a cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Psicologa Clinica, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico Italia
“Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.” A. Merini
Il vaginismo è una disfunzione sessuale caratterizzata dalla contrazione involontaria della muscolatura perivaginale che funziona come meccanismo di difesa dalla paura legata ad una previsione della penetrazione come evento doloroso, sgradevole e impossibile.
Il vaginismo è suddivisibile in quattro sottotipi: primario, se presente fin dall’inizio dell’attività sessuale; acquisito, se sopraggiunto dopo un periodo (breve o prolungato) di normale attività sessuale; generalizzato, se si presenta in ogni situazione sessuale; situazionale, se si presenta solo in alcune situazioni sessuali o con uno specifico partner.
Il vaginismo è una condizione piuttosto articolata, poiché le cause che lo provocano sono spesse volte nascoste e difficili da scoprire. L’approccio multimodale al vaginismo si configura indispensabile per il trattamento della malattia, allo scopo di eliminare non solo la fobia della donna ed i fattori psicosomatici annessi, ma anche di risolvere lo spasmo muscolare che s’instaura al momento della penetrazione. I fattori scatenanti, come intuibile, hanno natura psicologica e fisica. Tra i fattori psicologici che incidono sul vaginismo possiamo evidenziare : l’atto sessuale è molto spesso associato ad un fattore negativo, “qualcosa di sporco” che dev’essere evitato,questo pensiero affligge la maggior parte delle donne affette da vaginismo, in particolare le giovani donne che non conoscono ancora la maturità sessuale; molte donne che hanno subìto abusi/violenze sessuali interpretano il sesso come pericolo e dolore, sensazioni che riflettono perfettamente il vaginismo, questa condizione è comprensibile in seguito ad una molestia, ma le sedute psicologiche possono risolvere il problema, in tempi relativamente brevi; persino l’attaccamento eccessivo ai genitori potrebbe incidere sul vaginismo, di conseguenza sul rifiuto del sesso per paura di essere giudicate; la paura (o, per meglio dire, il terrore) di restare incinta e che “qualcosa vada storto” potrebbe indurre la donna al rifiuto progressivo del sesso. Il vaginismo potrebbe essere legato ad altre fobie di natura neurobiologica (agorafobia, claustrofobia ecc.), stress ed ansia: si tratta di un’iperattività dell’emozione di comando fondamentale dell’ansia/paura, che si riflette con la paura della penetrazione
Spesso la donna che soffre di vaginismo può sviluppare vissuti di rabbia nei confronti del partner, o al contrario vissuti d’inadeguatezza e di autosvalutazione che potranno incidere ulteriormente anche sulla qualità del desiderio sessuale sperimentato. Accanto a ciò, può sperimentare tristezza e paura di abbandono, nonché forte preoccupazione per il timore di non poter concepire un figlio.
Il trattamento del vaginismo è molto delicato e complesso e va affrontato molto spesso su un duplice versante di lavoro. Da una parte si cerca di aiutare la donna a prendere confidenza e possesso delle proprie reazioni fisiche, dando loro il giusto significato e utilizzandole per apprendere un modo corretto di approcciare comportamentalmente il problema. Dall’altra, si lavora per conoscere la funzione del disturbo nell’organizzazione generale dei significati, degli equilibri e della personalità della paziente, conoscendo insieme a lei gli intimi sentimenti ed atteggiamenti connessi al problema, che possono rivelarsi come: la paura di perdere il controllo sulla situazione e sul proprio corpo; la paura di non saper attendere al proprio dovere di mogli, la paura di non essere una donna sessualmente normale, la paura di non poter sopportare un tale livello di intimità e di intrusività del partner. Molto spesso i sintomi somatici non sono accompagnati da alcuna connotazione emotiva dell’esperienza. Quindi la donna non avverte alcuna emozione spiacevole prima del disturbo, ma semplicemente assiste ad una reazione fisica che vive come completamente distante dalla propria volontà e dalle proprie emozioni, avendo l’impressione che essa venga generata da meccanismi dai quali si sente completamente estranea e distante. Il sostegno delle persone vicine e specialmente del partner possono rappresentare un importante aiuto per una donna con vaginismo ed è quindi consigliabile adottare un atteggiamento comprensivo e non-colpevolizzante se ci si vuole veramente impegnare per cambiare la situazione. Alcuni esercizi che possono fare i partner per sostenere la propria donna è dire : “non preoccuparti di questo problema, vedrai che insieme lo risolveremo!”; “non è colpa tua, non sei da sola”; “so che può imbarazzarti parlarne, ma se vuoi farlo a me fa piacere”. Oltre a questi interventi “in piccolo”, ma comunque utili, è importante aiutare la propria partner a rendersi conto di avere un problema, che può essere affrontato e risolto con l’aiuto di uno psicologo.
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