Il Revenge Porn

A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Psicologa Clinica, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia

Abstract 

The Revenge Porn event falls under the category of “non-consensual pornography” and pertains to the distribution of sexually explicit images without the consent of those involved. Many studies have focused on sociological analyzes and consequences in the judicial field; few studies have been conducted on the psychological and psychopathological aspects that Revenge Porn can determine.

Advances in technology have allowed public access to a wealth of knowledge, and at the same time have facilitated disseminated communication that can reach national and international audiences. However, the integration of communication technologies in everyday life and intimate relationships involves a significant change in which the concepts of space and time change, the pace of life becomes faster and distances decrease. Excessive use can, especially in adolescence, condition the dimension of feelings and relationships, both in the school environment and within the groups to which they belong, specifying the methods of interaction and exchanges.

Today digital media are also used for sexual experiences where an erotic-sexual exchange takes place within the couple’s relationship, in the respect and consent of both. This phenomenon is called “sexting”, a term that derives from the association of the words “sex” and “texting” and consists of sending, receiving, and forwarding nude, semi-nude or sexually explicit images within digital forms of communication, using the smartphone, social networks and messaging channels. This custom takes place between compliant people and represents a way of experiencing sexuality, in terms of choices and sharing. The question we ask ourselves is how can we take action to reduce this phenomenon?

Riassunto

L’evento del Revenge Porn va inserito nella categoria della “pornografia non consensuale” ed è attinente alla distribuzione di immagini sessualmente esplicite senza il consenso di chi ne è coinvolto. Molti studi si sono focalizzati sulle analisi sociologiche e con conseguenze in ambito giudiziario; pochi sono gli studi invece condotti sugli aspetti psicologici e psicopatologici che il Revenge Porn può determinare.

Le progressioni della  tecnologia hanno consentito l’accesso pubblico a una vastità di conoscenza, e nello stesso tempo hanno agevolato una comunicazione divulgata che può raggiungere il pubblico nazionale e internazionale. Tuttavia, l’integrazione delle tecnologie di comunicazione nella quotidianità e nelle relazioni intime comporta un rilevante cambiamento in cui mutano i concetti di spazio e di tempo, i ritmi di vita diventano più rapidi e le distanze  diminuiscono. L’eccessivo utilizzo può, soprattutto in adolescenza, condizionare la dimensione dei sentimenti e delle relazioni, sia in ambito scolastico sia all’interno dei gruppi di appartenenza, specificando le modalità di interazione e gli scambi.

Oggi i media digitali vengono impiegati anche per le esperienze sessuali dove avviene uno scambio erotico-sessuale all’interno della relazione di coppia, nel rispetto e consenso di entrambi. Questo fenomeno è denominato “sexting”, termine che deriva dall’ associazione delle parole “sex” e “texting” e consiste in invio, ricezione, inoltro di immagini nude, semi-nude o sessualmente esplicite all’interno di forme di comunicazione digitale, utilizzando lo smartphone, le reti sociali e i canali di messaggistica. Tale consuetudine avviene tra persone accondiscendenti e rappresenta un modo di vivere la sessualità, nel riguardo delle scelte e della condivisione. La domanda che ci poniamo come possiamo  intervenire per ridurre questo fenomeno?

Revenge Porn

Introduzione:

Il Revenge Porn consta nella diffusione di contenuti multimediali sessualmente chiari senza che via sia il consenso della persona ritratta. Questo è uno dei crimini in avanzamento, forse uno dei più diffusi connesso all’utilizzo di moderne tecnologie. Il Revenge Porn, nella traduzione italiana diventa “porno vendetta”: cioè una persona, per punire la persona amata, come emerge dai fatti di cronaca, divulga materiale pornografico al fine di maltrattarla psicologicamente.

I contenuti del Revenge Porn sono diversificati dai messaggi di testo con contenuto palesemente sessuale fino alla propaganda di foto della vittima, nuda o in atti erotici; il contenuto manifesto viene spesso utilizzato come forma di riscatto. La diffusione delle immagini viene vista come uno strumento di violazione dell’identità della vittima, proprio all’interno di un rapporto di coppia, dove uno dei partner diventa vittima involontaria e oggetto di opinione altrui. Tale requisito può portare ad un significativo disagio, sia nella sfera personale per quanto riguarda l’autostima, mentre nella sfera sociale e interpersonale, causa difficoltà relazionali e affettive nella dimensione sessuale. 

L’effetto che la pornografia non consensuale comporta a livello psicologico è notevole ed è contraddistinto da disagio emotivo, percezione di negatività, bassa autostima, sensi di colpa e imbarazzo in pubblico, e da condizioni di depressione, ansia e stress; dal punto di vista della conduzione della quotidianità, possono verificarsi: perdita del lavoro, impedimenti nel raggiungere i propri obiettivi, blocco nelle relazioni affettive e sociali e con futuri partner. In svariati casi, possono trasformarsi in casi di molestie e stalking. 

Il Revenge Porn come configurazione di violenza digitale è in forte diffusione, e capirlo nelle sue peculiarità diventa necessario per poter progettare interventi di prevenzione, educazione e trattamento. Importante prominenza viene data agli aspetti sociali; marginale interesse sembrano ricoprire i meccanismi affettivi, relazionali, di personalità e di implicazioni psicopatologiche che possono appoggiarlo.

Lo sviluppo del Revenge Porn nella quotidianità richiede un approfondimento scientifico finalizzato all’individuazione di determinanti e di dinamiche individuali come anche delle eventuali implicazioni psicopatologiche utili alla pratica clinica psicologica. Diventa neccessario capire cosa c’è dietro un fenomeno sociale individuandone le variabili psicologiche e gli aspetti personologici che concorrono alla prevenzione e alla strutturazione di proposte di intervento specifici, focalizzati sulle difficoltà e sui bisogni sia della vittima sia dell’autore dell’atteggiamento.

Alcuni studi hanno messo in evidenza come la cultura sia importante ai fini dello stigma delle vittime di Revenge Porn, considerate come persone sessualmente più ibride e tendenti all’espressione di sé tramite il corpo in situazioni intime. Modo di fare che implica sensi di colpa nelle vittime attesta come il contesto sociale e culturale eserciti una notevole influenza, facilitando stati di sofferenza mentale e psicologica significativi. Il senso di colpa in queste vittime causa una profonda perdita della dignità con la annientamento della propria sicurezza emotiva e affettiva; spesso tendono a negare completamente l’accaduto proprio a causa del senso di vergogna che si avverte.

Le persone che divulgano queste immagini hanno alti livelli di impulsività associata a una mancante componente empatica ed emozionale. Poco ancora si sa su quali siano le caratteristiche psicologiche di tali soggetti, della loro storia personale e familiare pregressa, di eventuali situazioni di criticità che hanno maturato una componente trasgressiva e violenta.

Le conseguenze del Revenge Porn sono solitamente più evidenziate nelle donne, proprio perché la diffusione del fenomeno adocchia come vittime il genere femminile, sebbene lo scambio di sexting accade in ogni genere e orientamento sessuale. Infatti, la pornografia non consensuale è considerata un evento nuovo, prosperato notevolmente negli ultimi anni, che consiste nel porre online immagini/video di nudo o semi-nudo di una persona senza il suo consenso. Nei svariati siti Web di pornografia non consensuale gli amministratori adoperano l’hacking informatico per procacciarsi foto di nudo di donne e poi li strappano facendo pressione affinché paghino una tassa per far togliere le loro foto.

Considerazioni:

Secondo il sociologo Bauman stiamo entrando in un ambito di grande provvisorietà che si contraddistingue per un uso delle relazioni, invece che di un processo di costruzione delle relazioni (Bauman 2009,p.33). I Social, in questi ultimi anni, sono divenuti per fama il luogo dove gli altri attraverso il loro apprezzamento ci ridefiniscono. In questo nuovo ambiente relazionale le classiche teorie basate sulle differenze di genere vengono superate dall’affiorare di un iper-individualismo che incorpora anche il genere, ma che viene sovrastato dall’esibizione dell’immagine di sé (Pira 2017, p352).

In questi frame work il nostro corpo ha assunto una duplice funzione: da un lato possiamo dire che sia il portatore di un’ identità visibile di sé e del proprio stile di vita, (Bauman 2015), dall’altro lato è uno strumento il corpo come altro da sé una dimensione che appare con tutta la sua evidenza nell’universo Social. Questo è il palcoscenico sul quale l’identità si ridefinisce con conseguenza diretta e indiretta dei like che l’individuo conquista su Facebook o dei cuoricini che acquisisce su Istagram (Pira2017 p.361).

E’ in questa cornice che si inserisce quello che viene definito “Revenge Porn” che viene indicato come una “vendetta porno”. Viene spesso utilizzato in modo confidenziale per individuare il reato in questione, ma risulta essere un termine approssimativo e addirittura sviante: esattamente, la vendetta stabilisce un gesto da dover condannare e quindi una colpevolizzazione. Per tale motivo il Revenge Porn si pone come una vendetta da parte dell’ex partner il cui scopo è quello di recuperare la superiorità la dinamica di coppia o semplicemente nei confronti della donna.

Le donne sono le vittime privilegiate per ciò che caratterizza questo fenomeno si tratta di uomo che non accetta la fine di una relazione amorosa, né che la sua donna possa rendersi indipendente ai suoi occhi, per questi motivi egli attua questa vendetta come se la sua donna avesse una condanna da pagare, quella di non aver permesso che la storia durasse per sempre. Oggi è pur vero che la società in cui viviamo ancora non accetta e non ammette la sessualità della donna, ciò si evince per come vengono ancor oggi percepiti e valutati in maniera diversa i comportamenti maschili e femminili, un uomo che ha molte donne viene considerato come un virile, mentre una donna viene vagliata in toto e con i peggio appellativi. Per tale motivo quando vediamo online materiale sessuale multimediale esplicito , la donna viene ricoperta di giudizi negativi non solo riferiti alla sua persona, ma anche alla sua morale e i suoi valori personali comportando in questa maniera una grave compromissione in ambito sociale e relazionale oltre all’ambito lavorativo.

Ogni giorno si ha la convinzione che l’unica forma di violenza possibile sia quella fisica, ma già nel 1980 Liz Kelly aveva sviluppato il concetto di continuum della violenza facendo riferimento a quell’insieme di abusi, minacce e molestie che si intersecano tra loro rendendo impossibile una loro distinzione. Nondimeno tutte queste azioni dolose hanno un unico scopo quello di utilizzare la prepotenza, la forza e la sopraffazione per possedere il pieno controllo della propria donna. Per tale motivo il Revenge Porn si colloca in un continuum dove potremmo affermare che esso sia un abuso sessuale basato su immagini, terminologia utilizzata per la diffusione illecita di materiale intimo senza il consenso della persona. Quando parliamo di porno vendetta facciamo riferimento ad un fenomeno che può coinvolgere ognuno di noi stravolgendo la vita quotidiana, le conseguenze non riguardano solo la sfera fisica quanto quella psicologica, proprio come accade alle vittime delle varie configurazioni degli abusi sessuali.

Il “Revenge Porn”, come abbiamo già detto più volte, si compie a fine di una relazione sentimentale e sopraggiunge con lo scopo di vendicarsi per la decisione presa dal partner di troncare la relazione, procurandogli un’ offesa, ma purtroppo non è sempre così. Il fenomeno sta diventando via via sempre più diffuso tra i giovanissimi e produce alle vittime notevoli problemi a livello psicologico: per esempio Lenore Walker, nel 1970 nel suo libro la donna maltrattata, la psicologa americana parla di emozioni molto similari a quelle che si provano quando si soffre di sindrome da stress post-traumatico. La paura del giudizio sociale, il terrore e la sensazione di isolamento, la perdita di certezza sulla realtà dei fatti, le manifestazioni di panico, l’insonnia, la depressione e l’ansia, la mancanza di autostima sono tutti sintomi che si protraggono anche anni dopo il fatto. La cessione, diffusione, pubblicazione dei video o delle foto sessualmente esplicite e personali che avviene attraverso la rete internet tra cui social network, blog, e-mail, WhatsApp, siti internet pornografici, raggiunge uno vastissimo numero di persone affinché la vittima viene schernita, diviene oggetto di beffa da parte dei conoscenti e di soggetti lontani, e si sente imprigionata in un meccanismo che continua ad incrementarsi ogni secondo sempre di più fino al punto di arrivare a convincersi del fatto che non vi sia via d’uscita. 

Nel 2016 è stato fatto uno studio da parte di Samantha Bates, in cui si osservavano le ripercussioni psicologiche in un campione di donne vittime di Revenge Porn, ciò che è emerso come le vittime sviluppino: una perdita della fiducia nelle relazioni, depressione, ansia, disturbo da stress post traumatico (PTDS), comportamenti disfunzionali tra cui l’abuso di alcool e autolesionismo, e nei casi più disparati ideazione suicidaria. Inoltre nei risultati emersi da questi studi , si rilevavano notevoli similitudini con gli effetti psicologici della violenza sessuale.

Un altro studio condotto da Ruvacalba e Eaton nel 2019 si sono occupati di valutare gli effetti del Revenge Porn, studiando le differenze di genere. In riga con i risultati internazionali, le donne hanno evidenziato un tasso di vittimizzazione superiore e non sono quasi mai le autrici della diffusione. Le donne vittime di revenge porn mostrano un livello di distress psicologico elevato e di sintomi somatici sia rispetto alle donne che non sono vittime, che agli uomini che ne sono stati vittime a loro volta. Tra le variabili di distress psicologico gli autori hanno incluso ansia, depressione e difficoltà nel controllo emotivo.

Altri sudi hanno analizzato in modo sviscerato il livello di distress psicologico tra cui Kamal e Newman nel 2016 documentano che le vittime di revenge porn hanno sensazioni di rabbia e colpa e sintomi depressivi e paranoici. Nella vita di tutti i giorni le vittime riferiscono un’alterazione delle relazioni personali e un graduale processo di isolamento, che rimanda a sentimenti di umiliazione e di indegnità individuale. Tali conseguenze sembrano riflettersi in particolar modo sull’efficacia lavorativa o sulla capacità di reperire una nuova occupazione. L’esito negativo maggiormente riscontrato tra i minorenni consiste nell’abbandono della frequenza scolastica. Molte delle vittime, come sostiene Bates, sperimentano condizioni di ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico, sia nella quotidianità sia nella dimensione interpersonale; la sfiducia nell’altro e in sé stessi può comportare una forte diminuzione dell’autostima e un maggiore senso di inadeguatezza anche rispetto a relazioni future.

Allo stato attuale, emerge come vi siano delle caratteristiche individuali che potrebbero essere considerate fattori predittivi di comportamenti di Revenge Porn; in questa ottica, futuri studi dovrebbero essere orientati all’approfondimento di questi aspetti per delineare un quadro personologico più chiaro. Un approfondimento su tale fenomeno sulla comprensione dei profili psicologici di coloro che sono coinvolti potrebbe risultare utile all’attuazione di azioni preventive come anche di strategie riabilitative per ridurre la prevalenza di tale forma di comportamento violento; le ricerche future potrebbe esaminare questi aspetti nell’ottica di una promozione dell’educazione relazionale e sessuale positiva.

L’eccitazione procurata dalla pratica della Revenge Pornography non è tanto il fatto di poter contemplare contenuti sessualmente espliciti, data la vasta e gratuità possibilità proposta dal mondo di Internet, ma è legata alla trasgressione di osservare qualcosa che sarebbe dovuto rimanere in una dimensione privata.

Negli ultimi anni, vi è una grossa esplosione e diffusione, sulle piattaforme virtuali, di ciò che viene definito amateur porn, in pieno disordine, senza che vi sia la certezza di un consenso Citron e Franks (2014) riferiscono che coloro che hanno subito il Revenge Porn hanno dovuto fronteggiarsi con delle conseguenze gravi, sia per quanto concerne il proprio benessere psicologico che la propria vita professionale ed educativa. Si registra un maggiore rischio rispetto all’essere vittime di stalking oppure di aggressioni. Si sviluppa il pericolo di poter subire molestie o violenze sessuali, soprattutto se vi è un’identificazione della persona descritta nelle immagini diffuse (Branch et al. 2017). Vi è, dunque, un aumento delle minacce, sia di violenze sessuali che fisiche o da parte di chi vi è ritratto (Franks 2017).

Conclusioni:

Il Revenge Porn, come ho definito in questo articolo, è una forma di violenza di genere, a tutti gli effetti. Esso comporta gravi conseguenze, delimita la libertà femminile, colpevolizzandola e tenendola al posto che le è dovuto. Il problematico e ritardatario inquadramento legislativo è la prova del fatto che dare un’etichetta a qualcosa indica darle una forma e renderla realtà. Una realtà che potrebbe terrorizzare talmente tanto da non poter avere più fiducia di chi si ha vicino. Sono anni che la violenza maschile contro le donne rivela che la maggior parte dei maltrattanti sono persone vicine: compagni, mariti, conviventi, ex fidanzati, padri, fratelli, nonni e cugini. Gli esseri umani, come meccanismo di difesa, sono portati ad essere ciechi davanti a ciò che potrebbe marchiarli a vita, deluderli o produrre un dolore tale da poterli sopprimere. Offuscare, però, non porta degli effetti positivi: porta all’indifferenza verso gli altri, verso chi ci sta attorno e tendiamo a imprigionarci nel nostro guscio. Vi è la necessità di spalancare e aprire gli occhi, parlare, conoscere, criticare, decretare ed attestare. Non si può più fare finta di niente.

Come abbiamo potuto notare i casi sul Revenge Porn interessano prevalentemente il genere femminile e quasi sempre hanno come fattore precursore l’attività di sexting cioè l invio di materiale a sfondo sessuale per via virtuale. Abbiamo notato inoltre che il Revenge Porn è la condivisione di materiale intimo senza il consenso della persona ritratta. La diffusione di tali immagini ha come scopo quello di danneggiare la reputazione della stessa, tale problematica a sua volta si inserisce all’interno di un quadro più ampio che può essere definito pornografia non consensuale, in cui la pubblicazione online dei contenuti sessualmente espliciti avviene per diversi motivi tra cui il puro divertimento.

Diversi studi, come si è visto, hanno messo in evidenzia le caratteristiche personalogiche in grado di facilitare la messa in atto di azioni dannose; lo studio di Pina e al. del 2017 ha dato l’input e ha dimostrato che non solo gli autori del cyberstupro presentano una forte correlazione con la dark triad , che comprende narcisismo, machiavellismo e psicopatia, ma anche un approvazione del comportamento stesso. Nello sforzo di diminuire l’impatto emotivo della pornografia non consensuale, alcune donne depennano i loro account online sui social media. La rimozione di tutti i profili sui social media spesso divide le donne da connessioni sociali positive con amici e familiari, in quanto i social media sono un modo comune e contemporaneo per restare in contatto con i propri cari. Oltre a Internet, nella “vita reale”, alcune donne cambiano completamente la loro vita e le loro routine per ridimensionare l’impatto della pornografia non consensuale (Cecil, 2014).

Una conseguenza correlata alla vendetta pornografica o abuso sessuale, è victim blamig che consiste nel reputare la vittima direttamente colpevole della molestia ricevuta. In riferimento a questo alcuni studi hanno messo in evidenza che se il contenuto multimediale condiviso illecitamente la vittima era completamente o parzialmente nuda, era pensata come meritevole di tale azione. Questo rischio di tendere a normalizzare un comportamento che va a ledere i diritti della persona e che scatena sensi di colpa e vergogna deve essere oggetto di riflessione( Mckinlyan, Lavis, 2020).

Il Revenge Porn fa presa nel mondo del web nonostante possa sottovalutare la rilevanza , le ripercussioni sulla salute mentale e sulla vita delle persone coinvolte, nonostante siano evidenti. 

Nell’ attività clinica è possibile giungere in relazione con contesti di Revenge Porn effettuate ai danni sia di persone adulte, che di minorenni. L’apporto che uno psicologo può dare per contrastare questo fenomeno si colloca su due livelli, in relazione al contesto in cui si dipana l’attività professionale e all’ istante in cui si agisce.

Il primo ambito è quello precauzionale, la prevenzione psicologica intende muoversi, sui fattori di rischio e sui comportamenti che possono rilevare la persona a diventare vittima di revenge porn. Molte risoluzioni riguardano l’educazione e la costruzione di un’identità sull’affettività e sulla sessualità, la sensibilizzazione sulla parità di genere e sull’uso delle tecnologie informatiche e dei social media. Si possono stabilire interventi tesi ai giovani di discussione e di educazione sulle relazioni, sulla comunicazione, sugli stereotipi di genere e sul vicendevole rispetto, prendendo in considerazione che l’ambito elettivo in cui il revenge porn si incastra è proprio quello relazionale e, più precisamente, quello della rottura relazionale. È opportuno predisporre attività di psico-educazione alla sessualità, con la finalità di permettere alle persone di vedere modalità di ricercare, raccontare e conoscere una sessualità libera e appagante. Il mondo della sessualità post moderna, infatti, influisce con lo sdoganamento della libertà espressiva individuale che si associa con l’ influenza delle tecnologie informatiche, sia in termini espressivi di potere dell’immagine che di virtualità di diffusione. Persiste una forma di resistenza culturale nel trattare la sessualità, perfino nella pratica clinica con i pazienti o nei diversi ambiti professionali in cui si lavora.

Il secondo livello è quello dell’intervento di contrasto e di cura della sofferenza raccontata da persone che sono vittime di Revenge Porn. Ulteriormente agli interventi clinici propri di ciascun indirizzo professionale, possono realizzare: uno spazio divulgativo al paziente, in modo che la persona fruisca i chiarimenti utili per capire e stabilire come tutelarsi; valutare con il paziente se sia possibile innescare una rete di sostegno amicale/familiare e come trattare l’argomento con le persone che sono arrivate a conoscenza del materiale sessualmente esplicito che lo riguarda; indirizzare il paziente in un ente specializzato per la presa in carico di persone vittime di revenge porn, come i Centri antiviolenza, al fine di assicurare una presa in carico attiva e legale diretta alla tutela della persona. 

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Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice PSP-Italia