L’Attaccamento

a cura di: Prof.Mariano Indelicato, Psicologo Psicoterapeuta, Presidente Pronto Soccorso Psicologico Italia

L’Attaccamento

Un Avere deve possedere un fiore, lo coglie, lo fa suo. Un “Essere” ne contempla la bellezza, godendo di questo, percependolo per immaginare altri orizzonti” (Fromm)

Winnicott, afferma che, all’inizio della vita, ognuno esiste solo perché parte di una relazione e, le sue possibilità di vivere e svilupparsi, dipendono totalmente dal soddisfacimento del bisogno primario di attaccamento e appartenenza a un Altro (madre/caregiver) che si prenda cura di lui e gli dia qual senso di sicurezza e intimità che sono basilari per la crescita. Sarà proprio in rapporto alla qualità affettiva di tale relazione primaria, da quanto la figura di attaccamento sarà disponibile, protettiva, affidabile, costante e capace di un contatto caldo e rassicurante che dipenderà lo sviluppo sano del vero Sé del bambino. Da questo presupposto nasce la good enough mother che è quella madre che sa regredire, diventare piccola come il suo bambino, per sintonizzarsi meglio su di lui, sul suo mondo interno e su i suoi bisogni. Al contrario, troviamo la madre castrante o iperprotettiva che, durante la sua infanzia, ha avuto profonde carenze e che, in qualche modo, la spinge “a cercare di ottenere dai figli ciò che non ha ottenuto dalla propria madre“. Queste madri sono impenetrabili ai bisogni dei figli e continuamente propongono la mancanza di significato della loro vita .

Il concetto di attaccamento lo si deve ai coniugi Harlow che, attraverso i loro esperimenti, hanno  dimostrato che le scimmie rheus preferivano la mamma surrogata di peluche piuttosto che quella con il biberon ma solo di filo metallico. Ciò permise agli sperimentatori di provare che i piccoli macao si sentivano protetti dalla presenza della madre, anche se surrogata da un peluche, piuttosto che dal soddisfacimento dei bisogni fisiologici. Essi andarono oltre tenendo i piccoli macao in piccole gabbie in assoluto isolamento ma con grande disponibilità di acqua e cibo. Dopo un po’ di tempo i piccoli cominciarono a mostrare una serie di alterazioni comportamentali. Addirittura quelli che rimasero rinchiusi all’incirca un anno mostravano un comportamento catatonico, non manifestando nessun interesse per l’ambiente esterno. Le scimmie una volta raggiunta l’età adulta non riuscivano a relazionarsi in modo corretto non cercando e trovando un partner, non mostrando nessuna necessità di avere figli.  Alcuni macachi, inoltre, si lasciavano morire smettendo di mangiare e bere. Le femmine non mostravano nessun interesse ad avere figli, ed essi li fecero fecondare contro la loro volontà. I risultati furono terribili poiché non si curavano per niente dei figli, non gli davano da mangiare e addirittura arrivavano a mutilare i loro piccoli.

Gli studi dei coniugi Harlow indicano, da un lato, che la presenza della madre e il dono dell’affetto fanno nascere un debito positivo che genera nei figli il bisogno successivo alla cura, mentre l’assenza della madre non genera legame poiché crea un debito negativo che tende a mantenersi. La mamma è fonte di affetto e di sicurezza se dona la sua presenza al figlio. Inoltre, essi  accennano a un concetto generativo dell’attaccamento per cui attaccamento genera attaccamento.

Da queste premesse, un altro studioso,  Bowlby, al fine dello sviluppo del sé, individua tre stili di attaccamento: sicuro, evitante e ansioso. Egli sostiene che un attaccamento adeguato influisce al fine di evitare situazioni patologiche future come la depressione e gli stati d’ansia.  Le persone che in futuro svilupperanno tali patologie hanno vissuto esperienze di disperazione, di angoscia e di distacco durante l’infanzia. Egli, inoltre, introduce il concetto di cicli di privazione e di resilienza per descrivere le persone che hanno vissuto esperienze angosciose e di privazione durante l’infanzia. In base alle sue ricerche notò che i soggetti che durante l’infanzia hanno vissuto esperienze di deprivazione e di abbandono tendono, una volta adulti, a ripetere gli stessi tipi di comportamento, anche se il vissuto può essere attutito dalla presenza di un fratello e/o di un ambiente particolarmente favorevole che riesca a sostituire le esigenze di caregiver.

In  particolare, gli studi sull’abbandono infantile hanno messo in luce che esso è dovuto:

  1. L’abuso di sostanze come alcool e droghe ;
  2. Aver subito maltrattamenti durante l’infanzia;
  3. Forme di psicopatologia da parte dei genitori;
  4. Mancato sviluppo di capacità genitoriali efficaci.

Main ed Hesse, a tal proposito, hanno individuato una figura di attaccamento “spaventata-spaventante” che spesso si trova immersa nel suo dolore e nel suo mondo interiore a seguito di qualche esperienza dolorosa vissuta nel passato. E’ il caso di genitori che hanno traumi e lutti non risolti nel proprio passato. Lyons-Ruth, Bronfman e Atwood  hanno introdotto il concetto di “diatesi relazionale” per porre l’attenzione sugli eventi traumatici specifici occorsi nella storia della figura di accudimento con quella sui processi relazionali disregolati e non-reciproci tra genitore e figlio, caratterizzati da ostilità e impotenza.

Main e Solomon hanno descritto un attaccamento disorientato/disorganizzato in base al quale i bambini non saranno in grado di gestire le separazioni e i ricongiungimenti nel corso della loro vita. Il termine attaccamento, infatti, non va confuso con simbiosi ma è un processo attraverso il quale il bambino deve differenziarsi dai genitori e prendere consapevolezza di sé.  La relazione  madre-bambino prevede una differenziazione tra i due nuclei con lo stabilizzarsi dei relativi confini senza che venga meno il legame. Dalla fisica e dalla chimica sappiamo che la fusione apporta calore alla relazione e che  in assenza di differenziazione si determina una deflagrazione. Sempre dalle stesse scienze apprendiamo che il calore costituisce l’energia di legame in grado di fare cambiare stato alla materia da solida in liquida o da liquida in gassosa. E’ attraverso il calore della relazione che il soggetto è in grado di differenziare il sé e conquistare una propria identità. Uscire dalla simbiosi, infatti, vuol dire acquistare consapevolezza di sé e in forza di questa nuova immagine d’identità potersi predisporre al legame con gli altri. Conquistare una nuova stabilità con confini chiari apre alla possibilità di potersi legare con altri soggetti esattamente come fanno i composti in chimica. Se ci trasformiamo in molecola, abbiamo la possibilità, attraverso i legami secondari,di unirci ad altre molecole in modo da formare altri composti.  Al contrario, i processi che impediscono, provenienti sia dalla madre sia dal bambino, il processo di differenziazione non danno la possibilità di formare nuovi legami. E’ quello che succede ai primati di Harlow ai quali, attraverso l’isolamento, non si da la possibilità di sperimentare la fase simbiotica e, di conseguenza, di potersi differenziare e conquistare una consapevolezza di sé e, quindi, di poter stabilire legami stabili nel momento in cui vengono liberate. E’ quello che succede alle relazioni in cui le madri trattengono i figli in simbiosi con loro e non permettono la perimetrazione del territorio attraverso la creazione di confini.  Liotti  fa risalire alcuni disturbi come gli  stati fobico-ansiosi,  il disturbo da attacchi di panico,  il disturbo ossessivo compulsivo, alcuni disturbi alimentari e di abuso di sostanze a questa forma di attaccamento poiché esso  comporta il formarsi di rappresentazioni multiple e incoerenti di sé e dell’altro.

I bambini abbandonati, inoltre, mostrano da adulti:

  1. un basso livello di autostima e poca fiducia in se stessi;
  2. di non possedere capacità genitoriali e diventare, a loro volta, genitori abbandonanti;
  3. meno abilità nel gestire le interazioni sociali, i conflitti interpersonali e nel risolvere i problemi sociali.

La presenza genitoriale, in particolare quella della figura materna, è importante nelle prime fasi di sviluppo dell’individuo onde evitare lo strutturarsi di un futuro percorso patologico. Il Pronto Soccorso Psicologico Italia è sempre a disposizione per tutti i genitori che nutrono dubbi circa i comportamenti da mettere in atto nei confronti dei loro figli. Diventare genitori è un’aspirazione, essere buoni genitori un obbligo partendo dal presupposto che non è importante l’errore ma trovare il modo per apprendere dai propri errori.