A cura della Dott.ssa Vera Cantavenera , Psicologa Clinica, Coordinatrice sede di Agrigento Psp Italia
“La famiglia brilla così come un segno di speranza in un mondo che ha decisamente bisogno di imparare nuovamente ad amare” Cit. Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite
La famiglia, presente sin dall’inizio della storia anche presso i popoli preistorici ha, nel corso del tempo, subito innumerevoli cambiamenti di ordine culturale e sociale.
In tutte le epoche è stata una struttura di grande importanza, fulcro della vita dell’intera società.
Generalmente le famiglie, salvo qualche eccezione, erano tutte legalmente costituite e consacrate dal vincolo del matrimonio. All’interno del focolare domestico s’imparavano i valori e le regole per muoversi ed interagire nella società. I ruoli in famiglia erano ben definiti e differenziati, la moglie era quella che si occupava della cura della casa e dei figli, il marito era colui il quale provvedeva ai bisogni economici e dominava sugli altri membri. I figli maschi spesso seguivano le orme del padre e si ritrovavano a svolgere lo stesso mestiere, mentre le figlie femmine aiutavano la madre nelle faccende domestiche e si preparavano a diventare brave casalinghe e future mogli. Nella stessa casa, vivevano per lo più, diverse generazioni, nonni, figli, nipoti, etc..
Oggi, se ci guardiamo attorno, quella famiglia, cosiddetta patriarcale non c’è più. In media, oggigiorno i nuclei familiari non sono più così numerosi come un tempo e al massimo sono composti dai genitori o da uno o due figli. Ma la trasformazione non riguarda solo i membri che costituiscono la famiglia, soprattutto, sono cambiate le regole. Nel bene e nel male, è avvenuto un cambiamento sul piano dei reciproci rapporti tra i vari componenti che la costituiscono. Ciascuno segue la propria strada secondo le proprie inclinazioni. La donna ha acquisito una certa emancipazione e andando a lavorare, i ruoli sono mutati e divenuti scambievoli. Così che, l’educazione dei figli non è più compito solo ed esclusivamente della madre ma diviene anche del padre e spesso viene affidata ad altri e alla scuola.
La famiglia da sempre pilastro, ponte equivalente ad un punto di riferimento anche per la comunità, oggi cambia volto, ed è sempre più messa in discussione: basti pensare ai matrimoni omosessuali, ai divorzi, all’aborto, alla procreazione assistita, alle unioni di fatto. Ciò che era visto come un nido fecondo e protettivo, che si evolveva e si espandeva all’esterno, oggi è sempre un nido più inclusivo ed esclusivo che ritiene di contenere tutto ciò di cui i suoi membri hanno bisogno e tende a rinchiudersi e annichilirsi fra le sue mura.
La famiglia del XXI secolo, specie dopo l’esperienza pandemica, tende a incistarsi nel rapporto genitori-figli, invece di aprirsi almeno a un rapporto plurigenerazionale e intergenerazionale, così com’era in passato. Ogni famiglia dovrebbe essere una cellula interculturale perché costituita da due persone che provengono da sistemi familiari differenti. La famiglia stessa è cultura e culto della persona e del senso di comunità, anzi, la famiglia è comunità, realtà e autenticità.
Bisogna purtroppo prendere atto che nel prossimo futuro la società sarà sempre meno “famigliare” nel senso in cui l’hanno conosciuta le generazioni precedenti, perché di fatto stiamo entrando in una società postfamigliare; sará una società in cui le famiglie si andranno frammentando, scomponendosi e ricomponendosi sulla base di giochi relazionali che abbandonano la struttura sociale della famiglia come intreccio fra la relazione sponsale e quella genitoriale.
L’uomo del terzo millennio è di fatto più concentrato sul presente occasionale, del momento, dell’istante, non sulla fattività, sulla programmazione del futuro. La famiglia ha subito una metamorfosi: i legami sono light, connessioni mutevoli svincolate da progettualità e percorsi di crescita, privi di generatività e prevalentemente sessualizzati.
Oggi, parliamo soprattutto di monadi individuali: la famiglia coincide con l’individuo, che più o meno occasionalmente incrocia altri individui, con i quali sciama e disegna realtà instabili e mutevoli proprio come fanno gli sciami di insetti.
“Generare significa innanzitutto soddisfare il desiderio di figli, sempre in contesti più o meno individuali o paraindividuali, ed è staccato e nettamente separato da ogni aspetto di oblatività“.
Ed è così che nel corso dei secoli abbiamo assistito ad una vera e propria trasformazione della struttura familiare e del modello educativo. In breve, ciò a cui abbiamo assistito è stato il passaggio da un modello di “famiglia patriarcale“, ovvero sia, una famiglia allargata, in cui convivevano più generazioni e più nuclei familiari sotto uno stesso tetto, caratterizzata da una organizzazione gerarchica e autoritaristica, in cui l’individuo era in qualche modo subordinato alla sfera economica e sociale ed era visto in funzione della collettività, ad un modello della “moderna famiglia nucleare“, composta dal nucleo ristretto genitori-figli, caratterizzata da un sistema di gestione paritario e di responsabilità condivisa, funzionale soprattutto alla realizzazione e al benessere dei suoi stessi membri.
Questo dato di fatto, generato da una serie di cambiamenti economici e sociali avvenuti nel secolo scorso, ha portato le persone a contrapporre i due modelli educativi, dividendosi tra nostalgici e progressisti e, delle volte, “i toni accesi” degli uni rispetto agli altri, magari in occasione di particolari notizie di cronaca, legate al mondo dell’infanzia o dell’adolescenza, che si ascoltano o leggono, danno la misura della difficoltà di orientarsi e trovare un equilibrio tra due estremi.
Inevitabilmente i cambiamenti economici e sociali hanno prodotto come già accennato delle “trasformazioni” nella struttura familiare. E ciò su cui, oggi rispetto a ieri, è importante riflettere, proprio per il relativismo e la molteplicità di modelli ed orientamenti a cui la moderna società ci espone, è ricercare e ritrovare il senso della funzione della famiglia, in particolare rispetto ai figli.
La famiglia da sempre ha assunto un doppio ruolo: di raccordo e di filtro tra l’individuo e la società. Essere genitori non è mai stato semplice e al dì d’oggi è divenuto ancor più complicato. Molti “individui” hanno paura della responsabilità che comporta divenire genitori. Da sempre, essere genitore ha significato assumersi una doppia responsabilità: da un lato di promozione dell’inserimento nel contesto sociale, dall’altro di protezione rispetto al mondo esterno. Tenere presente questo doppio livello di lettura non è facile ma può fungere da monito al genitore sia nell’azione immediata, sia nella riflessione e progettazione a lungo termine della propria strategia educativa.
Di fatto, pur non esistendo un decalogo del “buon genitore” è possibile asserire che una volta rivestiti i panni da genitore bisognerebbe avere la consapevolezza che alla nascita la funzione di protezione che si dovrà esercitare sulla prole, sarà largamente preponderante rispetto a quella di socializzazione e che pian piano, con la crescita del figlio la predominanza si capovolgerà a favore della seconda.
Questa consapevolezza può indubbiamente aiutare un genitore a compiere un’azione educativa più responsabile volta a insegnare al figlio il rispetto delle regole senza ostacolarne il giusto slancio verso l’autonomia. Sostanzialmente, la famiglia “etica” fondata su norme e regole ferree che venivano imposte e quasi costruivano tabù, dove il rapporto con i figli era fondato più sulla paura che sul rispetto, è stata sostituita dalla cosiddetta famiglia “estetica” . Nella “famiglia estetica” a dominare sono gli affetti, anzi ancor più le emozioni e le gratificazioni. La preoccupazione più grande dei genitori è quella di evitare che i figli soffrano. Ciò nel tempo ha comportato una sorta di contrattazione di valori e regole.
Di fatto, rispetto al passato, in cui non vi era alcun dialogo con i figli, dove la Legge era usata come strumento di controllo e la libertà era una conquista; oggi, nella famiglia “affettiva” manca la Legge, quell’aurorità che costringeva i figli a divenire presto indipendenti e a trovare all’esterno una propria realizzazione. Si potrebbe azzardare nel dire che, “nel contesto delle attuali famiglie narcisiste, quella dei figli non è una libertà conquistata ma una libertà regalata. Una libertà che non costa alcuna fatica, e che proprio per tale ragione viene ben presto ad essere una “libertà sprecata”.
Siamo di fatto, alla ricerca di nuove forme e nuovi modelli ai quali ispirare i legami familiari per evitare che essi siano costruiti su emozioni e sentimenti finalizzati alla sola auto gratificazione. Non è facile trovare il giusto equilibrio ma certamente non bastano solo gli affetti per educare i figli, ci vogliono regole capaci di porre dei giusti limiti a bisogni che ben presto, se non vengono orientati e incanalati, possono degenerare in capricci.
Se nel passato l’errore ch’è stato fatto è di aver messo in scena una Legge senza Desiderio, oggi il rischio che si corre è quello di coltivare un Desiderio senza una Legge. La quale, limitando il Desiderio, può aprire le nuove generazioni all’esperienza del Senso della Vita e All’altro. “Ad ogni Altro, senza che costui venga ridotto a puro oggetto del nostro desiderio o a pura merce dei nostri usi e consumi”.
Ma dunque cos’è “la famiglia” e quale ” legame famigliare”, oggi, possiamo definire tale?
La Famiglia è quel luogo dal quale a volte si fugge e al quale, quasi sempre, si torna; posto di ricordi, affetti, abitudini e a volte persino tensioni. Luogo privato e intimo, aperto solo a pochissime persone, eppure anche nucleo base di ogni società che si definisca tale, dalla preistoria in qua e dalla quale, inevitabilmente, passano le abitudini sociali di consumo e di risparmio.
Ma da sempre, da quando si usa il termine “famiglia” si fa riferimento a tre differenti e distinte realtà:
a) alla “struttura familiare“, ovvero sia, un gruppo di individui che vivono insieme nella medesima abitazione e che condividono delle regole; un gruppo che ha una sua ampiezza, una sua composizione e delle modalità secondo cui si trasforma, si sviluppa e si divide;
b) alle “relazioni familiari” ciò quei rapporti (affetto, autorità) esistenti in tale gruppo, le dinamiche con le quali i coresidenti sotto il medesimo tetto interagiscono e le emozioni che provano l’uno per l’altro;
c) ai “rapporti parentali” cioè quei legami esistenti fra distinti gruppi di coresidenti tra i quali vi siano dei rapporti di parentela e tutto ciò che intercorre fra di loro (aiuto, frequenza degli incontri, ecc.).
Riguardo a queste tre sopracitate “realtà”, sono stati condotti diversi studi. Le analisi effettuate sono tutte convogliate ad affermare che esse sono molto distinte ed indipendenti le une dalle altre, e che quanto studiato in un singolo ambito non può essere automaticamente esteso agli altri poiché le dinamiche interne sono indipendenti e conducono ad esiti disomogenei. Dunque si potrebbe disquisire all’infinito ma non ci sarà mai una definizione concorde che esclude le altre sino a che non si fermerà il tempo.
Eppure in quest’intreccio di termini e “realtà” è possibile asserire che qualunque sia il contesto culturale e sociale in cui nasce e si sviluppa la famiglia, essa ha fatto e ci si augura farà sempre capo al senso fondante l’esistenza d’ogni singola persona. Pertanto quali che siano le problematiche che minano la stabilità della coppia, della famiglia, a qualunque termine essa si rifaccia quello che è certo è che c’è posto sempre per la “speranza”.
Quella speranza che viene dall’amore di due persone, individui, che sanno rinnovare nella crescita continua il loro rapporto, con quei sentimenti che nutrono l’uno per l’altra, anche davanti alle inevitabili difficoltà che la vita pone davanti. Perché la famiglia sia ieri che oggi, e così sarà negli anni, è costituita da “legami”. E anche se questi legami vengono messi alla prova dal tempo e dalla distanza, da incomprensioni e delusioni, rimarranno legami, legami di sangue oppure volontari e perfino del tutto casuali. La famiglia è e rimarrà una realtà che si forma in base alle proprie esperienze. È un concetto personale e unico.
Sarebbe bello e rassicurante se ogni famiglia corrispondesse al modello della “famiglia del mulino bianco”, ma non sempre è così. A volte, per eventi che non avevamo previsto, è necessario abbandonare l’ideale che avevamo e vivere la situazione che abbiamo. La famiglia è mutamento, è adattamento a necessità e desideri propri e altrui.
“La famiglia è una scelta“. Ed è nel fronteggiare questa scelta che l’individuo può tentennare e avere difficoltà.
ll Pronto Soccorso Psicologico Italia ha deciso così di inserire i suoi interventi all’interno della complessità di questa scelta, operando a sostegno e supporto dei genitori nella gestione del rapporto coi figli e delle realtà familiari cui legami vacillano e ne minano la serenità.
Dott.ssa Vera Cantavenera , Psicologa Clinica, Coordinatrice sede di Agrigento Psp Italia
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