A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia
“Non permettete alla malattia di impedirvi di vivere , continuate a camminare, fatelo sempre” (Nadia Toffa)
La Psicologia oncologica è la disciplina che si occupa, in maniera privilegiata e specifica, della vasta area delle variabili psicologiche connesse alla patologia neoplastica e, in generale, delle sue implicazioni psico-sociali.
Essa nasce e si impone in funzione delle complesse problematiche psicologiche ed emozionali che interessano la maggior parte dei pazienti affetti dan cancro;
nel porre attenzione a queste problematiche, riunisce e comprende in sé tanto la metodologia che la teoresi della medicina(Oncologia) che della psicologia (Psicosomatica).
La Psicologia oncologica mostra dunque essere il risultato ultimo di una convergenzatra la psicologia, che focalizza in particolare gli aspetti più soggettivi, espressi dal paziente neoplastico attraverso i suoi sintomi e la sua sofferenza, e l’oncologia che privilegia gli aspetti più oggettivi e tangibili dei medesimi sintomi, della medesima sofferenza.
Essa si situa dunque come loro interfaccia ed analizza in un’ottica transculturaledue significative dimensioni legate al cancro:
– l’impatto psicologico e sociale della malattia sul paziente e sulla sua famiglia;
– il ruolo dei fattori psicologici e comportamentali nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella cura delle neoplasie.
Qualunque sia la diagnosi, la prognosi, la risposta alle terapie, non esistono tumori di scarsa rilevanza. Il cancro infatti rappresenta sempre, per il paziente e per la sua famiglia ma anche per i trapeuti, una prova esistenziale sconvolgente.
Questa prova riguarda tutti gli aspetti della vita: il rapporto con il proprio corpo, il significato dato alla sofferenza, alla malattia, alla morte, così come le relazioni familiari, sociali, professionali.
Pertanto, il trattamento del paziente oncologico deve avere come obiettivo principale quello di migliorare la qualità della vita e di limitare il rischio di conseguenze psicopatologiche tali da condizionare la vita futura del malato.
Il sostegno sociale rappresenta un elemento costitutivo del trattamento del paziente oncologico, e rientra nelle responsabilità di ciascuna figura terapeutica: del medico di medicina generale, del medico oncologo, dell’infermiere, dello psichiatra e dello psicologo, dell’equipe curante nel suo complesso.
La specificità della Psiconcologia consiste nel suo rivolgersi ad un paziente il cui disagio psicologico non dipende primariamente da un disturbo psicopatologico, ma è generato dalla situazione traumatizzante della malattia.
Il soggetto interessato dal cancro vive un forte momento di “crisi” (inteso come cambiamento che interessa piú livelli), nell’ambito del quale possiamo distinguere tre momenti:
l’esplicitazione del problema, durante il quale si assiste al cambiamento nel rapporto con sè stessi e con gli altri, e si vive la consapevolezza della propria vulnerabilità e dell’eventualità della propria morte. Questa fase ha il valore di una richiesta di aiuto, e testimonia il fatto che le circostanze oltrepassano le capacità di autogestione del problema da parte del soggetto;
la mobilitazione della rete sociale prossima al paziente (familiari, amici, curanti);
lo sviluppo di un nuovo equilibrio, attraverso l’individuazione di soluzioni adattive e l’accettazione del cambiamento.
L’intervento psicologico clinico in oncologia ha come principali destinatari il malato e la sua rete sociale prossima, costituita in primo luogo dai familiari.
Per ciò, la possibilità di un supporto psicologico specifico riguarda non soltanto il periodo di malattia del paziente, ma anche il momento successivo all’eventuale decesso, nelle fasi che caratterizzano l’elaborazione del lutto.
Gli obiettivi nei confronti del soggetto ammalatosaranno:
– aiutare il paziente lungo il tutto il decorso della malattia e nei momenti particolarmente destabilizzanti, dalla diagnosi e lungo tutto il percorso di malattia;
– aiutare il paziente a contenere i sintomi psicologici che lo affliggono;
– aiutare il paziente a modificare i comportamenti a rischio rispetto al possibile peggioramento delle sue condizioni psicofisiche generali (eccessiva assunzione di alcol, tabagismo, disturbi del comportamento alimentare ecc).
Gli obiettivi nei confronti della famiglia saranno invece:
– aiutare la famiglia durante tutto l’iter clinico percorso dal membro che si è ammalato;
– favorire il processo di elaborazione del lutto dopo la morte del paziente.
Alla figura dello psiconcologo compete inoltre un ruolo di sostegno all’equipe medica che, in particolare nelle fasi avanzate della malattia oncologica, si confronta in modo intenso con la sofferenza del paziente.
Risulta infine importante il coinvolgimento di questa figura professionale nei processi educativi e formativi finalizzati a migliorare le capacità degli operatori sanitari a valutare, riconoscere e trattare in maniera integrata il dolore.
Come già accennato, la diagnosi di cancro determina notevoli ripercussioni anche sull’equilibrio della struttura familiare del soggetto affetto da neoplasia. Il processo di reazione della famiglia al cancro dipenderà da diversi fattori quali età, sesso, tipo di patologia e ruolo del paziente all’interno della famiglia, ciclo vitale della famiglia stessa,beventuale presenza di conflitti fra i membri, modalità di espressione delle emozioni, etc.
Il modo in cui la famiglia reagisce in queste dolorose circostanze può lasciare delle conseguenze spesso gravi e durature. A volte la malattia può portare un membro della famiglia ad esplicitare una richiesta di aiuto sia per le ripercussioni del cancro, sia per le problematiche preesistenti all’evento malattia.
Inoltre, nel sistema allargato malato-famiglia-equipe medica, spesso si osservano giochi di alleanza e di esclusioneche a volte possono persino condurre al rifiuto del trattamento, al ricorso a medicine alternative o, al contrario, ad un’alleanza troppo stretta curante-famiglia, che può escludere il paziente (cose non dette, richiesta di eutanasia da parte di terzi ecc.).
La dimensione psicologica e relazionale rappresenta un elemento di peculiare importanza in oncologia. I curanti, infatti, devono di volta in volta saper tollerare e contenere quotidianamente le reazioni emozionali ed affettive dei pazienti e delle loro famiglie, sviluppando una particolare sensibilità rispetto alla percezione dei segni di disagio e dei limiti insiti nelle possibilità di adattamento del paziente stesso alla malattia.
Talvolta la necessità, anche legale, di informare il paziente può essere difficilmente conciliabile con il desiderio dei medici di incoraggiare quest’ultimo: la costante collaborazione con gli psichiatri e con gli psicologi che hanno acquisito una specifica esperienza sulla comunicazione in campo oncologico permetterà dunque di affrontare meglio tali questioni.
Volendo concludere, la Psiconcologia risponde all’esigenza di una riflessione specifica sui processi psichici implicati nell’adattamento dei pazienti alla malattia e sulla valutazione della loro qualità di vita. Deve quindi fornire strumenti utili all’organizzazione della formazione di tutte le figure professionali coinvolte, e proporre strategie efficaci nel sostegno psicologico al malato.
Si tratta di un insieme di conoscenze e da una serie di competenze in costante evoluzione, sulle quali si fonda l’identità professionale dello psiconcologo.
Il Pronto Soccorso Psicologico-Italia, con i suoi operatori nelle sedi opportune, è pronto a fornire quel supporto professionale ed emotivo a tutti i pazienti oncologici e alle loro famiglie, affinché poter “gestire” tutto ciò che una diagnosi di tumore comporta, per potere migliorare la qualità di vita e ridurre, per quanto possibile, il rischio di conseguenze psicopatologiche tali da invalidare ancora di piú la vita futura del malato.
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