NO alla violenza sulla Donna!

A cura della Dott.ssa Pamela Cantarella, Psicologa Clinica, Responsabile Settore Comunicazione Pronto Soccorso Psicologico-Italia,

e della Dott.ssa Vera Cantavenera, Psicologa Clinica, Coordinatrice PSP-Italia, Agrigento

La libertà delle Donne è un percorso che si costruisce ogni giorno…

A tal riguardo il Pronto Soccorso Psicologico Italia, operando a garanzia del benessere psicologico delle persone, ha voluto dedicare il mese di Novembre alla Donna, alle sue molteplici sfumature e ai suoi diversificati ruoli, ma anche alle discriminazioni che subisce e alle molteplici manifestazioni di violenza che la riguardano.

L’equipe del PSP-Italia, certa che la violenza sulle donne è un tema che riguarda tutte e tutti” , e sapendo che si configura come violenza di genere, ossia esercitata specificatamente contro il “genere femminile” da parte dell’uomo, con l’obiettivo di mantenere e perpetrare una cultura patriarcale millenaria fondata su una predominanza maschile, 

ha voluto dare voce in questo mese, a tutte quelle donne che non possono più parlare perché qualcuno ha deciso che non meritavano di vivere in questo mondo, e a quelle vittime di violenze quotidiane tra le pareti domestiche o al lavoro. Perché la violenza è un fenomeno trasversale a tutte le culture, le classi sociali, i livelli di istruzione e di reddito e le fasce di età.

È un fenomeno che può essere prevenuto solo con un’azione culturale capillare e costante di informazione e di sensibilizzazione, che condanni ogni forma di sorpruso nei suoi confronti e valorizzi il suo “prezioso” ruolo sotto diversi punti di vista.

I professionisti del PSP-Italia, hanno anche la piena consapevolezza che per eliminare certi stigmi e pregiudizi che da sempre ruotano attorno alla figura della donna, bisogna conoscere ed analizzare le varie dinamiche sociali, intra- ed axtra-familiari, che si perpetuano quotidianamente, e che la relegano in posizioni marginali e/o di sudditanza.

Prendendo ad esame i casi di violenza nei confronti delle donne da parte dei propri partner, spesso ci si chiede perchè le vittime non mettano fine ai loro legami patologici.

“Uno dei fattori che paralizza la donna e che motiva buona parte dei comportamenti è la PAURA: paura di non essere credute, paura di denunciare per timore di ulteriori ripercussioni da parte dei partner,  paura per la propria incolumità ma anche e soprattutto di eventuali figli, paura di non ricevere risposte adeguate alla propria richiesta di aiuto”. 

“Un’altra componente non di minore importanza, anzi, che influisce non poco sulle modalità di gestire la violenza è la VERGOGNA. Molte donne si vergognano profondamente dei maltrattamenti subiti come se fossero la prova di avere fatto qualcosa per meritarli; questo  impedisce loro di cercare un supporto al di fuori della relazione, e impone alle vittime l’assoluta “segretezza” sulla violenza subita, anche nella speranza di evitare stigmatizzazioni”. 

“Altro elemento da non sottovalutare è il SENSO DI RESPONSABILITÀ che la donna sente addosso. La donna molto spesso, infatti, si sente responsabile di quanto di brutto accade; ciò contribuisce a farle rimanere imbrigliate tra le maglie di alcune relazioni tossiche, in quanto si è fermamente convinte che le reazioni violente del partner dipendano dai propri comportamenti: se ci si comportasse bene non succederebbe niente di cattivo. Questo forte senso di responsabilità  è legato inevitabilmente al SENSO DI COLPA che la donna (quasi sempre le donne che sin da piccole sono andate  alla ricerca perenne di affetto e approvazione, ma che tutti hanno sempre colpevolizzato attribuendo loro la responsabilità di tutto ciò che non andava bene) ha, quando si permette anche solo di pensare a qualcosa di negativo sull’uomo che, nonostante tutto, ama”.

Alcune donne, di fatto, sono cresciute credendo di dover sempre rispettare e servire gli altri e di non dover mai mettere le proprie esigenze al primo posto; queste donne cercano in ogni occasione di accontentare, obbedire e compiacere il proprio partner, impegnandosi così in un’impresa impossibile e destinata a fallire. 

“Tutto questo riduce in maniera significativa l’AUTOSTIMA: gli abusi subiti sono il segno evidente del “fallimento” del proprio amore e della propria vita e, cercando comunque di obbedire alla regola secondo la quale è compito della donna mantenere l’immagine di una famiglia felice ed unita, le donne vittime di violenza rimangono letteralmente “paralizzate” nella presa di decisioni ed incapaci di proteggersi, nel tentativo disperato di tenere in piedi una “finta armonia” ad un prezzo molto alto, che nelle situazioni più tragiche costa la vita stessa”. 

Per uscire dalla vittimizzazione le donne abusate devono mutare, necessariamente e il più presto possibile, taluni atteggiamenti: dal “mantenere il silenzio per proteggere lui”, al cominciare a parlare per proteggersi;  dal “pensare ai momenti di grande amore” (che comunque sono presenti, alternativamente agli episodi di violenza), al capire che l’amore non basta come compensazione; dall’ “essere sole e senza appoggi”, al ricollegarsi con parenti, amici e figure specializzate che possono aiutare a tirarci fuori; ..dall’ “avere paura, essere insicure e dipendenti”, all’essere forti, coraggiose ed autonome. 

È questo il processo di “Empowerment” a cui mirano nei percorsi terapeutici i professionisti del Pronto Soccorso Psicologico-Italia per fortificare le donne vittime di violenza, renderle consapevoli di modificare o lasciare le relazioni abusive e poter elaborare le dinamiche di relazioni malate per un evitamento di future situazioni simili. 

Solo così […] “la donna si trasformerà da una persona debole e senza carattere ad una persona che ha avuto il coraggio di chiedere aiuto, di far venire allo scoperto la violenza, di riscrivere la propria storia, di superare la violenza e di uscire fuori dalla difficile situazione di vittima” (R. Galante).

Il Pronto Soccorso Psicologico-Italia dice NO alla violenza sulla Donna!