e pressioni sociali sempre più pervasive. Affrontare efficacemente questi fenomeni richiede un approccio preventivo tempestivo e un supporto multidimensionale che coinvolga professionisti della salute mentale, nuclei familiari, istituzioni scolastiche e l’intera comunità. Risulta essenziale la creazione di contesti sicuri e accoglienti, in cui gli adolescenti possano esprimere le proprie emozioni senza timore di giudizio, promuovendo nel contempo un accesso agevole a percorsi terapeutici mirati, volti ad alleviare il dolore psicologico e a favorire la costruzione di prospettive future orientate alla speranza e al benessere.
INTRODUZIONE
L’adolescenza è una fase di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, caratterizzata da profondi cambiamenti fisici, emotivi, cognitivi e sociali. È un periodo di intensa esplorazione e definizione del Sé, in cui il giovane comincia a confrontarsi con la propria identità, cercando di comprendere chi è e quale ruolo occupa nel mondo. Questo processo di autodefinizione è accompagnato dalla ricerca di indipendenza dai genitori e dal desiderio di affermarsi all’interno della società. Sul piano fisico, l’adolescenza è un periodo di trasformazioni corporee che spesso suscita emozioni contrastanti, tra il desiderio di crescere e l’insicurezza legata ai cambiamenti del corpo. Questo periodo di crescita accelerata influisce anche sul piano emotivo, con l’adolescente che può sperimentare fluttuazioni di umore, ansia, insicurezza e una maggiore sensibilità. Il giovane, infatti, sviluppa una consapevolezza di sé che lo rende più vulnerabile al giudizio degli altri, con un forte bisogno di approvazione sociale, che si traduce nella ricerca di gruppi di pari e nel desiderio di appartenenza. Dal punto di vista psicologico, l’adolescente affronta un processo di separazione e individuazione, che implica la necessità di staccarsi dall’autorità genitoriale pur mantenendo un legame affettivo. È un momento di crescita del pensiero critico, in cui i giovani iniziano a esplorare le proprie opinioni, ad interrogarsi su valori morali, etici e sociali, e a sviluppare una visione più complessa del mondo. Durante l’adolescenza emergono profonde domande esistenziali legate al senso della vita, alla morte, alle ingiustizie e al dolore, dando il via a un’intensa ricerca di risposte personali, spesso accompagnata da conflitti interiori. Le relazioni affettive si fanno più complesse, con la nascita dei primi amori, la costruzione di amicizie più profonde, ma anche il rischio di isolamento. In questo periodo, le esperienze e le emozioni vengono vissute con grande intensità, talvolta in modo amplificato. Se non adeguatamente supportati, questi processi emotivi possono sfociare in difficoltà psicologiche come ansia, depressione e stress, rendendo l’adolescenza una fase particolarmente vulnerabile. Nei casi più gravi, il disagio può diventare così profondo da condurre a gesti estremi, come l’autolesionismo o il suicidio. Nel contesto della salute mentale giovanile, il rischio suicidario si sviluppa in diversi livelli progressivi, ognuno con caratteristiche specifiche. Molti adolescenti possono sperimentare pensieri autolesivi senza necessariamente tradurli in azioni concrete, mentre altri arrivano a pianificare strategie precise, che rappresentano comunque un campanello d’allarme, anche se non sempre attuate. Sebbene la presenza di pensieri suicidari non indichi necessariamente un pericolo imminente, essa segnala una fragilità psicologica che non va sottovalutata. L’atto suicidario, infatti, non è solo un estremo tentativo di fuga da una sofferenza percepita come insostenibile, ma è spesso preceduto da segnali di allarme, sia verbali che emotivi e comportamentali, che devono essere riconosciuti e affrontati tempestivamente. L’analisi dei pattern evolutivi del pensiero suicidario ha permesso di individuare una serie di segnali predittivi, tra cui il progressivo ritiro sociale; perdita di interesse per le relazioni affettive e l’abbandono della cura di sé, con evidenti ripercussioni sull’igiene personale e sull’aspetto fisico; un aumento dell’irrequietezza e dell’insoddisfazione generalizzata; un senso di apatia protratto; adozione di condotte autodistruttive e di rischio, come l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti, la perdita di progettualità per il futuro; condizioni come depressione, disturbi d’ansia, disturbi bipolari, disturbi della personalità, senso di disperazione e impotenza, percezione di sé come indegni o incapaci (bassa autostima); assenza di supporto emotivo da parte della famiglia, degli amici o della comunità aumenta la vulnerabilità dei giovani a sentimenti di solitudine e disperazione; aspettative elevate, il timore del fallimento o il mancato raggiungimento degli obiettivi sociali e scolastici possono diventare intollerabili per alcuni giovani, spingendoli a fare scelte drastiche; esperienze di discriminazione o di bullismo, soprattutto tra gli adolescenti, possono spingere verso l’autolesionismo come una risposta al dolore emotivo; esposizione a contenuti violenti, al suicidio attraverso i media, o la glorificazione di atti autolesionistici online, può contribuire a normalizzare o stimolare tali comportamenti e la pressione sociale e la necessità di essere accettati possono portare a comportamenti autolesionistici come mezzo di gestione del dolore psicologico.È fondamentale prestare attenzione alle espressioni verbali di autosvalutazione estrema, ai discorsi ricorrenti sulla morte e ai repentini cambiamenti emotivi. Un errore comune è considerare il mutismo e l’isolamento come unici segnali di pericolo, trascurando invece un’improvvisa apparente serenità. In realtà, un momento di euforia dopo un periodo di profonda depressione, spesso e sulla base di evidenze scientifiche può indicare che la persona ha deciso di porre fine alla propria vita, provando un senso di sollievo. Questo fenomeno può essere spiegato da due meccanismi psicologici: in alcuni casi, l’individuo assume un comportamento apparentemente normale per evitare sospetti e impedire interventi esterni; in altri, la decisione definitiva porta a una sensazione di pace interiore, vissuta come una liberazione da una sofferenza ritenuta insopportabile (Polito, 2020). Riconoscere tempestivamente questi segnali è essenziale per mettere in atto strategie di prevenzione efficaci. Tuttavia, la difficoltà nell’individuare tali indicatori, unita alla mancanza di risorse adeguate, fa sì che il tasso di suicidi sia particolarmente alto nei Paesi a basso e medio reddito, dove i servizi di supporto psicologico sono spesso insufficienti o inadeguati.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
L’adolescenza è una fase complessa del ciclo di vita, in cui, nonostante la sua intrinseca fragilità, si gettano le basi per l’evoluzione psicologica e personale dell’individuo. Durante questo periodo, i giovani affrontano sfide che mettono alla prova le loro risorse emotive e psicologiche, determinando, se supportati adeguatamente, le fondamenta per uno sviluppo sano e una salute mentale solida. Ciò nonostante, negli ultimi anni, è emerso un preoccupante fenomeno tra gli adolescenti: un aumento significativo di insoddisfazione relazionale. Questo disagio è spesso alimentato dalla percezione soggettiva di una marcata discrepanza tra le relazioni che desiderano coltivare e quelle che effettivamente vivono. La frustrazione scaturisce, spesse volte, dall’osservazione del divario tra gli obiettivi relazionali ambìti e i risultati tangibili ottenuti, portando molti giovani a rinchiudersi in una spirale di isolamento. L’adolescenza, per sua natura, è un sicuramente un periodo critico caratterizzato da profondi cambiamenti fisici, emotivi e sociali, che possono generare stress e disorientamento. In questo frangente, gli adolescenti possono avvertire un’insicurezza acuta, confusione e una sensazione di perdita di controllo sulle loro vite. Spesso, si sentono sopraffatti dalla difficoltà di affrontare le sfide quotidiane, percependosi privi di risorse adeguate per far fronte ai problemi. Questo stato d’animo è ulteriormente esacerbato da un pensiero polarizzato, tipico di questa fase: la realtà viene percepita come un male, mentre la morte è vista come una via di fuga, un bene che offre una soluzione ai tormenti. In alcuni casi estremi, la morte può apparire come l’unica alternativa a problemi che sembrano insormontabili. L’autolesionismo e, nei casi più tragici, il suicidio, diventano espressioni dolorose di un desiderio di evasione da situazioni percepite come ineluttabili e senza via d’uscita. È fondamentale, in questo contesto, far comprendere ai giovani che il suicidio non rappresenta una soluzione temporanea, ma piuttosto una risposta definitiva a un problema che, per quanto grave possa sembrare, può essere affrontato e risolto. La società ha un ruolo fondamentale nel supportare gli adolescenti in questo delicato percorso. È essenziale promuovere spazi di ascolto e dialogo, in cui i giovani possano esprimere le loro emozioni senza timore di giudizio. La creazione di reti di sostegno, sia all’interno delle famiglie che nelle scuole, è fondamentale per offrire ai ragazzi le risorse e gli strumenti necessari per affrontare le difficoltà relazionali e personali. È fondamentale educare i giovani a riconoscere i segnali di disagio e a cercare aiuto, ricordando loro che non sono soli e che esistono sempre alternative ai ricorrenti pensieri autolesionistici. Solo attraverso un approccio empatico e comprensivo si potrà contribuire a ridurre il tasso di insoddisfazione relazionale e a promuovere il benessere psico-emotivo degli adolescenti.
Quali possono essere i fattori protettiviper il Benessere e la Resilienza?
I fattori protettivi che contribuiscono a ridurre il rischio suicidario possono essere suddivisi in due macro-aree: quella individuale e quella sociale. I fattori individuali riguardano la sfera personale e comprendono un’immagine positiva di Sé, la presenza di forti motivazioni per “vivere”, l’adozione di strategie di coping efficaci e una spiccata resilienza psicologica. I fattori sociali, invece, si riferiscono alla rete di sostegno che l’individuo può trovare nei legami familiari, nei rapporti scolastici e in quelli sviluppati in altri contesti di vita. Tra tutti, la resilienza rappresenta un elemento chiave nella protezione dal rischio suicidario. Essa è definita come la capacità di affrontare e superare le difficoltà quotidiane . Oltre a favorire la gestione degli ostacoli, la resilienza permette di mantenere un equilibrio emotivo anche di fronte a situazioni frustranti e complesse. Si tratta di un costrutto multidimensionale che nasce dall’interazione tra risorse personali e supporto sociale e familiare. Numerose ricerche hanno dimostrato che livelli insufficienti di resilienza sono associati a un aumento del rischio suicidario. Altri elementi fondamentali nella prevenzione includono una buona capacità di regolazione emotiva e un’elevata flessibilità cognitiva. Inoltre, la capacità di esprimere in modo efficace le proprie emozioni, specialmente quelle legate a eventi negativi può costituire un valido strumento di protezione. Infine, l’autostima svolge un ruolo essenziale nel rafforzare la capacità di affrontare le difficoltà, soprattutto quando è accompagnata dalla percezione di un solido supporto sociale e da un forte senso di appartenenza e integrazione nella comunità. Essere consapevoli del proprio valore, avere fiducia in sé stessi, sviluppare una solida intelligenza emotiva e coltivare relazioni positive, sia con i coetanei che con gli adulti di riferimento, rappresentano elementi chiave nella protezione degli adolescenti da comportamenti autodistruttivi. In questa fase della vita, il sostegno affettivo e la solidarietà costituiscono le basi più solide per una possibile prevenzione del suicidio/autolesionismo. Stringere legami di qualità, sentirsi parte di una rete sociale e ricevere supporto da figure significative sono fattori di grande importanza. In particolare, un rapporto positivo con i genitori e un ambiente scolastico accogliente risultano associati a una minore incidenza di ideazione suicidaria. Inoltre, la possibilità di esprimere e condividere le proprie emozioni, unita alla vicinanza e al sostegno del contesto sociale, esercita un potente effetto protettivo. Allo stesso modo, avere una prospettiva ottimistica sul futuro e nutrire aspettative personali positive aiuta a contrastare tale rischio (suicidario). Gli adolescenti che attraversano momenti di difficoltà richiedono un sostegno che sia non solo adeguato, ma anche strutturato e duraturo. Gli interventi più efficaci non si limitano a correggere singoli comportamenti problematici, bensì adottano una prospettiva più ampia e integrata, volta a potenziare le competenze personali e relazionali, favorendo così un percorso di crescita equilibrato e resiliente.
Quali potrebbero essere le strategie di intervento mirate?
Le strategie di prevenzione e gli interventi terapeutici devono essere modulabili e contestualizzati, in grado di rispondere con precisione alla complessità delle esperienze adolescenziali. È essenziale considerare l’unicità di ogni individuo, tenendo conto delle differenze personali, del retroterra socioculturale e delle peculiarità ambientali in cui il giovane è inserito. Affinché tali interventi risultino realmente efficaci, devono essere strutturati secondo un modello multifattoriale, capace di affrontare in modo dinamico le diverse fonti di stress che influenzano la vita dell’adolescente. Un approccio personalizzato, che tenga conto dell’età e delle differenze di genere, consente di affinare le strategie di supporto, rendendole più incisive e adeguate alle esigenze specifiche di ciascun ragazzo. Il suicidio in età giovanile non è solo una tragedia individuale, ma un fenomeno che si riverbera sull’intero tessuto sociale. Per questo motivo, gli interventi di prevenzione devono essere articolati su più livelli, mirando sia alla collettività che al singolo e coinvolgendo attivamente tutti gli attori chiave del contesto di riferimento, tra cui la scuola, la famiglia, i pari e la comunità. Particolare rilevanza è attribuita al ruolo delle dinamiche familiari: l’inclusione dei genitori nei percorsi di trattamento si rivela un elemento determinante per garantire un supporto efficace e duraturo. Un aspetto da non sottovalutare nella riduzione del rischio suicidario è rappresentato dalla diffusione della consapevolezza e dalla promozione di una cultura della prevenzione. L’alfabetizzazione su questi temi, attraverso un’informazione chiara e scientificamente fondata, permette di riconoscere precocemente i segnali di disagio e di intervenire in modo tempestivo. In quest’ottica, numerosi esperti sottolineano l’importanza di campagne educative mirate, rivolte a studenti, insegnanti e genitori, che non si limitino a fornire dati e indicatori di rischio, ma che approfondiscano anche le radici profonde del malessere, contribuendo a una trasformazione culturale nella gestione e nella comprensione della sofferenza adolescenziale.
Quali possono essere dei programmi di intervento?
In aggiunta, a quanto detto, programmi volti alla promozione della salute mentale e del benessere sociale in adolescenza devono essere progettati per dotare i giovani di competenze esistenziali essenziali, fornendo loro strumenti concreti per affrontare le sfide della crescita, perseguire le proprie aspirazioni e costruire una resilienza psicologica solida. Affinché tali iniziative risultino realmente efficaci, è necessario un intervento sistemico che assicuri un’equa distribuzione delle risorse e garantisca un accesso agevole e inclusivo ai servizi di supporto, indipendentemente dal contesto socio-economico di appartenenza. Un aspetto centrale è rappresentato dalla qualità delle relazioni interpersonali: instaurare un dialogo autentico e costruttivo tra gli adolescenti e le loro figure di riferimento costituisce un pilastro fondamentale per il loro equilibrio emotivo. È indispensabile rafforzare l’autostima, legittimare la libera espressione delle emozioni e favorire un ambiente familiare accogliente, capace di offrire sicurezza e comprensione. Parallelamente, il consolidamento di una rete sociale stabile e supportiva rappresenta un elemento di protezione, in grado di mitigare l’isolamento e il disagio psicologico. Oltre all’aspetto relazionale, è imprescindibile creare condizioni di vita che promuovano la piena realizzazione dell’individuo, incentivando lo sviluppo delle sue capacità, il potenziamento dei suoi talenti e il riconoscimento del suo valore intrinseco. La celebrazione della dignità personale all’interno della comunità non solo rafforza il senso di appartenenza, ma favorisce anche un modello sociale basato sulla valorizzazione dell’unicità di ogni giovane, promuovendo un contesto inclusivo e orientato al benessere collettivo.
CONCLUSIONE
L’adolescenza è un periodo di grande crescita e sviluppo, ma anche di fragilità e di sfide. È un cammino verso l’indipendenza, la comprensione di sé e la costruzione del proprio posto nel mondo, che comporta tanto rischi quanto opportunità di evoluzione. Il suicidio resta un tema tabù, spesso ignorato e stigmatizzato. Tale disagio può essere superato attraverso l’educazione e l’informazione, creando progetti di prevenzione che diffondano la consapevolezza sui fattori di rischio del suicidio. Comprendere la tragedia interiore di chi è in difficoltà è essenziale per essere cittadini responsabili, in grado di offrire supporto e comprensione. Affrontare questo argomento non significa solo analizzare le cause, ma entrare nel dramma emotivo vissuto da chi è affetto da ideazioni suicide, provando empatia per la loro sofferenza. È fondamentale riconoscere il peso delle emozioni devastanti, come il disprezzo verso se stessi, l’inadeguatezza e il vuoto emotivo, che spesso accompagnano queste esperienze. È fondamentale esercitare cautela nell’emissione di giudizi su chi arriva a tale gesto estremo. Le ragioni che spingono al suicidio sono molteplici e incomprensibili a chi non le vive in prima persona; dunque, anziché condannare, è più utile cercare di comprenderle e prevenirle. La responsabilità di prevenire i suicidi non può essere delegata solo ai professionisti, ma coinvolge ciascuno di noi. Per questo è essenziale costruire una cultura di speranza, solidarietà e aiuto reciproco, che favorisca condizioni di vita migliori per tutti.
Bibliografia
Berk, M. S. (2022). Editorial: Suicide prevention in youth. Child and Adolescent Mental Healt
Polito, M. (2020). Suicidio: la guerra contro se stessi. Cause e prevenzione. 2021.Polito, V. (2020). Psicologia del suicidio: Comprendere e prevenire il gesto estremo. Milano: Edizioni Scientifiche.
Dott. ssa Patrizia Santagati, Psicologa Clinica, Pronto Soccorso Psicologico Italia
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