La Recessione sessuale

A cura del Prof. Mariano Indelicato, Presidente Pronto Soccorso Psicologico-Italia

La recessione sessuale

“Tra i piaceri di questo mondo, l’uomo maggiormente preferisce il rapporto sessuale, tanto da averlo escluso dal suo paradiso”, Mark Taiwan

Negli ultimi anni, fin da quando nel 2018 la prestigiosa rivista Atlantic ha pubblicato una ricerca condotta in tutto il mondo, si parla sempre più spesso di “recessione sessuale”. I risultati della suddetta ricerca indicano che in Europa, Asia, America si nota un calo delle relazioni intime soprattutto tra i giovani.

Uno studio di Jean Twenge (autore di “Generation Me”) et al., pubblicato sulla rivista scientifica Archives of Sexual Behavior ha fatto rilevare che, in media, per una persona nata negli anni Novanta non avere rapporti sessuali è due volte più comune rispetto a quanto avveniva ai ventenni della generazione precedente.

E anche che i Millennial odierni, il quasi mitico target di riferimento di plot basati sul sesso come quello della serie tv Girls, hanno meno incontri amorosi dei baby boomer e degli appartenenti alla Generazione X, che li hanno preceduti.

Nel 2020 uno studio condotto dalle Università di Catania e Firenze con un campione di 1.515 giovani ha mostrato che il 53% non si sentiva sessualmente appagato. Inoltre, sempre in questo studio, emergeva che gli adolescenti non erano propensi ad una relazione sentimentale, ed erano maggiormente interessati alla masturbazione e al porno.

ll problema, onde evitare di sconfessare tutte le teorie freudiane, non è quindi la ricerca del piacere ma, semmai, lo scarso interesse da parte degli adolescenti per le relazioni di tipo sentimentale. La pandemia, inoltre, ha peggiorato la situazione tant’è che uno studio apparso su una nota rivista finlandese evidenzia una diminuzione della frequenza dei rapporti sessuali, insieme a un aumento dei tassi di masturbazione.

Se questi dati li confrontiamo con l’aumento dei fenomeni di sexting, di revenge porno, etc. sicuramente descrivono un quadro preoccupante, se non drammatico, sul reale valore delle relazioni per le nuove generazioni.

E’ inspiegabile, inoltre, che di fronte ad una maggiore offerta di carattere sessuale con la liberalizzazione di usi e costumi, la frequenza dei rapporti sessuali sia diminuita al punto di accontentarsi dell’autoerotismo piuttosto che godere dell’incontro con l’altro/a.

A prima vista sembrerebbe che la vecchia teoria di Aristofane, riportata nel Simposio di Platone, per la quale “l’essere umano venne diviso in due da Zeus creando i due sessi che nel desiderio di completarsi, di raggiungere l’originaria primaria forma di intero, tendono continuamente a ricercarsi e ad inseguirsi, venga meno”.

Inoltre, sempre nel Simposio, viene riportato che “per rendere più piacevole, più piccante la suddetta ricerca, Zeus spedì sulla terra Eros, il Dio del piacere e dell’amore”.

In una società liquida come quella che stiamo vivendo e attraversando, che tende a mettere in crisi tutti i miti, anche il sesso e le relazioni non ne restano esenti.

In una società in cui gli individui tendono a ripiegarsi su sè stessi e sulla loro individualità, viene coinvolto anche uno dei piaceri che insieme al cibo è stato da sempre costitutivo dell’essere umano.

“Si tende a fare l’amore con se stessi piuttosto che con gli altri”.

Nella sessualità, infatti, sono implicate tre aspetti fondamentali: riproduttivo, ludico e relazionale. Lasciando per un attimo quello riproduttivo, l’attività ludica e relazionale sono strettamente collegate e interconnesse. La dimensione ludica attiene alla capacità di vivere la sessualità in maniera giocosa intendendo con questo termine un’attività “svolta a scopo di svago che esercita il corpo e la mente” (Vocabolario della lingua Italiana Zingarelli). Il gioco quindi viene considerato come un comportamento che procura piacere ma che, contemporaneamente , favorisce lo sviluppo o il potenziamento di abilità cognitive o corporee. Quando la giocosità è relativa alla sessualità ci si trova di fronte anche al rafforzamento di competenze emotive, relazionali, empatiche, sensoriali. Il piacere è quindi connesso ad un elemento legato ad una sensazione di benessere derivante da un comportamento che coinvolge corpo e mente (Lowen, 1977).

Nella sessualità adulta si aggiunge un’ulteriore aspetto che concerne l’esito della stimolazione degli apparati sessuali e che si esprime in un vissuto fisico e psichico di grande intensità definito orgasmo (Kinsey, 1948, Master & Johnson 1970).

La dimensione del piacere è una dimensione che si costruisce nell’arco della crescita attraverso molteplici esperienze che consentono al bambino di rendersi conto di quali siano le attività, i comportamenti, le situazioni che gli procurano una sensazione di benessere, e quelli che invece non solo non producono questo effetto ma, al contrario, danno delle sensazioni sgradevoli o addirittura dolorose.

La possibilità di fare esperienze positive non è però sufficiente per una educazione al piacere nella sessualità: il bambino deve infatti essere aiutato a “leggere” le diverse situazioni, interrogandosi sul reale effetto che producono in lui anche qualora si tratti del medesimo comportamento messo in atto però in situazioni diverse.

L’impossibilità di accedere alla dimensione del piacere della sessualità ha quindi delle radici molto profonde legate non solo ad esperienze negative ma anche alla mancanza di una adeguata “educazione al piacere”, ed alla conoscenza di sè durante l’infanzia. In termini psico-sessuologici l’analfabetismo, la mancanza di strumenti di lettura dei propri vissuti e l’impossibilità di accedere ad una mappa emotiva che guidi ed orienti attraverso il mondo tumultuoso delle pulsioni sessuali, crea un terreno fertile perché l’ambito della sessualità diventi il luogo nel quale raccogliere e rappresentare difficoltà psicologiche, relazionali, sociali che trasformano ciò che dovrebbero essere piacevole in un esperienza dolorosa (Kaplan, 1974).

Ecco perché quando parliamo di recessione sessuale si deve fare riferimento all’’incapacità di giocare nel mondo reale” di molti adolescenti. Spesso restano ancorati ai social e venendo a mancare l’aspetto relazionale non si riescono a cogliere e fare propri i segnali che provengono dal proprio corpo. Ciò crea l’analfabetismo sessuale che rende particolarmente difficile l’elaborazione dei propri vissuti.

Se a questo si aggiunge che spesso il sesso da parte dei giovani viene conosciuto attraverso la visione di filmati porno che facilmente si trovano online in maniera gratuita, si spiega il come mai difficilmente le esperienze del mondo reale li appagano.

Il desiderio che funge da sottofondo alla sessualità non è avulso dalle determinanti del sistema culturale in cui siamo inseriti. Carotenuto sostiene che “tutto ciò che desideriamo, il modo in cui lo desideriamo, le strategie che utilizziamo per raggiungerlo, per sedurlo e farlo nostro, non possono prescindere dalle determinati culturali, sociali, estetiche e linguistiche del luogo, del tempo cui apparteniamo e di cui siamo figli”. In questo senso esso diventa l’oggetto nascosto ed illusorio della società virtuale, dominata dai sistemi tecnici basati sull’illusorietà della presenza, della relazione senza sguardo, del contatto immaginario senza il calore dell’essere con l’altro.

Anche il corpo, necessario ai fini di un sano vissuto sessuale, si trasforma in virtuale; del corpo vissuto rimane semplicemente una traccia dolente, come un corpo che non c’è: si trasforma in una immagine cartacea e televisiva. In questa meticolosa ricerca di un non-corpo bisogna avere stimoli sempre maggiori per esserci, per sentirsi vivi ed appartenenti ad una comunità. Il larghissimo uso di alcool e droghe più o meno pesanti svolgono una funzione surrogata rispetto al piacere sessuale.

La recessione sessuale, quindi, diventa l’affermarsi di un sé virtuale che, protetto dal monitor, diventa il luogo di materializzazione dell’inespresso, di ciò che si vorrebbe essere e di come si vorrebbe essere considerati. Per tale motivo non solo i desideri, ma anche la loro realizzazione, si svolge, spesso, nel campo del fantastico, dell’onirico, dell’immateriale.

Il Pronto Soccorso Psicologico Italia si pone come barriera di carattere culturale affinchè il desiderio possa trovare la sua espressione all’interno di contesti reali basati su una sana relazione, che per essere tale deve assumere le caratteristiche della danza relazionale in cui una parte rimasta orfana ricerchi l’altra per poter sperimentare il soddisfacimento della completezza.

Prof. Mariano Indelicato, Presidente PSP-Italia