a cura della Dott.ssa Pamela Cantarella, Psicologa Clinica, Responsabile settore Comunicazione PSP
La straordinaria capacità del CERVELLO di “rigenerarsi” a qualsiasi età, e l’importanza del contributo della terapia psicologica nel processo di “plasticità cerebrale”.
Dalla nascita e per tutta la vita il cercello invecchia (cosí come invecchiano tutte le altre parti del nostro organismo), sia a livello “strutturale” con alterazioni fisiche quali la morte di alcune cellule e la diminuzione delle sinapsi, che a livello “funzionale” con il decadimento progressivo delle funzioni cognitive quali memoria, attenzione, concentrazione, velocità di elaborazione delle informazioni, capacità di problem solving.
Il rischio estremo di tutto ciò é purtroppo rappresentato dalla perdita dell’autonomia e dalla chiusura in sé stessi.
Ma in realtà il nostro cervello rappresenta una struttura infinitamente modificale e perfezionabile, essendo in grado di “riconfigurarsi” continuamente in relazione a condizioni sempre diverse.
Se infatti per le neuroscienze classiche il cervello è un organo prevalentemente statico che alla fine dell’età dello sviluppo diventa una struttura rigida ed immodificabile, le “neuroscienze moderne” riconoscono al cervello la straordinaria capacità di modificarsi anche in età adulta.
Ciò é possibile grazie ad una fenomenale caratteristica che prende il nome di NEUROPLASTICITÀ, e consiste nella possibilità continua di rifunzionalizzazione e ristrutturazione delle varie connessioni e mappature cerebrali, che consente sempre a qualsiasi età la possibilità di “cambiare”.
Daltronde l’apprendimento di nuove funzioni e simboli è il presupposto evolutivo che sta alla base di qualsiasi mutazione dei comportamenti e delle cognizioni umane, e le nuove scoperte scientifiche non hanno fatto altro che confermare il vecchio detto popolare secondo il quale “più si invecchia più si diventa saggi”.
Le terapie in ambito psicologico oggi trovano sempre piú conferma ai loro orientamenti epistemologici e, soprattutto, alle loro strategie operative che sono tutte volte ad un profonda “ristrutturazione personale” per il superamento dei disagi e dei disturbi che si presentano durante l’intero arco della vita.
Addirittura alcune scoperte piuttosto recenti attribuiscono certi mutamenti emotivi (indispensabili nelle suddette terapie), e gli interconnessi cambiamenti cerebrali, al ruolo dei “neuroni specchio” e alla presenza in vaste aree corticali di neuroni immaturi, cellule giovani non ancora differenziate, entrambi coinvolti nel “processo di cambiamento”:
i primi grazie all’osservazione e all’imitazione dei comportamenti altrui e, quindi, alla possibilità di riconoscere ed attribuire un nome alle emozioni (meccanismo che sta alla base dell'”empatia”, caratteristica fondamentale nelle professioni di aiuto), ed i secondi partecipando in maniera “vicariale” alla riqualificazione di certe mappe cerebrali in seguito, ad esempio, ad eventi traumatici, in un continuo processo di riparazione e rigenerazione cellulare.
Le terapie psicologiche, essendo volte al cambiamento del funzionamento emotivo, non possono che giovarsi di queste nuove scoperte che non fanno altro che confermare, ancora una volta, quanto il cervello non sia un mero meccanismo biologico, ma un sistema complesso in cui interagiscono tanti fattori e, in particolare, razionalità ed emotività.
Anche se, il coinvolgimento in questi meccanismi di certe specifiche aree cerebrali (prevalentemente il sistema limbico) farebbe propendere l’ago della bilancia piú verso le emozioni, luogo prediletto del lavoro terapeutico svolto dagli psicologi.
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