A cura della Dott.ssa Francesca Torre, Psicologa Clinica Pronto Soccorso Psicologico-Italia
Abstract
The advent of smartphones and social networks has affected or rather modified, our social and communicative sphere, and it is possible to generalize this transformation to “everyone”; it is, in fact, a transversal effect that has affected subjects of all ages without distinction, from children to the elderly, because by now it is undeniable that, almost everyone and almost everything, we need a connection to the Net. In this social and cultural revolution also the institution of the family undergoes repercussions on its social, relational, and educational structure, launching a further challenge to the already difficult task of the parent and its normative and protective function; as a result of the many transformations it has undergone, it is in a condition of reorganization and adaptation of its social role.
Riassunto
L’avvento degli smartphone e dei Social Network ha intaccato, o meglio modificato, proprio la nostra sfera sociale e comunicativa, ed è possibile generalizzare a “tutti” questa trasformazione; si tratta infatti di un effetto trasversale che ha interessato indistintamente i soggetti di tutte le età, dai bambini agli anziani, perchè ormai è innegabile che, quasi tutti e quasi per tutto, abbiamo bisogno della connessione in Rete. In questa rivoluzione sociale e culturale anche l’istituzione famiglia subisce delle ripercussioni al suo assetto sociale, relazionale ed educativo, lanciando un’ulteriore sfida al già difficile compito del genitore ed alla sua funzione normativa e protettiva; essa, come conseguenza delle molte trasformazioni subite, si trova in una condizione di riorganizzazione e adattamento del proprio ruolo sociale.
“Il concetto chiave non è più la ‘presenza’ in Rete, ma la ‘connessione’: se si è presenti ma non connessi, si è soli”, (A.Spadaro)
Quando si parla di famiglia una delle immagini più tipiche e tradizionali che viene in mente si rifà all’ambientazione del focolare domestico, in cui i diversi familiari, stanno accomodati su una sedia o su una poltrona, solitamente seduti a cerchio attorno ad un camino o una diversa fonte di calore non solo per riscaldarsi, ma soprattutto per interagire e condividere con gli altri le proprie esperienze e vissuti, cercando consigli, conforto o semplicemente ascolto. Per cui anche questa disposizione circolare non è casuale e assume un netto significato simbolico, nel cerchio tutti si trovano su uno stesso piano e hanno la possibilità sia di vedere che di farsi vederere dagli altri da qualsiasi prospettiva, avendo così una visione globale dei diversi componenti del gruppo, focalizzando l’attenzione verso ciò che succede all’interno del cerchio stesso alimentando e rafforzando il senso di appartenenza tra i diversi componenti del nucleo familiare.
Ai giorni nostri questa scena è ormai insolita da vedere e quasi difficile anche da immaginare, infatti a “rubare la scena” all’ormai datato focolare, sono subentrati i nostri cari smartphone che hanno segnato un’epocale svolta dando il via all’Era dei Social, ma che paradossalmente hanno intaccato o meglio modificato proprio la nostra sfera sociale e comunicativa, ed è possibile generalizzare a “tutti” questa trasformazione;
si tratta infatti di un effetto trasversale che ha interessato indistintamente i soggetti di tutte le età, dai bambini agli anziani, perchè ormai è innegabile che, quasi tutti e quasi per tutto, abbiamo bisogno della connessione in rete.
Un classico esempio ai giorni nostri è che il primo a cui si va per chiedere e cercare consigli non è più il genitore, il parente, il caro amico, ma il cosidetto dottor Google detentore di qualsiasi risposta ai nostri quesiti
A tal riguardo è molto interassante ciò che afferma il giornalista e teologo A. Spadaro, rispetto a come la rete si è insinuata in maniera preponderante nelle nostre vite: “La rete non è uno strumento, ma un ‘ambiente’ nel quale noi viviamo. I ‘dispositivi’, cioè gli oggetti che abbiamo sotto mano (spesso, in effetti, non più grandi di una mano) e che ci permettono di essere sempre connessi, tendono ad alleggerirsi, a perdere consistenza per diventare trasparenti rispetto alla dimensione digitale della vita. Sono porte aperte che raramente vengono chiuse. Chi spegne ormai un iPhone? Lo si ricarica, lo si ‘silenzia’, ma raramente lo si spegne. C’è chi neanche sa come si spegne. E se abbiamo uno smartphone acceso in tasca siamo sempre dentro la rete. Di conseguenza aumenta il numero degli studi su come la rete sta cambiando la nostra vita quotidiana e, in generale, il nostro rapporto con il mondo e le persone che ci stanno accanto”. (A.Spadaro,2012)
Viene da sè dunque che in questa rivoluzione sociale e culturale anche l’istituzione famiglia subisca delle ripercussioni al suo assetto sociale, relazionale ed educativo, lanciando un’ulteriore sfida al già difficile compito del genitore e alla sua funzione normativa e protettiva.
In particolare, le difficoltà che si riscontrano maggiormente riguardano l’atteggiamento nei confronti dei Social Network e il loro utilizzo, a causa della poca conoscenza di essi e della loro specifica funzione, è proprio la bassa informazione rispetto a questi nuovi linguaggi digitali che provoca la diffusione di diversi pregiudizi che inibiscono la ricerca delle possibili risorse e opportunità relazionali tra le diverse generazioni, che potrebbero derivare da un uso appropriato delle stesse applicazioni.
E. Scabini e G. Rossi (2013) ravvisano tre tipologie di pregiudizi nei confronti di queste nuove tecnologie da parte delle famiglie:
– il determinismo tecnologico, secondo il quale è la stessa tecnologia ad imporre modalità relazionali differenti da quelle tradizionali, e non la libera scelta del ragazzo a partire dai valori e principi acquisiti grazie alle principali agenzie educative (prima fra tutte la famiglia). Partendo da questo assetto, Internet e la Rete per alcune famiglie sono causa di un impoverimento cognitivo e relazionale dell’individuo che fa soccombere la sfera del reale rafforzando solamente un’identità virtuale.
– il dualismo digitale, ovvero la tendenza a scindere i due mondi reale e virtuale, in cui quest’ultimo influisce negativamente alla creazione di relazioni reali proprio a causa dell’investimento del tempo passato online. Per i giovani però non sussiste questa divisione, ma si tratta di mondi paralleli a cui si adattano senza per forza correre il rischio di un isolamento sociale.
– il divario generazionale: si tratta di una posizione quasi di rassegnazione da parte di quelle generazioni che hanno cominciato ad apprendere l’uso delle teconologie già da adulti, e che quindi non riescono a considerare come parte integrante del loro contesto di vita, ma come mezzi intrusivi che influenzano negativamente la relazione con le nuove generazioni dei cosidetti “nativi digitali” per i quali invece la Rete ha sempre fatto parte del loro mondo.
Effettivamente, trovandoci di fronte a un mondo – quello di Internet e della Rete – in continuo e veloce sviluppo, non è così semplice intervenire per superare questi pregiudizi.
A tal riguardo risulta ancora attuale il concetto introdotto da Z. Bauman di “modernità liquida”: secondo l’illustre sociologo, la modernità va di pari passo con l’idea di un divenire continuo che genera di conseguenza condizioni di dubbio e perplessità: “la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza” (Z. Bauman, 2006).
In questo clima di irrisolutezza di fronte a questa rivoluzione tecnologica a cui stiamo assistendo è presumibile che anche l’istituzione della famiglia abbia subito delle trasformazioni dovendo riadattare anche il proprio ruolo sociale.
Una ricerca del CISF (Centro Studi sulla Famiglia) del 2017, permette di identificare quattro diverse tipologie di famiglie, a partire dalle modalità di fruizione dei nuovi media e dalle modalità di gestione delle relazioni interne che da questi ultimi risultano condizionate, distinguendo così:
1-Famiglie marginali e/o escluse: solitamente si tratta di anziani soli o in coppia con una bassa scolarizzazione che utilizzano pochissimo e per nulla in nuovi mezzi tecnologici di comunicazione, restando legati all’uso del classico telefono o della tv.
2- Famiglie mature moderatamente in rete: rientrano in questo gruppo le coppie di gente matura con figli già in età adulta, che iniziano ad “affacciarsi” al mondo dei Social e del Web in generale, apprezzandone gradualmente l’utilità pur non avendo spiccate competenze tecnologiche.
3- Famiglie più giovani decisamente in rete:a questa categoria appartengono quelle coppie di giovani adulti con un buon livello di scolarizzazione che, nella maggior parte dei casi, hanno ancora figli minorenni e che usufruiscono abitualmente del Web e delle sue risorse.
4- Single giovani e coppie di giovani: quest’ultimo gruppo è quello della cosidetta “famiglia ibridata” in cui i componenti sono in costante connessione con il mondo di Internet e dei Social, creando legami e relazioni in continuo scambio tra mondo reale e virtuale.
“I media non sono più strumenti ingombranti, non sono più opachi, ma indossabili, intrusivi, invasivi”. (P.C.Rivoltella, 2017, https://www.cnosfap.it/sites/default/files/articoli_rassegna/10_mion_scherdariorapporti_1.pdf).
Dai risultati di questo studio e dalle diverse tipologie di famiglie che ne derivano appare chiaro come le modalità differenti di approccio nei confronti delle nuove tecnologie di comunicazione e dei Social media, impattano in maniera direttamente proporzionale con lo stile genitoriale e soprattutto con le pratiche educative assunte; si parla in questo caso di “digital parenting”, ovvero le modalità con cui i genitori, a partire del loro rapporto con il digitale, cercano di controllare e regolare i propri figli nell’utilizzo dei diversi mezzi di comunicazioni di massa; oggi primo tra tutti lo smartphone.
In questi termini a seconda dell’atteggiamento più o meno conservatore dei genitori nei confronti delle nuove tecnologie e della loro fruzione gli autori B.Soenens, M.Vansteenkiste e W.Beyers (2019) individuano quattro diversi stili educativi e di controllo genitoriale:
– Stile Autorevole: i genitori, in compartecipazione con i figli, si accordano e definiscono le regole ed i tempi di utilizzo dei Social, tenendo conto delle esigenze dei figli stessi. Si tratta di uno stile supportivo e protettivo pur rispettando l’autonomia dei propri ragazzi favorendo un uso consapevole del web.
– Stile autoritario: i genitori che assumono questa modalità educativa appaiono molto conservatori e rigidi imponendo i loro limiti e regole ai figli senza interessarsi al loro parere. Questa modalità, oltre che non dare una guida per i figli, inibisce quesi totalmente anche la possibilià di relazione e scambio generazionale.
– Stile Trascurante: in questo terzo modello il genitore assume un atteggiamento ambivalente e discontinuo, non fornendo delle regole chiare e definite ai figli.
– Stile Permissivo: si tratta di genitori che hanno una tendenza prevalentemente lassista lasciando ai figli la libertà di utilizzare tutto ciò che concerne Internet e la Rete senza esercitare su di loro alcun controllo.
Appare chiaro come questi ultimi due stili di digital parenting che mancano completamente di una modalità di controllo, promuovono involontariamente il diffondersi dei maggiori “rischi” del Web a cui possono incorrere questi giovani, prorio perché non accuratamente formati e supportati ad un uso responsabile di Internet.
In realtà non è semplice per gli stessi genitori avvalersi di un modello educativo valido ed efficace, perché sopratutto le giovani coppie che si affacciano alla genitorialità sono anch’essi investiti dal ruolo invadente delle nuove tecnologie, essendone stati proprio loro tra i primi fruitori in un contesto completamente manchevole di regole.
Il professore F. Pira del dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina, presentando uno dei suoi interessanti libri “Figli delle App”, sottolinea come l’adattamento a questa rivoluzione tecnologica sia “un percorso attraverso generazioni che si sono evolute all’interno di ambienti sempre più tecnologici, spesso da soli, e che oggi sono gli adulti appena diventati genitori, tutti accomunati nell’evidente dicotomia tra connessione e relazione. Un uso della tecnologia che ci mostra come l’intuitività, l’immediatezza siano gli aspetti prevalenti che di fatto sembrano annullare quasi del tutto lo spazio per comprendere il contesto prima di agire. Così, l’azione viene prima della riflessione, che genera una risposta emotiva immediata e mediata dallo schermo” (F.Pira,2021, https://qds.it/francesco-pira-racconta-la-generazione-dei-figli-delle-app/)
Quanto detto finora non significa che le famiglie, di fronte a questi temi, debbano restare abbandonate a sê stesse in balia di questo clima di preponderante mutazione ed incertezza, impostando i loro interventi educativi nei confronti dei figli semplicemente per prove ed errori, ma esistono delle linee guida e consigli utili per regolare l’uso di Internet nei minori.
Interessanti sono gli approcci di O. Di Mauro e L.Bissolotti (2012) che vengono presentati raggruppati in riferimento a 3 fasce di età dei bambini, elencati di seguito:
– Bambini fino ai 10 anni: fino a questa età è fortemente raccomandanta la supervisione dell’adulto durante l’uso del dispositivo elettronico che sia pc, tablet o smartphone oltre all’attivazione di mezzi di Safety family per la navigazione su siti. La presenza continua del genitore a questà età appare importante non solo per proteggere il bambino da possibili contenuti inadatti, ma anche per essere pronto a rispondere ai suoi dubbi e curiosità oltre a stabilire giuste regole sui modi e tempi di utilizzo.
– Ragazzi tra 11 e 14 anni: oltre a restare valide le indicazioni relative soprattutto all’attivazione degli strumenti di Safety family e alle regole relative al tempo di utilizzo quotidiano dei dispositivi elettronici a questa età, il genitore è tenuto a rassicurare il minore alleandosi con lui, invitandolo a far subito presenti situazioni di disagio che ha potuto vivere durante la navigazione, senza innescare sentimenti di colpa e/o vergogna per il possibile errore commesso.
– Ragazzi tra 15 e 18 anni: anche se a questa età i ragazzi utilizzano autonomamente Internet e tutto ciò che concerne la connessione in Rete, è fondamentale che la figura del genitore come supporto non manchi, dando comunque alcuni limiti e cercando di instaurare un dialogo non solo sui temi relativi alla vita reale, ma anche rispetto ai contenuti che scambiano online, affrontando anche il tema della pornografia, consigliando siti che forniscano nozioni di educazione sessuale; facendo attenzione ai giochi che utilizzano per prevenire il rischio di gioco d’azzardo, alle informazioni personali che condividono e agli atteggiamenti che assumono nei confronti dei coetanei, insegnando loro anche online ad assumere un comportamento etico e responsabile.
È indubbiamente riconosciuto che le nuove tecnologie comunicative e in modo più particolare i Social Network abbiano, in un certo senso, minato l’equilibrio del sistema familiare proprio perché non tutti i genitori conoscono ed hanno le competenze adatte nell’utilizzo di questi nuovi mezzi, ed a volte sottovalutano il forte impatto che questi ultimi hanno sulla vita sociale ed emotiva dei figli: “Spesso lo schermo ripara le mille insicurezze che un adolescente può avere. Può diventare il posto in cui potersi sfogare e cercare di diventare ciò che vorrebbe essere, ma che ancora non è. Può diventare luogo di informazione. Gli adolescenti oltre che essere, aggressivi, testardi, impulsivi, arrabbiati sono anche sensibili, ingenui e spesso facili da raggirare” (F.Pizzoli, 2019 https://www.wired.it/internet/social-network/2019/04/27/famiglia-social-network/).
Uno degli aspetti da non sottovalutare e per il quale è bene che le famiglie e le istituzioni scolastiche siano ben informate e formate tramite l’attivazione di interventi di prevenzione primaria è l’alto rischio di isolamento per i giovani che passano ormai gran parte della loro vita entrando in contatto e comunicando con gli altri solo attraverso lo smartphone e i Social, preferendo questa modalità di relazione all’incontro reale.
La psicologa statunitense S.Turkle (Boston, 1948) parla della transizione antropologica che stiamo subendo da “uomini della strada” a “uomini della stanza”, sostenendo come le nuove tecnologie e soprattutto i Social e gli smartphone stanno completamente cambiando non solo le nostre abitudini, ma il nostro essere, con il conseguente impatto che queste nuove abitudini hanno sull’aumento di tutte quelle patologie psicologiche collegate in modo particolare all’Internet Addiction Disorder .
Gli operatori del Pronto Soccorso Psicologico-Italia sono adeguatamente formati per rispondere ed intervenire sui disagi che un uso improprio del Web potrebbe comportare, supportando le necessità dei genitori e/o dei loro figli.
La famiglia ai tempi dei social network.I social network onnipresenti. Il cellulare sul tavolo della cena. Nuovi formati per approcciarsi alla conoscenza e all’intrattenimento. Qualche dritta ai genitori 4.0 https://www.wired.it/internet/social-network/2019/04/27/famiglia-social-network/
Ozenda,M.,Bissolotti,L.(2012), Sicuri in rete: Guida per genitori e insegnanti all’uso consapevole di internet e dei social network, ulrico hoepli, Milano.
Pira, F. (2020), Figli delle app. Le nuove generazioni digital-popolari e social-dipendenti, Franco Angeli, Milano.
Recensione a Sherry Turkle, Alone Together. Why We Expect More from Technology and Less from Each Other, Basic Books, New York 2011, trad.it. Insieme ma soli. Perché ci aspettiamo sempre più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri, Codice Edizioni, Torino 2012. https://www.studiumbri.it/scienza/le-nuove-solitudini-nellera-digitale/#_ftn4
Rivoltella,P.C. (2017) Media digitali e sociali, educazione e famiglia. In CISF (a cura di), Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali, Cinisello Balsamo, San Paolo,pp.357 (191-217).
Scabini, E., Rossi, G.(2013), Famiglia e nuovi media, Vita e Pensiero Edizioni, Milano.
Soenens, B., Vansteenkiste, M., & Beyers, W. (2019). Parenting adolescents, Handbook of parenting: Children and parenting (pp. 111–167). Routledge/Taylor & Francis Group.
Spadaro.P. (2012), Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete, Vita e Pensiero Edizioni, Milano.
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.
Cookie strettamente necessari
I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati per poter salvare le tue preferenze per le impostazioni dei cookie.
Se disabiliti questo cookie, non saremo in grado di salvare le tue preferenze. Ciò significa che ogni volta che visiti questo sito web dovrai abilitare o disabilitare nuovamente i cookie.