a cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Psicologa Clinica, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico Italia
La pandemia COVID-19 e le misure restrittive per il contenimento dell’infezione (lockdown, chiusura delle scuole, distanziamento sociale – rinominato successivamente dalla WHO come “distanziamento fisico”) hanno rivoluzionato la vita dei bambini e adolescenti, e ancora per qualche tempo continuerà a essere necessaria una distorsione/modifica di abitudini, ritmi, assetti di vita. L’assenza di attività scolastiche, ricreative, ludiche e sportive ha costretto alla permanenza forzata in casa di migliaia di ragazzi e ragazze, con ripercussioni ancora difficilmente quantificabili.
Già negli anni ’60 – ’70 lo psicologo E. Erikson evidenziava che la costruzione dell’identità in età infantile è influenzata da fattori psicosociali quali abitudini familiari, comportamenti ripetitivi, che sanciscono l’appartenenza e la condivisione e aiutano ad attraversare in maniera “sana” le fasi evolutive e i problemi connessi. La pandemia ha fatto “saltare” regole prestabilite e schemi consueti. Quarantena e distanziamento sociale, come le misure di protezione dalla pandemia di covid 19 , hanno rappresentato potenziali fonti di stress per i bambini, proprio a causa del perdurare di cambiamenti repentini e prolungati nei ritmi quotidiani di vita familiare e scolastica ,e del “respirare” un clima di ansia-paura e incertezza per il futuro.
Lo stravolgimento delle abitudini di vita, il distanziamento sociale, il senso di incertezza e precarietà, l’iper-responsabilità individuale o, al contrario, vissuti di de-responsabilizzazione sono alcuni degli elementi che possono ostacolare la possibilità di sperimentare ed esplorare tipica di questa fase evolutiva.
La didattica a distanza , può ostacolare la possibilità di ricevere limiti e guida adeguati a causa dell’assenza “fisica” dell’insegnante, ovvero dell’adulto autorevole di riferimento che ha il compito di monitorare, regolare e orientare “in presenza”. Inoltre, la didattica a distanza può essere associata a vissuti di solitudine e inadeguatezza relativi allo studio, con preoccupazioni relative al non riuscire a stare “al passo” dei compagni come prima, al non essere abbastanza preparati, alla sensazione di non riuscire a adattarsi bene come gli altri fanno. Certe sensazioni possono condurre a sperimentare difficoltà di attenzione e concentrazione, desiderio di abbandono, calo dell’impegno e del rendimento scolastico. Oppure, al contrario, ad attuare comportamenti di iper-controllo come “l’iper-studio”, soltanto apparentemente meno dannosi.
Inoltre, fuori da scuola, le limitazioni nella possibilità di svolgere attività sportive o di incontrare gli amici limitano i processi di socializzazione e privano di stimoli preziosi il cervello dell’adolescente che, tipicamente, tende ad annoiarsi più facilmente rispetto a quanto accada in altre fasi evolutive. Oltre a implicare che i ragazzi sperimentino meno stanchezza, con possibili ripercussioni, ad esempio, sul ritmo sonno-veglia. Questi elementi sono fonte di difficoltà per la maggior parte degli adolescenti. Tuttavia, per alcuni, in particolare se vulnerabili o già fragili, possono dar luogo a conseguenze estremamente problematiche e perduranti nel tempo.
Analogamente, se essere genitore di un adolescente tipicamente non è un ruolo semplice da assolvere, in questa fase probabilmente è ancor più complesso. Sono molti i genitori che si interrogano su quali siano le migliori modalità da utilizzare e su come potersi muovere per rispondere, nella maniera più funzionale possibile, ai bisogni emergenti nelle relazioni coi propri figli. Sicuramente, di primaria importanza è il fatto di poter comprendere e sostenere emotivamente i propri figli e proteggerli. In tal senso diventa prezioso accogliere le loro paure e i loro timori. Anche se, talvolta, questi possono apparire eccessivi o ridondanti. È cruciale normalizzare le emozioni che provano e spiegare loro che possono provare emozioni anche molto diverse e contrastanti e che questo è del tutto naturale.
Diventa importante in questo periodo storico, pianificare e migliorare l’accesso degli adolescenti ai servizi di supporto per la salute mentale, orientati a fornire misure per lo sviluppo di “sani” meccanismi dicoping durante e dopo l’attuale crisi. È necessario creare una rete collaborativa, diretta e digitale, dei varistakeholder (genitori, psichiatri, psicologi, pediatri, volontari della comunità e ONG). In tempi di grande stress e incertezza, un ambiente familiare sicuro è un forte fattore protettivo. Esistono prove che le pratiche genitoriali e le misure dicoping influenzino la salute mentale dei bambini e adolescenti dopo un disastro. I genitori sono il miglior “modello di comportamento” per i bambini e gli adolescenti e la casa è praticamente il posto migliore per apprendere le “abilità di vita”. Quindi, questo è il momento migliore per i genitori per “modellare” le abilità di vita più importanti, ad esempio la gestione dello stress e delle emozioni, e la soluzione dei problemi con i propri figli. Inoltre, per inculcare un senso di controllo negli adolescenti, quando possibile, i genitori possono includere gli adolescenti nel processo decisionale. Questa è un’opportunità per i bambini più grandi di apprendere responsabilità, coinvolgimento e collaborazione: assumendosi quotidianamente alcune responsabilità a casa, ad esempio imparare a cucinare, gestire le questioni finanziarie, imparare il primo soccorso, organizzare la loro stanza, contribuire alla gestione delle faccende domestiche come fare il bucato e pulire. È quindi necessario, ora più che mai, diffondere l’educazione digitale tra insegnanti, genitori e minori per far comprendere il corretto utilizzo degli strumenti online per la protezione delle fasce più a rischio, per vivere la rete in maniera consapevole e sfruttarne tutte le potenzialità.
La pandemia ha messo in luce gli aspetti più problematici dei minori in età scolastica, e il suo impatto ha determinato un cambiamento radicale nei comportamenti dei più giovani e ha esacerbato disuguaglianze e contraddizioni già presenti all’interno della nostra società. Non bisogna lasciare solo chi più di tutti sta pagando sulla propria pelle il prezzo di questa pandemia. È necessaria la creazione di una rete socio sanitaria che abbia il compito di dare supporto alle famiglie ad intercettare le fragilità dei più piccoli, che includa la scuola, le organizzazioni e le istituzioni, per un deciso cambio di approccio nella gestione di queste problematiche, che meritano sicuramente più attenzione da parte di tutte le realtà coinvolte.
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