a cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Psicologa Clinica, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico Italia
I conflitti tra figli e genitori sono molto comuni nell’adolescenza e le cause sono da ricondurre al risveglio di nuovi bisogni fisiologici e psicologici quali il desiderio di autonomia, l’eccitazione motoria ed un particolare interesse per l’immagine del proprio corpo.
L’ aggressività contro i genitori è stata attribuita anche a fattori di natura sistemica come le modalità comunicative disfunzionali in famiglia, l’aver assistito a episodi di violenza tra genitori, l’inadeguata canalizzazione di emozioni negative come la rabbia.
Alcuni studi hanno tuttavia dimostrato che i comportamenti violenti degli adolescenti contro i propri genitori sono più diffusi tra i soggetti affetti da disturbi della condotta e da disturbi di personalità piuttosto che negli individui con sviluppo nella norma.
E’ stato dimostrato che in seguito a profonde influenze genitoriali negative, i bambini e gli adolescenti possono sviluppare dei disturbi nella sfera emotiva, come una scarsa regolazione delle emozioni, impulsività, scarica motoria della rabbia e della frustrazione (acting-out).
Problemi nella sfera affettiva possono portare ad una bassa tolleranza allo stress con conseguenti reazioni disfunzionali in caso di litigi e conflitti.
Comprendere le ragioni che spingono gli adolescenti a diventare adolescenti violenti e a commettere azioni criminali è rilevante ai fini della pianificazione di strategie di prevenzione e trattamento. La prevenzione è un beneficio sia per il soggetto autore di violenze sia per la società .
Tra i fattori di rischio più comuni che influenzano lo sviluppo di comportamenti violenti nell’adolescenza e che rendono gli adolescenti violenti nei confronti dei genitori e non solo, ritroviamo:il Disturbo della Condotta la cui caratteristica principale è la sistematica e persistente violazione dei diritti dell’altro e delle norme sociali, con conseguenze molto gravi sul piano del funzionamento scolastico e sociale.
La fenomenologia del disturbo si caratterizza principalmente per la presenza di aggressività a diversi livelli. I bambini e gli adolescenti con disturbo della condotta possono mostrare un comportamento prepotente, minaccioso o intimidatorio, innescare intenzionalmente colluttazioni, rubare affrontando la vittima, costringere l’altro a fare cose che non vuole, fino all’abuso sessuale.
L’esatta causa del disturbo della condotta non è nota, ma si ritiene che svolga un ruolo importante una combinazione di fattori biologici, genetici, ambientali, psicologici e sociali.
Sul piano ambientale, la disorganizzazione dell’attaccamento, gli stili di Parenting caratterizzati dal ricorso a controllo psicologico, il neglect e l’abuso, le esperienze traumatiche, una storia familiare di abuso di sostanze, il ricorso ad una disciplina incoerente da parte dei genitori, sono tutti fattori che possono contribuire allo sviluppo del disturbo della condotta. In particolare, caratteristica centrale sarebbe la mancanza di senso di colpa e l’assenza di rimorso, fenomeni fondati sulla considerazione del fatto che le regole vengano imposte da autorità riconosciute come ostili ed umilianti.
Come spiegato in precedenza, lo sviluppo del comportamento violento affonda le radici nelle dinamiche familiari disfunzionali e in fattori come disturbi di personalità, storie di abusi, impulsività, difficoltà nel regolare le emozioni, nella vulnerabilità biologica e in sistemi di attaccamento inadeguati.
L’intervento precoce può essere la chiave: inizialmente i figli possono evitare di parlare degli abusi dei genitori perché non li vogliono tradire, per proteggere il senso di lealtà che tiene unita la famiglia . Tuttavia, incoraggiare i ragazzi ,ma anche i genitori a chiedere aiuto ai professionisti della salute mentale può rinforzare le azioni preventive e impedire l’esacerbazione della conflittualità intrafamiliare.
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