A cura della Dott.ssa Nicoletta Caruso – Psicologa Clinica – Pronto Soccorso Psicologico-Italia
“Non importa cosa trovi sotto l’albero, ma chi trovi intorno” (Stephen Littleword)
Alberi addobbati, strade illuminate dalle colorate lucine intermittenti sui balconi delle case, centri commerciali decorati e pubblicità televisive che, a partire dal mese di novembre, ci ricordano che sta per arrivare il mese più gioioso dell’anno: il Natale.
Pranzi e cene in famiglia, ferie lavorative e vacanze scolastiche, la corsa forsennata ai regali e all’occasione delle palline di natale più belle per rendere il nostro albero unico e memorabile, il ricongiungimento con familiari che vengono da lontano e la cioccolata calda davanti al camino mentre la neve ha vestito di bianco tutte le strade.
In realtà, sebbene il “mondo” ce lo racconti in questo modo, il periodo natalizio è uno dei momenti più complessi dell’anno perché si porta dietro tutta una serie di vissuti che investono la persona in tutte le sue aree di funzionamento facilitando l’emergere di emozioni positive o negative che possono rafforzare i legami o acuire sofferenza e solitudine.
Sono molte le persone che non celebrano più le festività perché costrette da mancanze o assenze, spesso non volute: le case restano “vuote”, silenziose e depauperate del significato più profondo e simbolico di unione e di affetto, tipico di questi giorni di festa, per lasciare spazio alla nostalgia e al ricordo di familiari che non ci sono più o che non ci sono mai stati.
La mancanza di una struttura familiare stabile e unita diventa più pesante proprio in quei giorni in cui ci si ricorda di essere soli e, di conseguenza, questi momenti diventano luogo di riflessione e di profondo disagio.
D’altra parte invece, c’è chi, seppur svuotato e nostalgico, riesce a sublimare questi vissuti in momenti di gioia e conforto nell’incontro con altre persone, spesso estranee alla famiglia, riproponendo antiche tradizioni che, inevitabilmente, si mescolano dando vita a rituali sempre nuovi.
Le festività, in effetti, rappresentano il luogo privilegiato in cui essere o diventare famiglia proprio perché si mettono in atto dei comportamenti che, non solo vengono condivisi al di là del tempo e dello spazio, ma che assumono un significato simbolico che “vale” per tutti.
In Italia, la festività del Natale, è particolarmente sentita e la famiglia che la celebra è solita riunirsi in un rito che ricorda o rinnova le consuetudini vissute e apprese da un passato che, ogni volta, ri-diventa presente attraverso la storia condivisa da tutti i membri della famiglia e dai loro legami che si estendono, inevitabilmente, nel futuro. E, se ci pensiamo, nessuna famiglia potrebbe esistere in assenza di questi elementi proprio perché rappresentano i fondamenti di qualsiasi sistema tanto che si ritrovano sequenze di rituali già nel mondo animale.
Rituali e miti, definiti come sequenze di comportamento fisse, messe in atto secondo una processualità precisa e dotate di un significato che va oltre l’azione stessa, ci vengono raccontati sin da tempi antichissimi arrivando ad assumere la funzione di guida del comportamento e, di conseguenza, ad influenzare emozioni e desideri. Anche l’autrice Mara Selvini Palazzoli (1978), definisce il rituale in questi termini, ovvero come “la prescrizione ritualizzata di un gioco le cui norme nuove – tacitamente – sostituiscono quelle precedenti”.
Uno dei riti più diffusi in tutto il mondo è, ad esempio, lo scambio dei regali di Natale che rappresenta una tradizione molto cara non solo per i cristiani ma per il mondo in generale. Scambiarsi un dono è un gesto che implica e definisce la natura delle relazioni tra le persone in quanto permette di comunicare messaggi di stima, affetto e rispetto in modo “silenzioso” e reciproco dato che vengono scambiati nello stesso momento.
Anche il mito assume un ruolo fondamentale in tal contesto, rappresentando “la trama narrativa” o il “racconto esemplare” di una cultura proprio perché definisce i significati; il mito, infatti, seleziona alcune informazioni e ne esclude altre, funziona da prototipo per le azioni e i comportamenti umani facendo da guida e da riferimento.
Riti e miti possono avere diverse funzioni nell’ambito della storia familiare: innanzitutto garantiscono la continuità del legame di appartenenza del singolo al gruppo sociale ed il perpetuarsi dei valori culturali condivisi, rafforzando il senso di identità familiare. Durante le festività, in particolare, i parenti che si riuniscono dopo mesi di lontananza ri-dichiarano il legame che li unisce e ricostruiscono la relazione a volte indebolita dalla frenesia della vita quotidiana (Spagnola e Fiese, 2007).
In secondo luogo, celebrano e sanciscono il cambiamento e la crescita individuale, familiare o sociale. Riti come il matrimonio, gli anniversari, i compleanni, i funerali, seppur celebrati in forme diverse, sono presenti in tutte le culture ed hanno l’importante funzione di preparare l’individuo e la comunità al passaggio da una fase all’altra del ciclo di vita, aiutando ad elaborare e a dare un significato a tale cambiamento, inserendolo nella trama narrativa della propria storia di vita. In tal senso, fungono da stabilizzatori della vita familiare in quanto facilitano l’attraversamento ed il superamento di periodi di stress e di crisi (Fiese et al., 2002).
Anche le azioni quotidiane più semplici possono rappresentare dei rituali: pensiamo al modo in cui facciamo colazione o al momento dei pasti, le posizioni attorno al tavolo o le modalità con cui ci laviamo il viso al mattino, questi ed altri comportamenti appresi, sono tutti modi che utilizziamo per scandire il tempo in ritmi per noi riconoscibili e rassicuranti. In questa accezione, il rituale fornisce un senso di sicurezza perché protegge dall’immensità e dalla caoticità del tempo in cui siamo immersi.
Un altro aspetto importante e particolare delle festività, è rappresentato dai rituali sociali connessi al cibo che assume, in tal senso, il significato della commensalità e del “reciproco nutrirsi, ed è proprio il vicendevole prendersi cura dei ciò che nutre l’altro a sancire con ufficialità la funzione della famiglia; quel gruppo dove, appunto, ogni convitato si dedica all’altro con reciproci scambi, mangiando e bevendo insieme, stabilendo una socializzazione che – durante le Feste Natalizie – assume i contorni del Sacro.” (Franci Ungaro, 2017).
I rituali, quindi, sembrano essere un fondamentale “contenitore” umano che si tramanda tra le generazioni, ogni volta, con contenuti diversi. E questo accade anche quando quegli stessi rituali che danno sicurezza, diventano fonte di patologia e di disagio ed è bello scoprire che, il più delle volte, sono essi stessi a rappresentare la chiave privilegiata per la guarigione.
L’equipe del Pronto Soccorso Psicologo Italia è a conoscenza delle molteplici dinamiche che si vengono a creare nel familiare, soprattutto durante i mesi dell’anno “più sensibili” alla nostalgia e all’impossibilità dello stare insieme. Il PSP Italia, in tal contesto, potrebbe rappresentare un importante ulteriore contenuto positivo da aggiungere a quelli preesistenti con l’obiettivo di “confezionarli” in forme diverse e sicuramente più tollerabili.
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